E’ quindi lui, con il suo caratteristico accento del sud, che da due anni e mezzo espone il punto di vista del secondo più importante partito politico europeo, subito dopo il leader parlamentare del Ppe, Manfred Weber, all’inizio di ogni dibattito. Solo una settimana fa, a Strasburgo, il giorno prima della decisione di Martin Schulz di lasciare il suo incarico per dedicarsi alla politica tedesca, aveva detto in un’intervista all’Agi che l’attuale presidente “ha aumentato l’autorevolezza del Parlamento garantendone la stabilita’” sottolineando che “avere tutti e tre i presidenti delle principali istituzioni comunitarie della stessa famiglia popolare, creerebbe uno squilibrio politico inaccettabile”. E questo è il motivo per cui, una settimana dopo a Bruxelles, Pittella è stato acclamato all’unanimità dal suo gruppo come candidato alla successione di Schulz. La sua, ha sottolineato, è una candidatura “contro l’austerita’, contro questa Europa umiliata dagli egoismi nazionali”. In questo momento, ha aggiunto, “serve una svolta progressista: dobbiamo cambiare questa Unione europea per salvare l’Europa. Non accetteremo mai un monopolio delle presidenze delle istituzioni europee per il gruppo della famiglia popolare. Una delle tre presidenze, per una ragione semplice e naturale di equilibrio politico, deve andare alla famiglia socialista”.
L’avvicendamento era previsto fin dall’inizio della legislatura, come vuole la consuetudine, a metà mandato: e la decisione era prevista per la sessione plenaria che comincia a Strasburgo il 16 gennaio. Se in quella occasione a Schulz dovesse succedere un presidente del Parlamento della famiglia Ppe, il centro destra guiderebbe tutte e tre le istituzioni: la Commissione con Jean-Claude Juncker e il Consiglio europeo con Donald Tusk. “Come socialisti e democratici, sosteniamo il principio che l’equilibrio politico deve essere assicurato e rispettato”. Pittella, che nel 2013 fu uno dei contendenti di Matteo Renzi nelle primarie per la segreteria del Partito democratico, è un grande sostenitore del “sì” al referendum costituzionale di questa domenica: la vittoria del “no”, ha detto all’Agi, sarebbe “il migliore alleato di Schaeuble e dei falchi dell’austerita'” nella “battaglia decisiva per l’Europa” che si sta giocando, ormai da due anni e mezzo, nell’Unione europea.” Secondo Pittella, “non è la campagna elettorale di Matteo Renzi, ma l’austerità ad essere antieuropea. Renzi vuole cambiare l’Unione europea per salvare l’Europa, e il gruppo S&D è compatto su questa posizione: faremo fronte comune in questa che è la madre di tutte le battaglie”. Pittella sostiene Renzi anche in un’altra battaglia europea: minacciando il veto sul bilancio pluriennale “l’Italia ha giustamente posto la questione dell’inadeguatezza dei fondi per garantire quanto promesso ai cittadini sui giovani, i migranti, le infrastrutture”. Il Ppe deciderà il suo candidato la prossima settimana.(AGI)