BIANUAL

BIANUAL

A partir de
Por R$ 299,00

ASSINAR
ANUAL

ANUAL

A partir de
Por R$ 178,00

ASSINAR
ANUAL ONLINE

ANUAL ONLINE

A partir de
Por R$ 99,00

ASSINAR


Mosaico Italiano é o melhor caderno de literatura italiana, realizado com a participação dos maiores nomes da linguística italiana e a colaboração de universidades brasileiras e italianas.


DOWNLOAD MOSAICO
Vozes: Cinco <br>Décadas de Poesia Italiana

Vozes: Cinco
Décadas de Poesia Italiana

Por R$ 299,00

COMPRAR
Administração Financeira para Executivos

Administração Financeira para Executivos

Por R$ 39,00

COMPRAR
Grico Guia de Restaurantes Italianos

Grico Guia de Restaurantes Italianos

Por R$ 40,00

COMPRAR

Baixe nosso aplicativo nas lojas oficiais:

Home > Günter Grass racconta la Stasi “Io e mia moglie spiati e seguiti”

Günter Grass racconta la Stasi “Io e mia moglie spiati e seguiti”

04 de março de 2010 - Por Comunità Italiana

"Le mie davano fastidio più di quelle dei conservatori. Per questo mi temevano
Il nemico numero uno del regime eravamo noi socialdemocratici dell'Ovest"

{mosimage}BEHLENDORF – "Le mie idee davano fastidio, più di quelle dei conservatori. Perché il nemico numero uno della Ddr eravamo noi socialdemocratici". Vent'anni dopo la caduta del Muro, il Nobel Günter Grass rievoca lo spionaggio maniacale orchestrato contro di lui dagli agenti dell'Est.

"Sì, io, Günter Grass, fin dal 1960 fui spiato dalla Stasi, anche da scrittori che la informavano. Lo appresi molto più tardi, ora questo libro racconta tutto. Fu un'ossessione bigotta da comunisti ortodossi: io intellettuale socialdemocratico facevo loro paura, perché dissi no al Muro e alla censura, temevano il contagio di un'altra idea di sinistra, come nel '68 la Primavera di Praga". Nella sua casetta di Behlendorf, qui tra Lubecca e Amburgo, ascoltiamo il Nobel per la letteratura sulle rivelazioni del libro di Kai Schlueter, in uscita dall'editore Ch. Links, "Günter Grass im Visier, die Stasi-Akte", cioè "Günter Grass nel mirino  –  i dossier della Stasi".

Signor Grass, quando seppe di essere spiato dalla Stasi?

"Fu una sorpresa. Non sapevo che mi spiassero fin dal 1960, un anno prima della costruzione del Muro. Fui invitato a un convegno dell'Unione degli scrittori della Ddr. Al membro della sua presidenza, Strittmatter, risposi di sì a condizione di poter dire quel che volevo nel mio discorso. Criticai la censura, parlai di libri proibiti. Non potevo immaginarlo, ma ero sotto il loro controllo fin da allora. Più avanti, negli anni Settanta, fui invitato a incontri privati in case di scrittori a Berlino est. Non me ne accorsi, ma dal nostro passaggio alla frontiera del Muro a Friedrichstrasse, fino alle soglie delle abitazioni, eravamo sorvegliati".

 

2.200 pagine di dossier su di lei… Quando cominciò a sospettare?
"Solo più tardi, negli anni Ottanta, quando ebbi il visto per alcune letture in pubblico. Negli anni Settanta ero stato invitato a letture e discussioni private in case di scrittori della Ddr. Molti di loro si dicevano sicuri che "cimici", insomma microfoni, fossero piazzati nelle case dei nostri incontri. Magari non era vero. Ma questo era il clima. La Stasi non riuscì, spesso, a infiltrare scrittori suoi amici in quegli incontri. Ma ci provò, perché il regime temeva le mie opinioni. Cioè che la divisione della Germania  –  che io non accettavo come eterna, ma riconoscevo al momento inevitabile durante la guerra fredda  –  era economica, politica, ma non toccava la cultura, e la letteratura passava oltre le frontiere. Io dissi sempre che la cultura nazionale restava indivisibile. Mi battevo per mantenere vivo il dialogo tra gli intellettuali delle due parti del paese. Ma ogni dittatura ha paura della parola scritta dei letterati, e si spinge alla hybris contro i singoli".

