I legumi dell’antica tradizione che fanno innamorare gli chef

Coltivati da generazioni in una terra mistica, tra Colfiorito e le Marche. La stessa passione, da nonna Luisa alla nipote Eva. E’ la storia di Casale1485
Dalla nonna ha preso la caparbietà e l’amore per la sua terra. Protagonista di questa “food story” è Eva Mattioli, 38 anni, responsabile commerciale dell’azienda agricola di famiglia fondata 23 anni fa dalla nonna, Maria Luisa Simoni. Vicino Colfiorito e a 200 metri dal confine con le Marche, un cartello in mezzo al verde dell’altopiano umbro indica Casale delle Macchie: qui nascono da sempre legumi e cereali che il mondo ci invidia. Pietanze che Eva gusta e apprezza fin da bambina. Ed è qui che ha deciso di tornare nel 2010, dopo un periodo trascorso a Roma.
Nasce così Casale1485. Il nome è un omaggio a questo fazzoletto di terra, Casale delle Macchie, luogo incontaminato che ha mantenuto intatta la sua bellezza nei secoli. Terre mistiche che l’apostolo Pietro attraversò in viaggio da Roma verso il popolo dei Piceni. Eva conosce bene queste storie, le sono state tramandate dai nonni e dai genitori. E a un certo punto della sua vita, il richiamo è stato irresistibile. “Mi sono guardata intorno e dentro, e ho capito che dovevo costruire qualcosa di mio, qui in Umbria”.
Casale1485, nata tre anni fa, promuove e commercializza farro e orzo, lenticchie, ceci, fagioli, cicerchie e la particolarissima roveja, nota anche come “pisello di montagna”. Prodotti di eccellenza che finiscono nelle gastronomie specializzate di tutta Italia, nelle liste della spesa degli chef stellati che si innamorano dell’Umbria, ma anche nelle piccole catene alimentari, come Eat’s, che puntano al prodotto di alta qualità. “Il mercato estero è in crescita, abbiamo richieste anche dall’Australia. La vera soddisfazione sono quelle persone che scoprono davvero l’Umbria, che hanno imparato a conoscerla e ad apprezzarla dopo aver trascorso qui una vacanza, magari in agriturismo, e si avvicinano alla nostra gastronomia: cominciano col degustare il tartufo, poi passano alla norcineria e infine scoprono i legumi”.
Introvabile fuori da queste terre è la roveja. “È un legume molto antico – spiega Eva – oggi quasi estinto. Il nostro obiettivo è quello di farla riscoprire e di conservarne le caratteristiche. Questo legume per noi rappresenta la memoria storica di queste terre. La sua caratteristica è la varietà dei colori dei grani: verde, marrone, blu e viola”. Bisogna poi sottolineare la tendenza sempre più forte verso un mondo senza carne in tavola. “La coltivazione di farro era quasi scomparsa una decina di anni fa – racconta Eva – ma intuendo per tempo questo sempre maggiore orientamento al vegetariano, siamo stati tra i primi a riproporlo. E abbiamo fatto bene”.
L’azienda di famiglia non punta sui grossi numeri, si tratta di circa 200 ettari di terreno coltivato. Ciò che più conta è la genuinità. “I nostri prodotti non vengono in alcun modo trattati — dice la responsabile commerciale — essendo questo un territorio vocato per natura alla produzione di legumi e cereali non abbiamo bisogno della certificazione biologica. Poniamo la massima attenzione nel seme. Si semina prima un piccolo orto, si degustano i prodotti in casa, durante le cene di famiglia. Si provano i tempi di cottura, ad esempio si vede se la buccia dei ceci rimane integra o meno. Solo quando si trova il seme giusto, solitamente selezionato da mio padre Giampaolo, viene piantato nel campo per la produzione in grande”. Esattamente come un tempo faceva nonna Luisa.