C’è un italiano che da oggi proverà a scattare quella che è stata definita la foto del millennio. Ma forse come vedremo la definizione è addirittura riduttiva. Si chiama Ciriaco Goddi, ha 42 anni, è originario di un paesino dalla Barbagia sarda, Orune, duemila e 300 abitanti. Come ne è uscito è semplice. Laurea e dottorato a Cagliari, poi la chiamata ad Harvard, la specializzazione a Monaco di Baviera e infine il posto alla Radbound University di Nijmegen, in Olanda, con il ruolo di responsabile scientifico del Black Hole Cam, il tentativo di fotografare per la prima volta il buco nero al centro della nostra galassia.
Per farlo in questi giorni è andato in Cile, nel deserto di Atacama, a 5mila metri, dove ha sede il radioteletescopio più potente del mondo. E qui ha trovato un altro giovane astrofisico italiano, anzi, una italiana: Violette Impellizzeri, nata ad Alcamo, in Sicilia, 38 anni fa, laurea e dottorato a Bonn, in Germania, poi tre anni in Virginia, negli Stati Uniti, la pubblicazione su Nature di una sua scoperta (“l’acqua più antica dell’Universo”, così dissero i giornali) e infine un posto in Cile.
A San Pedro de Atacama. Ciriaco e Violette da ieri sono assieme a guidare il tentativo di coordinare un sistema di otto radiotelescopi sparsi sulla Terra per scattare la prima foto dell’orizzonte degli eventi. Tecnicamente è la superficie limite oltre la quale nessun evento può influenzare un osservatore esterno. Detto in maniera più semplice è come provare a fotografare l’occhio del ciclone. Ma il ciclone è la nostra galassia. E al centro della foto dovrebbe esserci il buco nero della Via Lattea. C’è tempo fino al 14 aprile, il successo dell’operazione dipende anche dalle condizioni climatiche e dalla visibilità. Ma in attesa della foto del millennio, la foto di questi due giovani italiani, appena postata su Facebook, nella sala comandi di San Pedro de Atacama, mentre sorridono felici, per noi è già la foto del giorno. Racconta le speranze e il talento di una generazione di italiani a cui non sempre siamo stati capaci di aprire le porte ma di cui andare fieri. (AGI)