Nei dossier della Stasi lei era schedato come "nemico del socialismo". Perché?
"Perché parlavo di "socialismo democratico" o di "socialdemocrazia". Li irritava più dei conservatori di Adenauer. Ragionavano da comunisti dogmatici: o con noi o contro di noi. Guardate i dossier: ero pericoloso perché ero voce critica contro l'Ovest come contro l'Est tedesco, ciò mandava in tilt la loro visione del mondo. Willy Brandt, e io che ero al suo fianco, il socialdemocratico che predicava distensione, dialogo e apertura, faceva loro molta più paura più dei falchi occidentali della guerra fredda".

Lei criticò subito come "porcheria degna d'un campo di concentramento" la costruzione del Muro. Che reazioni colse nella Ddr?

"Anna Seghers, scrittrice di prestigio, non rispose mai alla mia lettera aperta contro il Muro. Avrebbe potuto farlo, ne aveva l'autorità, non ne ebbe il coraggio. Perché? Guai a chi si fa prigioniero di un dogma. Per una scrittrice del suo rango fu vergognoso".

A Berlino Est percepiva un po' di solidarietà degli scrittori della Ddr o li sentiva schierati col sistema?
"I più anziani erano leali al sistema. Ebbero anche problemi: libri vietati o cambiati dalla censura. Ma speravano che, dietro il Muro, il sistema si liberalizzasse. Poi persero l'illusione, ma non la vaga speranza di una riforma del sistema dall'interno. Anche grazie alla Primavera di Praga. Ma quell'ultima speranza di tutto il blocco, il "socialismo dal volto umano", fu stroncata dai Panzer russi. Eppure fino all'ultimo, fino al 1989, molti di loro si ostinarono a sperare ancora. Temevano anche quale ruolo avrebbero potuto avere in un Ovest diverso. All'Est erano critici scomodi, all'Ovest no. Timori ancora vivi all'Est, dopo una riunificazione che è stata in gran parte anche un esproprio senza precedenti: il 90 per cento dell'ex Ddr appartiene oggi all'Ovest".

Alcuni dei rapporti della Stasi su di lei e sua moglie sono d'un dettaglio mostruoso. Che ne pensa?

"C'è del ridicolo. Scrissero persino "Grass e sua moglie si presentano ben vestiti con abiti nuovi". Attenzione: gli informatori che scrivevano questi rapporti erano sotto la pressione dei superiori, dovevano farsi belli fornendo informazioni sensazionali, a volte inventate. È frutto della paranoia di controllo delle dittature. Alcuni, come il presidente dell'Accademia di Berlino est, Weckwerth, o Strittmatter, divennero informatori perché comunisti convinti. Altri lo diventarono per farsi belli, o perché vulnerabili a pressioni. Tutti volevano piacere ai loro superiori, ufficiali della Stasi. Un informatore mi deluse molto: l'audace editore Hans Marquardt, che per primo pubblicò le mie opere nella Ddr. Mi spiò, scrisse rapporti su di me fin nel privato".

Quanto ci si poteva fidare degli scrittori della Ddr?
"Io vivevo a Berlino ovest, ero sotto l'attacco brutale dei media conservatori di Springer, ma ciò non è paragonabile alla pressione della Stasi. Non me la sento di giudicare. Io volevo avere ed ebbi contatti con gli scrittori della Ddr per tenere viva l'unità della cultura e della letteratura tedesca, ma sapevo che dovevo rispettare le loro esigenze di soddisfare la censura del regime. Noi dell'Ovest non abbiamo il diritto di giudicarli. Erigersi a loro censori senza aver vissuto la loro realtà terribile è un mostruoso insulto. Noi intellettuali di Berlino Ovest tenemmo vivo il contatto con gli intellettuali di Berlino est, un canale culturale della nazione. La Stasi ci osservava ritenendoci pericolosi cospiratori. Ma per me furono, e restano, i più intensi contatti letterari del mio paese. L'Ovest non lo capì, l'Est ci temeva. La Sed voleva cementare anche nella cultura e nella lingua la divisione della Germania. Io me ne infischiai dei controlli della Stasi: quegli incontri furono un pezzo insostituibile di cultura viva tedesca".

