In questi giorni, i media britannici stanno discutendo molto di un aspetto particolare legato alla Brexit: se cioè il Regno Unito dovrà continuare a pagare ancora per diversi anni parecchi miliardi al bilancio europeo. Il capo negoziatore per la Brexit della Commissione europea, Michel Barnier, starebbe stimando – secondo quanto riferito da Sky News – in 50-60 miliardi di euro il conto (exit bill) che il Regno Unito dovrà pagare al momento dell’uscita dall’Unione.
L’exit bill, come è stato calcolato?
Una cifra, questa, che nascerebbe dalla somma degli oneri finanziari che Londra si è già impegnata a sostenere nel budget 2014-2020, dei passivi legati alle pensioni dei dipendenti britannici della Ue (pension liabilities), delle garanzie sui prestiti (loan guarantees) e delle spese per progetti basati nel Regno Unito.
La stima è confermata in primo luogo dal Financial Times, secondo cui la richiesta di pagamento della Commissione alla Gran Bretagna potrebbe “spaziare approssimativamente tra i 40 e i 60 miliardi di euro”.
Per il sito britannico di fact-checking FullFact, poi, è “corretto” dire che nei prossimi anni il governo inglese dovrà comunque versare al budget dell’Unione europea decine di miliardi di euro.
Fino all’uscita definitiva, per Londra restano gli obblighi comunitari rispetto al bilancio
Come è possibile che, dopo aver deciso di non far più parte dell’Ue, il Regno Unito paghi ancora molti soldi alle casse comunitarie? Il motivo principale è che, fino alla definitiva uscita dall’Unione, Londra non potrà sottrarsi all’obbligo di versare la quota di budget pluriennale dell’Ue che è stato votato dallo stesso Regno Unito.
Se i negoziati dovessero iniziare a marzo 2017, come annunciato dal governo britannico guidato da Theresa May, terminerebbero entro marzo 2019. L’articolo 50 del Tue (Trattato sull’Unione europea) stabilisce infatti un termine di due anni.
Previsioni di spesa
Secondo quanto aveva scritto il ministero delle Finanze britannico nel suo rapporto sul budget annuale dell’Unione europea per il 2015, le somme da pagare per il bilancio Ue saranno di 9,7 miliardi di sterline per il 2016/17, 8,3 miliardi per il 2017/18 e 9,3 miliardi per il 2018/19. Si tratta di un totale che oscilla, a seconda che il 2018/19 lo si conti per intero o solo per un quarto e del cambio con la sterlina, tra i 24 e i 32 miliardi di euro circa.
Queste previsioni di spesa sono già fatte al netto dell’Uk Rebate, un meccanismo finanziario che fin dal 1985 riduce il contributo britannico al budget comunitario, e dei soldi che da Bruxelles tornano nelle casse pubbliche del Regno Unito (circa 17 miliardi di sterline tra il 2015/16 e il 2018/19).
Il Regno Unito si è tuttavia già obbligato, in particolare con la votazione del Consiglio (l’organo che rappresenta gli Stati membri in seno all’Unione) del 2 dicembre 2013, a contribuire al bilancio pluriennale comunitario fino al 2020. Per cambiarlo è necessaria l’unanimità di tutti gli Stati membri.
Salvo che nelle trattative non emerga una soluzione alternativa condivisa tra tutti, al totale dovuto dal Regno Unito alla Ue si dovrebbero quindi aggiungere anche i 9,6 miliardi di sterline del 2019/2020 e i 9,9 miliardi del 2020/2021. In questo caso si arriverebbe a più di 55 miliardi di euro. L’ipotesi che il Regno Unito possa semplicemente decidere di non pagare al momento non viene ritenuta plausibile: sarebbe una decisione contraria alla legalità internazionale e potrebbe intaccare l’affidabilità creditizia del Uk.
Le pensioni dei dipendenti britannici dell’Ue e le garanzie sui prestiti
Vanno quindi aggiunti i passivi relativi alle pensioni dei dipendenti britannici dell’Unione europea. Secondo le stime, i dipendenti comunitari di nazionalità britannica sono percentualmente pochi rispetto ad altri Paesi, meno del 4% del totale, ad esempio, tra quelli della Commissione: nell’amministrazione comunitaria si entra infatti per concorso, e la scarsa conoscenza delle lingue straniere è molto penalizzante per i cittadini britannici. Ma il gruppo è comunque formato da alcune migliaia di persone.
Secondo The Parliament Magazine sarebbero circa 3 mila gli ex dipendenti dell’Ue britannici le cui pensioni sono al centro dello scontro: il Regno Unito infatti sostiene che debba pagarle l’Unione, mentre l’Unione sostiene che, anche se l’obbligo di pagarle resta in capo a Bruxelles, i fondi con cui pagare le pensioni ai dipendenti britannici – dopo una compiuta Brexit – debbano arrivare da Londra. Un altro capitolo, questo, delle future trattative.
Se si aggiungono infine anche le garanzie sui prestiti e le spese per i progetti europei basati nel Regno Unito, citate dal Financial Times, si dovrebbe raggiungere il totale dei 60 miliardi di euro stimati da Barnier. Ma, come conclude l’analisi di FullFact, “l’ammontare esatto, se mai sarà fissato, sarà stabilito durante i negoziati”. (AGl)