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Giachetti ha ragione: sul Mattarellum la minoranza Pd ha cambiato idea

20 de dezembro de 2016 - Por Comunità Italiana
Giachetti ha ragione: sul Mattarellum la minoranza Pd ha cambiato idea

121635256-842cfced-3ef6-4685-b7c0-449c25898a15Nel suo intervento all’assemblea del Partito Democratico del 18 dicembre, Roberto Giachetti ha attaccato l’attuale minoranza del partito e in particolare il suo candidato alla segreteria, Roberto Speranza.

L’accusa, subito diventata famosa per l’espressione colorita utilizzata («avete la faccia come il c…»), è di incoerenza sulla legge elettorale. Se infatti il Mattarellum è diventato ora la proposta che la minoranza Pd rivendica come propria, non è stato sempre così. Giachetti in particolare ha dichiarato: «Quando proponemmo il Mattarellum si riunì un gruppo parlamentare e si fece votare contro al Mattarellum dicendo che ci volevano le preferenze».

L’affermazione è quasi corretta e si riferisce a un episodio di tre anni fa.

Il 29 maggio 2013, la Camera bocciò la cosiddetta “mozione Giachetti” che chiedeva il superamento del Porcellum – obiettivo a cui il deputato aveva dedicato anche un lungo sciopero della fame – e un ritorno al Mattarellum. Tale mozione, presentata il giorno prima, era stata firmata da un centinaio di parlamentari di diversi schieramenti, tra cui i renziani Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marianna Madia, altri deputati Pd tra cui Giuseppe Civati, Ermete Realacci, Ivan Scalfarotto e un’altra cinquantina di deputati Pd, Sel e Scelta Civica, più Antonio Martino, del Pdl.

L’idea, nata in Parlamento, incontrò però l’opposizione del governo. L’esecutivo guidato da Letta non diede il suo appoggio e anzi invitò a ritirare la mozione nella convinzione che avrebbe potuto far deragliare il patto con Berlusconi. Prima andavano affrontate le riforme istituzionali, si disse allora (quelle da poco bocciate col referendum del 4 dicembre).

Gli equilibri nel Partito Democratico erano diversi da oggi. Il Pd era allora guidato dai bersaniani, oggi in minoranza, insieme ad altre correnti, e si assestò sulla stessa linea del governo. Si adoperò moltissimo per far ritirare le firme ai propri deputati che avevano sottoscritto la mozione Giachetti, accusata di strizzare l’occhio al Movimento 5 Stelle e di mettere così in pericolo le sorti del governo.

Il Popolo della Libertà infatti, contrario al Mattarellum e all’epoca membro del governo “di unità nazionale” insieme al Pd guidato da Epifani (sostituto del dimissionario Bersani), aveva lasciato trapelare le proprie preoccupazioni e le possibili conseguenze di una rottura del patto di legislatura.

La votazione si concluse con 415 contrari e 139 favorevoli. L’unico deputato del Partito Democratico a votare a favore della mozione fu proprio Giachetti. Gli altri voti vennero dal Movimento 5 Stelle (103), da Sinistra Italiana (32), da due dissidenti di Scelta Civica e da un dissidente del Pdl (Antonio Martino).

Roberto Speranza era allora capogruppo del PD alla Camera. In seguito alla bocciatura aveva espresso soddisfazione per «il voto unitario del Pd, un gruppo che discute, ragiona e poi sa rispettare le scelte».

Quanto alla predilezione per il sistema delle preferenze, Giachetti ha ragione quando l’attribuisce all’attuale minoranza del PD, ma semplifica troppo quando individua in essa la causa specifica della bocciatura della sua proposta. All’epoca infatti la discussione sul sistema elettorale era ancora agli inizi e più che sui contenuti della mozione, cioè il ritorno al Mattarellum, si registrò la contrarietà della allora maggioranza bersaniana/lettiana sulla sua opportunità politica.

Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari Costituzionali, dichiarò infatti il 29 maggio 2013 – giorno della bocciatura in Aula –: «la mozione Giachetti trovo che sia stata presentata in maniera intempestiva. Non possiamo non trovare una soluzione che ci trovi tutti d’accordo e non possiamo mettere a repentaglio il percorso delle riforme con atti di prepotenza».

La questione delle preferenze sollevata dalla minoranza PD – insieme a M5S, Ncd e altri – emerse con decisione solo successivamente, in particolare dopo l’insediamento di Matteo Renzi a Palazzo Chigi e quando si cominciò a discutere sull’Italicum (la legge elettorale attualmente in vigore per la sola Camera, su cui si attende una pronuncia della Consulta il prossimo gennaio).

Nel dibattito sull’Italicum, l’attuale minoranza del Pd, di cui Speranza è esponente di spicco, ha chiesto prima che venissero introdotte le preferenze, poi che se ne aumentasse il peso percentuale riducendo quello dei capi-lista bloccati. Nella sua versione finale, l’Italicum prevede un massimo di 100 capilista bloccati, sui 340 deputati che spettano alla forza politica che si aggiudica il premio di maggioranza.

Il senatore bersaniano Miguel Gotor ha chiesto che tale numero venisse ridotto, perché col sistema attuale tutti i partiti che non ottengono il premio di maggioranza sono pressoché certi di eleggere i capilista bloccati, senza che le preferenze espresse dagli elettori abbiano alcun peso. A gennaio 2015 Gotor dichiarò: «La permanenza nella legge elettorale dei capilista bloccati impedirebbe di votare la riforma». E infatti il 27 gennaio 2015 Gotor e altri esponenti della minoranza non presero parte alla votazione.

Spesso le preferenze sono state messe in contrapposizione dalla minoranza Pd con le liste bloccate previste dal Porcellum e, in buona parte, dall’Italicum. Non sono state invece contrapposte preferenze e collegi uninominali (previsti dal Mattarellum), per cui anzi sono stati espressi spesso apprezzamenti dall’area ex-Ds del Pd.

Nel 2013, subito dopo la bocciatura della mozione Giachetti, Massimo D’Alema dichiarò a Sky Tg24: «La vera salvaguardia è il ritorno alla legge maggioritaria fondata sui collegi che funzionava». Ancor più esplicito Bersani, in un’intervista apparsa il primo aprile 2015 su Repubblica: «Le preferenze sono un falso problema. Fanno schifo anche a me, io sono per i collegi. Ma tra nominati e preferenze, scelgo le seconde».

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.