La temevano davvero così tanto?

"Il "Tamburo di latta" fu pubblicato nella Ddr solo nel 1987, ben dopo che in Polonia. A lungo discussero chi poteva pubblicarlo. Alla fine vinse Volk und Welt, l'editoriale per le letterature straniere! In me temevano la Weltanschauung socialdemocratica, facevo più paura di Strauss. Ricordo quanto disse Ulbricht a Breznev contro Dubcek: "Questa è socialdemocrazia". Fu la condanna a morte della Primavera di Praga. La storia risale agli Venti e Trenta. Il Komintern decretò che i socialdemocratici, non i fascisti, erano il nemico. Allo sciopero dei trasporti a Berlino contro la Repubblica di Weimar, Goebbels e Ulbricht erano fianco a fianco contro la Spd. La Linke, la sinistra radicale di oggi, non ha superato ciò".

Voce critica a Ovest, spiato all'Est… non era scomodo?
"Io, o Heinrich Boell, ci sentimmo dire all'Ovest "se non vi piace andate all'Est dai comunisti". Ma all'Est ci spiavano come nemici mortali. Destino delle coscienze critiche. Nel mio caso, a lungo mi fu vietato l'ingresso nella Ddr. Lo spionaggio su di me arrivò fino a messaggi segreti tra Kurt Hager, responsabile della Cultura del regime, e il capo della Stasi Erich Mielke. Temevano che io portassi idee pericolose. Alla fine mi concessero di entrare per iniziative comuni, di scambio culturale. Ma alla condizione di sorvegliare ogni mio passo. Accettai, ma non sapevo che Manfred Weckwerth, presidente dell'Accademia dell'Est ed ex assistente di Brecht, o Hermann Kant, erano informatori! E molti di loro erano sorvegliati a loro volta. La realtà del controllo superava ogni mia immaginazione".

A Varsavia, a Praga, l'intellighentsija perse l'illusione sul socialismo. A Berlino est no. Finì a complicità. Perché?
"Temevano il capitalismo. Fin qui posso capire. Nel 1990 proposi una confederazione tra i due Stati tedeschi. Finì invece, con la riunificazione a passo di corsa, in un esproprio dell'Est da parte dell'Ovest, che la Treuhand compì con metodi in parte criminali. Capii Christa Wolff nelle sue illusorie speranze di costruire una realtà democratica nella Ddr. Ma la vita è così. Nella Ddr non ci fu il processo di simbiosi tra intellettuali e movimento di massa che fu prima la Primavera di Praga, poi ancor più Solidarnosc in Polonia".

Oggi che conseguenze restano?
"Il successo amaro della Stasi fu la distruzione dello Stato e della società tedesco-orientali. Anche perché l'Ovest ha preso troppo sul serio i dossier Stasi. La paura di perdere il lavoro, il trauma della riunificazione, il timore di venir ritenuti ex informatori, hanno distrutto lo slancio di protesta dell'89. Dall'ex Ddr oggi i giovani emigrano all'Ovest: anziani e pensionati in molte regioni sono maggioranza".

Una cancelliera venuta dall'Est governa la Germania. Può aiutare?

"La signora Merkel nella Ddr non era all'opposizione. Imparò nella gioventù comunista la tattica e il tatticismo della carriera politica e del potere. Non mi dà speranze di un futuro migliore tra Est e Ovest della Germania. Spero nella nuova generazione, nata e cresciuta dopo l'89, ma le disuguaglianze restano e resteranno a lungo".

Fonte: www.repubblica.it

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.