Presieduto dal senatore Claudio Micheloni (Pd), il Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero ha ascoltato ieri il sottosegretario agli affari esteri, Vincenzo Amendola, chiamato a riferire sulle conseguenze della Brexit per la collettività italiana residente nel Regno Unito.
Amendola ha esordito informando il Comitato che “all’indomani dei risultati del referendum sulla Brexit, il Ministero degli esteri ha avviato una ricognizione sulla presenza degli italiani nel Regno Unito per garantire ai nostri cittadini tutta la dovuta assistenza. Il Governo italiano, in sintonia con l’Unione europea, si ispira all’unità di azione dei 27 Stati membri, al principio dell’unicità del mercato unico, alla garanzia dei diritti acquisiti per i cittadini europei residenti in Gran Bretagna e all’osservanza degli impegni finanziari assunti in sede europea. Ricorda quindi che lo status dei cittadini italiani residenti nel Regno Unito è una priorità assoluta rispetto alla quale non ci saranno accordi al ribasso”.
In tal senso, ha aggiunto il sottosegretario, “il Governo italiano ha ricevuto più di una rassicurazione dalle competenti autorità istituzionali inglesi. Il negoziato sarà affrontato con un atteggiamento costruttivo, escludendo ogni ipotesi di rivalsa e basato sulla considerazione degli importanti rapporti tra l’Italia e il Regno Unito”.
In questo quadro, l’Italia ha tre priorità: “evitare un vuoto giuridico nel momento in cui i trattati cesseranno di poter essere applicati nel Regno Unito, affrontare efficacemente le incertezze cui potrebbero andare incontro le imprese dell’Unione europea che operano con il Regno Unito, determinare il contributo finanziario che il Regno Unito sarà chiamato a versare in base agli impegni sottoscritti durante il suo periodo di appartenenza all’Unione europea”.
Quanto alla tutela dei cittadini dell’Unione europea, Amendola ha spiegato che “va tenuto presente il contesto della reciprocità dei diritti e delle garanzie per i cittadini britannici residenti in Europa. Rispetto ai 3.200.000 cittadini europei residenti nel Regno Unito i cittadini britannici nei paesi dell’Unione europea sono 1 milione di cui 300.000 solamente in Spagna. Tra i 600.000 italiani attualmente stimati residenti nel Regno Unito, solo circa 290.000 sono iscritti all’AIRE”. “L’incertezza determinatasi nella nostra collettività a partire dal giugno scorso – ha rilevato Amendola – ha determinato una impennata di iscrizioni all’AIRE e di richieste di servizi consolari”. Per questo la Farnesina “ha previsto la possibilità per il consolato a Londra di svolgere prestazioni di lavoro interinale e di assumere una unità a contratto temporaneo per gestire tutte queste maggiori richieste”.
Il sottosegretario ha quindi citato il progetto “Primo Approdo”, avviato dal Consolato generale proprio per informare gli italiani – progetto che il 24 maggio prossimo debutterà nella versione post-Brexit – , e aggiunto che “subito dopo il referendum sulla Brexit la rappresentanza diplomatica d’Italia a Londra ha intensificato i contatti con i principali esponenti della collettività italiana, nonché con le associazioni più significative e altri interlocutori ed ha realizzato un’apposita pagina web sulla Brexit nonché un vademecum informativo per i cittadini italiani ivi residenti”. Inoltre, ha annunciato Amendola, la Farnesina “per dare una risposta all’aumento delle richieste dei servizi consolari provenienti dai cittadini residenti nel nord del Regno Unito – solo a Manchester sono stimati 50.000 italiani – sta valutando di aprire nuovamente una sede consolare nella città di Manchester”.
Concludendo, il sottosegretario ha ribadito “l’impegno dell’Italia ad assicurare ai cittadini dell’Unione europea e a quelli italiani residenti nel Regno Unito la tutela dei diritti acquisiti anche successivamente al completamento del processo denominato Brexit”.
