Medvedev, Kim Jong-il, Sarkozy, Karzai, Gheddafi Nei documenti diplomatici non si salva nessuno
Dmitri Medvedev? Robin per Putin-Batman. Kim Jong-il? Un ragazzo invecchiato e flaccido, anche per effetto dell'ictus che lo avrebbe colpito. Nicolas Sarkozy? Autoritario e permaloso, prontissimo a bacchettare i membri del suo staff e il suo primo ministro François Fillon. Sono alcuni dei giudizi dei diplomatici americani sui principali leader mondiali come risultano dalle carte riservate diffuse da Wikileaks e pubblicate sul sito del quotidiano britannico Guardian.
{mosimage}GHEDDAFI – Uso del botox, paura o comunque fastidio quando si trova ai piani alti degli edifici, timore di volare sopra l’acqua, passione per le corse di cavalli e il flamenco, l’abitudine a farsi accompagnare ovunque dalla sua assistente/infermiera ucraina Galyna Kolotnytska, descritta coma una «voluptous blonde», una bionda voluttuosa, da cui sembra dipendere «pesantemente». È il ritratto di Gheddafi che esce fuori dalle note diplomatiche Usa diffuse da Wikileaks e pubblicate sul New York Times. Il colonnello viene descritto come «volubile ed eccentrico», con una certa tendenza a causare «mal di testa» al suo staff quando deve organizzare gli eventi ai quali partecipa. Per quanto riguarda l’infermiera ucraina, 38 anni, i rapporti sottolineano che non ne può fare a meno perché è «l’unica a conoscere la sua routine». Le carte sottolineano tuttavia che non c’è certezza che i due abbiano «una relazione romantica».
NETANYAHU – Giudizio positivo sul primo ministro isrealiano Benyamin Netanyahu, «elegante e affascinante», anche se, si sottolinea, «non manitiene mai le promesse».
HAMID KARZAI – I giudizi poco lusinghieri, sottolinea il Guardian, non risparmiano gli alleati chiave degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo. Il presidente afghano Hamid Karzai è descritto come «un uomo estremamente debole che non bada ai fatti ma si fa invece distrarre con facilità da chinque gli racconti qualcosa, anche la più bizzarra, su un complotto contro di lui. In un altro messaggio viene definito «paranoico», e il suo fratellastro Ahmed Wali Karzai «corrotto e trafficante di stupefacenti».
SALEH – In Yemen, la più importante base di Al Qaeda nella penisola arabica, il presidente Ali Abdullah Saleh è definito «annoiato e impaziente» nel corso di una riunione con John Brennan, il vice consigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama.
MUGABE – Con il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe si fanno ancora meno complimenti: «un vecchio pazzo», secondo la definizione di Maite Nkoana-Mashabane, ministro sudafricano per le relazioni e la cooperazione internazionali.
ERDOGAN – Il primo ministro turco Erdogan «costituisce una minaccia islamica perché sarebbe sotto l'influenza del suo ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu», secondo i diplomatici americani. Erdogan avrebbe sistemato in posizioni di comando banchieri islamici e si informerebbe esclusivamente attraverso giornali vicini al fondamentalismo. Nel documento è scritto che «il capo del governo turco è circondato da un ferreo gruppo di consulenti leccapiedi e insolenti» e si considera «il tribuno popolare dell'Anatolia». Dai documenti di Wikileaks risulterebbe pure che Erdogan è titolare di otto conti bancari in Svizzera.
CHAVEZ – Jean-David Lévitte, consigliere diplomatico di Sarkozy, nel settembre dello scorso anno riteneva che il presidente venezuelano Hugo Chavez sia «un pazzo» e starebbe per trasformare il suo Paese «in un altro Zimbabwe».
MERKEL – Secondo un messaggio attribuito a un diplomatico americano a Berlino e datato 24 marzo 2009, la cancelliera tedesca Angela Merkel «evita i rischi ed è raramente creativa».
AUSTRALIA – L'Australia è descritta come alleato «saldo come roccia», ma privo di influenza.
ERITREA – Accusata di sostenere le milizie islamiche in Somalia. L'ambasciatore Usa, Ronald McMullen, scrisse a Washington che i funzionari dell'Asmara «sono ignari o mentono» quando negano di sostenere gli Shabab, il gruppo islamista legato ad Al Qaeda e in lotta contro il governo di transizione somalo.
IRAN – Il presidente dell'Iran Mahmoud Ahmadinejad è bollato come «il nuovo Hitler». Tra i documenti svelati da Wikileaks c'è anche una missiva di una fonte in Iran, datata 2009, secondo cui il leader religioso iraniano Ali Khamenei ha il cancro. La fonte citata è un «uomo d'affari» non iraniano residente in Asia Centrale e visitatore abituale di Teheran che avrebbe avuto la confidenza dall'ex presidente iraniano Rafsandjani: Khamenei avrebbe una leucemia in fase terminale e «potrebbe morire nel giro di qualche mese». Ma già nel novembre 2009, però, l'informazione viene messa in dubbio da un altro messaggio: un telegramma di un diplomatico americano che riporta un colloquio con un agente del Mossad. «Il Mossad ha indicato che nessuna informazione suggerisce un cambiamento nello stato di salute di Khamenei e che il suo entourage gli è più fedele che mai».
ARGENTINA – Riguardo alla presidentessa Cristina Kirchner, bisogna controllare «il suo stato di salute mentale».
Fonte: www.corriere.it