Comunità Italiana

I prototipi di Da Vinci

{mosimage}L’Associazione fiorentina Italian Art porta per la prima volta all’Ambasciata d’Italia a Brasilia una mostra sulle macchine di Leonardo da Vinci, tra cui la nuova e inedita riproduzione del Robot tamburellatore

“Una volta aver provato l’ebrezza del volo, quando sarai di nuovo coi piedi per terra, continuerai a guardare il cielo”. Parole del pittore, scultore, architetto, ingegnere, scenografo, anatomista, musicista, progettista, inventore, disegnatore e trattatista nato in Toscana nel 1452. Leonardo da Vinci era questo e molte altre cose. 
— Un genio universale, un eclettico che spaziava su tutti i campi. Una persona che ha dedicato la sua vita a capire il perché delle cose, tentando di sapere il massimo possibile — così lo descrive il fiorentino Luca Paolo Gori, l’ideatore della mostra Le macchine di Leonardo, esposta nella Sala Nervi dell’Ambasciata italiana dal 9 al 23 febbraio.

Comunità Italiana – Com’ è nata l’idea di questa mostra sulle macchine di Leonardo?
Luca Paolo Gori – L’idea è nata dal babbo di Gabriele (Niccolai, l’altro ideatore della mostra), che portava i figli a Vinci ogni domenica a vedere il museo e la casa di Leonardo. Vinci è una città a 30 km da Firenze. Questa passione che aveva il padre, l’ha passata ai figli e i figli hanno cominciato a riprodurre dai disegni del genio fiorentino dei piccoli prototipi. Vedendo poi che c’era un enorme interesse e stupore da parte della gente, hanno pensato di fare una mostra vera e propria partendo da 35, 40 macchine. E da li è nato tutto, a metà degli anni 90. La prima mostra è stata in Italia, a Firenze. Da li si è ingrandita fino a raggiungere 10 mostre itineranti in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Australia, dall’America del Sud all’Europa, l’Asia. 

CI – Come siete arrivati a costruire questi prototipi?
LPG – Questa mostra è diventata sempre più grande, migliorandola con nuovi pezzi e nuove macchine, sempre studiando i Codici da Vinci.  I Codici sono tutto quello che Leonardo ci ha lasciato, sono pezzi rarissimi senza prezzo, però sono state fatte delle edizioni limitate che un privato può comprare e Gabriele è riuscito a comprarli tutti. I Codici servono per riuscire a intendere meglio le macchine, perché senza un disegno fedele non riesci a prendere le misure esatte e a ricostruire una replica. È indispensabile avere l’appoggio dei Codici per riuscire a fare delle macchine che siano fedeli ai disegni originali di Leonardo. Niccolai per costruirle ha usato soltanto materiali che erano disponibili all’epoca di da Vinci, ossia ferro, legno, tessuti, lino, ottone e bronzo. Nulla è fuori epoca, c’è un’attenzione anche nel costruire.

CI – In questa mostra presente a Brasilia ci sarà una novità: il Robot Tamburellatore, un’invenzione che avete brevettato ed è unica al mondo. Di cosa si tratta?
LPG – È uno studio brevettato dopo tanti anni di lavoro, la scoperta scientifica per eccellenza. È la ricerca che Niccolai ha fatto sulla robotica di Leonardo. È la conferma che Leonardo aveva già dato i primi passi nella robotica, aveva già costruito o fatto costruire delle macchine che si azionavano da sole, però si erano perse tutte le tracce. Restavano solo dei disegni sparsi nei Codici di Leonardo. Attraverso uno studio meticoloso Niccolai è riuscito a carpire questi spunti e metterli insieme per creare il robot, prima attraverso dei prototipi, fino ad arrivare a questo modello ultimo che sarà esposto all’Ambasciata. Si tratta di un Robot Tamburellatore che veniva usato nei cortei militari e seguiva marciando i soldati. Era posizionato sopra un carro e attraverso degli ingranaggi e delle pulegge veniva azionavano il robot che scandiva il ritmo delle marce. Lui tamburellava da solo attraverso degli ingranaggi che dalle ruote del carro, passavano per un sistema di ingranaggi a lanterna e con questa puleggia intermittente batteva il ritmo nel tamburo. Non esiste un disegno specifico, esistono solo dei disegni dei meccanismi: ad esempio quello intermittente che era usato anche in orologeria, quello a lanterna, che era usato anche nelle macchine civili e di altre pulegge che erano usate per alzare pesi. 

CI – Quanto tempo ci è voluto per ottenere il modello finale?
LPG – Il modello definitivo è il frutto di sei prototipi e di uno studio durato circa sette anni. Niccolai l’ha anche brevettato, quindi questa macchina è unica perché nessun altro può riprodurla.  Questo per noi è la novità tecnico scientifica che testimonia che Leonardo aveva dato i primi passi nella robotica. È il differenziale della mostra.

