La cerimonia all’Università per Stranieri di Perugia a marzo scorso: incetta di premi per Lazio e Umbria. Ma è un successo per tutte le aziende che hanno investito sull’alta qualità
Umbria e Lazio trionfano all’Ercole Olivario 2016, edizione numero 24. Un duro lavoro di selezione ha tenuto impegnati per cinque giorni i degustatori professionisti del panel che ha valutato e selezionato i 100 oli finalisti provenienti da tutta Italia, tra ben 249 etichette in gara. Il 19 marzo scorso la consegna degli ‘Oscar dell’olio italiano’ nell’aula magna dell’Università per Stranieri di Perugia, tra gli applausi di una gremita platea di produttori, giornalisti italiani e stranieri, e appassionati dell’oro verde del Belpaese.
Un premio che, come annunciato dal presidente della Camera di Commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni, “da ben 24 anni contribuisce a rendere migliore la qualità dell’olio, indirizza i produttori verso percorsi sempre più virtuosi, aiuta le imprese ad entrare nel mercato che conta, riconosce la figura dell’assaggiatore in grado di promuovere l’eccellenza dell’olio extra vergine d’oliva 100% italiano sia in patria che all’estero, valorizza il territorio e il paesaggio e, non da ultimo, mette in atto importanti forme di comunicazione, imprescindibili per il successo di un’azienda”.
Questi i primi classificati nelle categorie Dop. Per la “Dop Fruttato leggero” olio extravergine Dop Terre di Siena dell’Azienda Agricola Buoni o del Buono Maria Pia di Cetona, Siena; per la “Dop Fruttato medio” olio extravergine Dop Colline Pontine dell’Azienda Agricola Biologica Orsini di Priverno, Latina; nella categoria “Dop Fruttato intenso” il primo posto all’olio extravergine Dop Terra di BariCastel del Monte del Frantoio Galantino di Bisceglie. Nelle categorie senza denominazione, invece, le medaglie d’oro sono andate Azienda Cassini Paolo di Imperia (fruttato leggero), Viola di Sant’Eraclio di Foligno (fruttato medio) e Azienda agricola Callicarpo di Oliena, Nuoro (fruttato intenso).
Prima della cerimonia di premiazione, si è tenuto un dibattito sugli scenari attuali nel settore olivicolo italiano e non solo. Presente anche il giornalista Carlo Cambi che ha voluto sottolineare come l’olio tunisino in arrivo senza dazi in Europa sia “un’offesa sia all’idea di solidarietà che verso i produttori italiani”. Trattare l’olio come una commodity — ha ribadito il giornalista — significa la morte della nostra economia. Al di là dell’importazione massiccia di olio straniero in Italia, la questione centrale rimane la vendita del prodotto autenticamente italiano.
— Ad oggi — ha detto Cambi — si vendono in Italia solo 100mila tonnellate di olio Dop, questo perché gli italiani hanno rinunciato all’acquisto di qualità con la scusa che costa troppo.
Ma come fare capire ai consumatori il giusto prezzo di un buon olio?
— Il valore dell’olio extravergine d’oliva non sta solo nei polifenoli, ma nel fatto che esso marca uno stile di vita che è funzione dei luoghi, dei paesaggi che rappresenta. In ogni bottiglia il produttore deve far rivivere il paesaggio, l’olivicoltore è custode di questa realtà e per trasmettere tutto questo occorre fare narrazione, raccontare come nasce l’olio artigianale italiano.