I vescovi italiani denunciano “l’equiparazione in corso tra matrimonio e unioni civili, con l’introduzione di un’alternativa alla famiglia”. Un tema che, senza citare esplicitamente il Family day di domani pomeriggio a Roma è al centro del comunicato finale del Consiglio Episcopale Permanente che era stato aperto lunedì dal presidente della Cei Angelo Bagnasco. Questa “equiparazione in atto” è stata affrontata dai vescovi, precisa la nota, “all’interno della più ampia preoccupazione per la mutazione culturale che attraversa l’Occidente”.
Il lavoro del Consiglio Episcopale Permanente, riunito a Roma dal 25 al 27 gennaio, ha sviluppato i temi della prolusione che il comunicato elenca cosi’: “l’identita’ propria e unica dell’istituto matrimoniale, la richiesta di politiche familiari consistenti ed efficaci, la condivisione per l’umiliazione dei giovani esclusi dal lavoro e degli adulti che l’hanno perso, le condizioni di povertà e di solitudine provate da tante persone, la persecuzione dei cristiani e di altre minoranze, il dramma dei migranti e la riduzione dell’impegno condiviso dell’accoglienza”.
“Le difficolta’ e le prove della famiglia – e insieme la sua bellezza, centralita’ e unicita'” sono state ampiamente sottolineate dai vescovi nel dibattito sulla prolusione del cardinale Bagnasco.
“Negli interventi – spiega il comunicato – si è espressa la consapevolezza della missione ecclesiale di dover annunciare il vangelo del matrimonio e della famiglia, difendendo l’identità della sua figura naturale, i cui tratti sono recepiti nella stessa Carta costituzionale”.
Sul piano delle nuove povertà, il Consiglio Permanente si è fatto interprete di “una Chiesa vicina alla gente, della quale non ha esitato a farsi voce: ecco le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, molte delle quali si trovano a non saper soddisfare nemmeno i bisogni primari; ecco la piaga della disoccupazione, per affrontare la quale non bastano i richiami alla solidarietà, ma serve una nuova, forte imprenditorialità e un welfare di comunità; ecco la preoccupazione per l’inverno demografico, la richiesta di maggior sostegno per i diritti dei figli, a partire dal concepimento, e la denuncia per l’assenza di politiche familiari efficaci”.
Nel dibattito sono emerse “due sottolineature di fondo: la necessità di superare il divario tra Nord e Sud con un investimento non assistenziale, ma strategico nel Meridione – condizione imprescindibile per la ripresa economica del Paese – assicurando anche una maggiore presenza dello Sato e un sostegno a quanti lottano per la legalità; la valorizzazione del Mediterraneo, sia nella prospettiva dello sviluppo in chiave europea, sia – sul fronte delle migrazioni – quale ponte per entrare in dialogo con le Chiese del Nordafrica, in vista di una cultura non dell’emergenza, ma dell’accoglienza”. (AGI)