Nel dibattito, il senatore Aldo Di Biagio (AP) ha rilevato che “sulla tutela dei cittadini italiani residenti nel Regno Unito al di là dei buoni propositi del Governo britannico, condivisi in sede di bilaterale con il presidente Gentiloni, manca un chiaro piano di salvaguardia dei diritti acquisiti dai cittadini dell’Unione europea”. Il senatore eletto in Europa ha quindi lamentato “la mancanza di direttive ed informazioni chiare da parte degli uffici amministrativi locali in materia e un eccesso di burocrazia da parte dell’Home office britannico nel rilascio di certificazione e documentazione”. Di Biagio ha poi chiesto ad Amendola “quali siano gli orientamenti del Ministero per la tutela dei diritti acquisiti e se si intenda intervenire anche in sede di negoziato, affinché si impegni in tal senso il Regno Unito” e “se si prevede di offrire, attraverso il coinvolgimento attivo delle rappresentanze diplomatiche, informazioni e supporto ai cittadini italiani residenti. Credo sia auspicabile che il tema della tutela dei diritti acquisiti dei connazionali e di altri cittadini non britannici residenti, così come quello della salvaguardia dei diritti dei cittadini britannici residenti in Unione europea, vada affrontato prioritariamente rispetto al negoziato di recesso al fine di evitare strumentalizzazioni o compromessi rispetto ad altri temi rilevanti del negoziato”.
Il senatore Petrocelli (M5S) ha invece raccomandato al Governo “che la tutela dello status dei cittadini italiani sia condivisa con gli altri Paesi membri dell’Unione europea e che siano evitate prove muscolari o fughe in avanti che potrebbero soltanto danneggiare gli interessi degli stessi cittadini”.
Il presidente Micheloni ha chiesto ad Amendola “se l’Home office inglese abbia quantificato il numero dei cittadini italiani residenti italiani nel Regno Unito e se i diritti acquisiti valgono solamente per gli iscritti all’AIRE. Pur apprezzando la decisione da parte del Ministero degli esteri di riaprire il consolato di Manchester, mi chiedo se si possono prevedere nuove e diverse modalità di erogazione dei servizi per i cittadini italiani residenti nel Regno Unito rispetto a quelle tradizionalmente offerte dai consolati”. Prendendo spunto da una iniziativa dello stesso Comitato per le questioni degli italiani all’estero nella scorsa legislatura “Europei in movimento”, Micheloni ha infine proposto di “ascoltare i rappresentanti delle maggiori associazioni rappresentative dei cittadini europei residenti nel Regno Unito”.
Nella replica, Amendola ha di nuovo sottolineato l’atteggiamento “costruttivo del Ministro degli esteri britannico nell’affrontare le questioni più rilevanti poste dalla Brexit. In questo quadro non verrà fatta alcuna forzatura e non vi saranno scatti muscolari”, ha assicurato. “Sono escluse scelte fatte da Paesi dell’Unione europea singolarmente, ma – al contrario – avrà luogo un percorso corale che, infine, sarà necessariamente condiviso da tutti i 27 Stati membri”.
Dopo aver precisato che “non sono previste nuove procedure per l’ingresso dei cittadini italiani nel Regno Unito”, Amendola ha spiegato che “una delle priorità del Ministero degli esteri è di effettuare una puntuale ricognizione dei dati AIRE, un’attività che purtroppo deve scontare le ristrettezze di organico della Farnesina. Concordo con il presidente Micheloni sulla eventualità che possano essere previste nuove forme di servizi diversi per i cittadini italiani residenti nel Regno Unito, anche al di fuori di quelli forniti dai consolati” anche perché ciò “consentirebbe di far fronte alle limitazioni dovute alle carenze di personale”.
Scelte, gli ha risposto Di Biagio, che dovrebbero auspicabilmente essere attuate “a prescindere da esigenze di contenimento della spesa”. (aise)