CI – Com’è suddivisa la mostra?
LPG – La mostra è divisa per aree tematiche: macchine di guerra o militari, macchine idrauliche o di acqua, macchine di aria o volo e macchine meccaniche. Ci sarebbe anche una quinta sezione, gli studi di progetti geometrici (quadrati, ottagonali), ma purtroppo non sarà presente in questa mostra. Inoltre abbiamo anche 12 pannelli che accompagnano l’esposizione con le spiegazioni, solo che qui in Ambasciata per ragioni di spazio ce ne saranno solo cinque. Uno spiega la vita di Leonardo da Vinci, e gli altri presentano le aree tematiche della mostra. Per capire questo genio rinascimentale bisogna conoscere anche la sua vita, perché è un personaggio a 360 gradi. Secondo l’enciclopedia Leonardo aveva dai 18 ai 20 mestieri, botanico, biólogo ecc.

CI – Si tratta di un’esposizione interattiva, dove il pubblico può provare le macchine?
LPG – Questa mostra è itinerante, 60 macchine, è una delle mostre piu grandi. Qui in ambasciata saranno esposte più della metà, ci saranno delle macchine interattive, tra cui anche il robot tamburellatore. Il pubblico puo provarle, manovrarle e farle funzionare, può vederle in funzionamento e riuscire a capire meglio le invenzioni di Leonardo. Lo scopo di una mostra è quello di passare qualcosa al visitatore e quest’ultimo, a sua volta, deve comprendere quello che sta guardando, devi riuscire ad istruirlo. Una macchina interattiva istruisce velocemente sia il bambino, sia la persona adulta. 

CI – Come descriveresti Leonardo da Vinci a uno straniero?
LPG – Un grande osservatore, oltre che genio, osservava e migliorava. Per esempio a Firenze aveva avuto la possibilità di osservare tutte le gru di Brunelleschi che stavano completando la cupula del Duomo di Santa Maria del Fiore, sicuramente avra avuto  di vedere il lavoro delle gru e di copiarle. Osservava gli uccelli, il volo, i pesci, la loro forma, la dinamica per capire come si poteva penetrare l’acqua o l’aria, perché per lui l’aria era un elemento uguale all’acqua, una cosa che poteva essere perforata. Lui è stato il primo a pensare di volare. Leonardo è stato uno dei primi a pensare e a mettere in pratica il sogno antico dell’uomo di volare, studiando vari macchinari, dalla macchina volante, all’aliante, alla vite aerea. Era un visionario, all’epoca era impensabile l’aereo, il sottomarin. Ha studiato il doppio scafo che è usato ancora oggi nelle navi che trasportano petrolio, lui l’ aveva studiato in una situazione bellica.

CI – Leonardo era affascinato dal volo, quali sono stati i suoi studi al riguardo?
LPG – Leonardo ha studiato l’ala del pipistrello che era l’ala piu adatta perché leve e resistente. Lo studio del volo si divide in due momenti nella sua vita, il primo quando crede che l’uomo possa volare battendo le ali, allora studia tutta una serie di ali, per cercare quale sia l’ala più adatta al volo, più leve e anche una serie di macchinari per volare. Però poi si rende conto che l’uomo non potrà mai volare con le sue forze perché troppo pesante e quindi progetta un aliante che usa la forza del vento per sostenersi e volare, che ha due parti estremi mobili che servono per dare angolazioni al volo, senza dover battere le ali. 

CI – Lui queste cose le aveva solo progettate o è riuscito a costruirle?
LPG – L’aliante è riuscito a costruirlo, però non si è buttato, faceva buttar gli altri. Si dice anche che nella collina di Fiesole ci sia stato un volo planato di qualche centinaia di metri, non confirmato, solo voci. Come anche il robot, lui è riuscito a costruirlo, purtroppo si sono perse le tracce. Di originale, che ci è pervenuto sono solo i dipinti e i Codici, che sono gli scritti.

CI – Dietro a queste macchine, c’ è un lavoro che richiede molto sforzo e sacrificio. Quanti prototipi avete costruito fino adesso?
LPG – Niccolai ha riprodotto circa 130 macchine e dice che vuole studiare altre 1000, 1200 da riprodurre. Lui ha un museo permanente a Firenze, si chiama le Macchine di Leonardo, dove ci sono quasi tutte queste macchine in via Cavour. 

CI – Quando è nata la vostra associazione ItalianArt ?
LPG – Insieme a Niccolai, nel 2008 abbiamo creato questa associazione culturale  che è  composta da soci sia italiani che brasiliani. ItalianArt è nata con lo scopo di promuovere la cultura, principalmente italiana, principalmente in Brasile, ma il nostro compromesso è di espandere le nostre attivita anche in tutta l’America Latina. 

CI – Quali sono i progetti futuri? 
LPG – L’Italia ha prodotto artisti straordinari. I prossimi progetti a cui stiamo lavorando sono Giulio Cesare e i romani, e Michelangelo. Stiamo cercando di fare una mostra sulla città ideale di Leonardo da Vinci a confronto con la città organizzata di Brasilia, che è una citta pianificata. Una mostra che potrebbe essere fatta sia in Brasile, che in Italia per fare conoscere la capitale del Brasile.