{mosimage}Il ministro Maroni: «Questioni urgenti ma delicate, ne parlerò in Consiglio dei ministri». Probabile decreto
MANIFESTAZIONI E INTERNET – Lo ha annunciato il ministro Maroni durante l'informativa alla Camera sull'aggressione contro Berlusconi. «Stiamo valutando misure più adeguate» ha detto al termine della discussione, commentando la proposta avanzata dal collega della Difesa La Russa di inasprire le misure anti-contestazione ed estenderle ai periodi che non riguardano la campagna elettorale. A questo, ribadisce Maroni, si dovrebbero aggiungere le norme riguardanti Internet: «Sono misure che stiamo valutando, per garantire ai cittadini e a chi ha compiti istituzionali di poter svolgere tranquillamente la propria azione». Si tratta, spiega, di «una vera e propria istigazione a delinquere attraverso internet».
«INCITANO ALLA VIOLENZA» – «È ripresa la proliferazione sui social network, come Facebook, di gruppi che inneggiano all'aggressione del premier – dice Maroni -. E, come già accaduto in passato, incitano alla violenza nei confronti di Berlusconi. Stiamo valutando ogni possibile iniziativa legislativa per procedere all'oscuramento di quei siti che diffondono messaggi di vera e propria istigazione a delinquere, con effetti che tutti, purtroppo, abbiamo visto». Un lavoro non facile, ammette il titolare del Viminale, perché va ad incidere sulla libertà personale dei cittadini e sul diritto alla privacy: «Finora i tentativi in sede parlamentare di introdurre nel nostro ordinamento norme efficaci in tal senso, hanno dovuto segnare il passo rispetto alle difficoltà di individuare interventi mirati a oscurare solo i gruppi che pubblicano messaggi violenti, senza coinvolgere la generalità degli utenti del social network che usano la Rete per fini assolutamente leciti». Ecco quindi la necessità di individuare, assieme alla polizia postale e ai responsabili del social network, «soluzioni idonee e compatibili con tali esigenze».
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE – Maroni sottolinea però che si tratta di «misure urgenti» e dunque è ipotizzabile che il governo intenda presentare un decreto. Sono anche misure che riguardano un terreno scivoloso: «Non ho intenzione di dire quali: lo dirò prima al Consiglio dei ministri, essendo misure delicate, che riguardano terreni delicati come la libertà di espressione sul web e quella di manifestazione, ancorché in luoghi pubblici». Secondo il ministro è necessario «trovare un equilibrio tra la libertà di manifestazione del proprio pensiero in campagna elettorale e quella di manifestare la propria critica».
CASINI: NO A CENSURA – Durante la discussione alla Camera Pier Ferdinando Casini si è opposto all'ipotesi di oscurare i siti internet "violenti": «Sarebbe sbagliatissimo e ancora più sbagliata sarebbe la censura sui giornali. Dobbiamo tenere alta la guardia: internet è un terreno pericolosissimo, ma io richiamo tutti alla prudenza». Casini dice no a dispositivi di legge che limitino la libertà di manifestazione del pensiero: «Dobbiamo andare fino in fondo, ma guardiamo agli Stati Uniti dove Obama riceve intimidazioni inaccettabili su internet, ma a nessuno è venuto in mente di censurare la Rete. Guai a rispondere con provvedimenti illiberali a sfide che richiedono la tolleranza zero».
INTERROGAZIONE – Marco Beltrandi, deputato radicale del gruppo del Pd, ha depositato un'interrogazione parlamentare rivolta ai ministri Alfano e Maroni per fare chiarezza sulla possibile introduzione della norma di apologia di reato su internet. «Ci sfugge il merito e l'urgenza del provvedimento – dichiarano Beltrandi e Luca Nicotra -. Ricordiamo che Internet non è un far west e le leggi di apologia di reato valgono già sulla Rete, tanto che la Procura di Roma ha annunciato di aver aperto un fascicolo relativo ai gruppi apparsi su Facebook dopo l'aggressione nei confronti del premier. Auspichiamo che il governo non ceda a tentazioni da Stato di polizia». Il Parlamento, concludono, «ha già deliberato pochi mesi fa su una proposte simile, contenuta in un emendamento del senatore D'Alia, esprimendosi in modo nettamente contrario, con un voto condiviso da gran parte della maggioranza».
Fonte: www.corriere.it