L’ingresso al centro storico e’ interdetto perche’ c’e’ pericolo di crolli d’altronde, come dopo ogni movimento sismico, continuano le scosse di assestamento. Tanta la gente che si abbraccia piangendo in silenzio: il dolore per qualcuno che e’ scomparso ma anche lacrime di felicita’ di riabbracciare qualcuno che e’ caro ed e’ sopravvissuto alla tragedia .
Tra le macchine che arrivano ci sono tanti che vengono a cercare di recuperare i proprio cari: “sono 20 anni che non vengo qui – dice un automobilista che ha appena parcheggiato la macchina per salire a piedi nel centro storico – sono venuto di corsa perche’ c’e’ mia madre di quasi 80 anni che era venuta qua al suo paese natale per passare un agosto piu’ fresco che a Roma mi hanno detto che sta bene ma non riesco ancora a parlarci “. Questa una delle tante storie del persone che arrivano e implorano le forze dell’ordine di poter passare i blocchi alla viabilita’ per altro necessari per garantire la viabilita’ ai soccorsi .
Il primo quadro che appare arrivando nella cittadina e’ quello di dopo un bombardamento e sembra impossibile pensare che in tanti hanno abbinato il nome di questa citta’ ai mitici ‘bucatini all’amatriciana’ che tante volte hanno allietato le tavole festose di pranzi con amici e parenti.
La devastazione del sisma che ha sfregiato Amatrice è arrivata in uno dei momenti clou della stagione turistica: questo weekend, infatti, era in programma la Sagra degli spaghetti all’Amatriciana, un appuntamento di gramde richiamo con la celebre pasta locale giunto alla 50ma edizione. Nella cittadina del reatino, che d’estate raddoppia la sua popolazione invernale di 2600 anime, erano presenti quindi ancora più turisti del solito, a conferma di una vocazione che rischia di subire un colpo fatale dal sisma.
Amatrice è una meta molto gettonata per weekend e vacanze per il suo interesse naturalistico e ambientale, storico e culturale. Inclusa nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, la sua conca verdeggiante si trova a 1000 metri sul livello del mare in una zona strategica di passaggio tra versante adriatico e quello tirrenico e a cavallo tra Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche, nell’alto bacino idrografico del fiume Tronto.
La cittadina laziale è famosa per il sugo all’amatriciana, conosciuto impropriamente nel mondo come una specialità romana. In origine il sugo veniva preparato dai pastori con gli ingredienti a loro disposizione sulle montagne quando seguivano al pascolo le loro greggi, ma nell’800 l’emigrazione verso Roma causata della crisi della pastorizia la fece conoscere nella Città Eterna e nel mondo dalle tavole dei nuovi ristoratori amatriciani. Fu poi l’attore romano Aldo Fabrizi a decantarla in molte interviste e sketch.
Anatrice è un’ottima base per escursioni e passeggiate in montagna. Di grande fascino anche il centro storico, con il Corso Umberto I su cui si affacciano le strette vie che conducono ai resti di mura medioevali e alle numerose chiese del Trecento e del Quattrocento o alla monumentale Torre Civica che sovrasta la città. Amatrice è detta la città delle 100 chiese proprio per i luoghi di culto presenti sul suo territorio. Oltre alla tragedia umana delle tante vittime, si teme anche per la sorte di monumenti come il Santuario dell’Icona Passatora, chiesa quattrocentesca interamente istoriata di affreschi votivi, il complesso di S.Francesco, coronato dal meraviglioso portale gotico e la Chiesa di S.Agostino situata presso una porta della trecentesca cinta muraria. Nel Museo Civico sono conservate le più interessanti opere radunate nelle chiese di Amatrice e delle frazioni, tra le quali spiccano i dipinti di Cola dell’Amatrice e le croci scolpite da Pietro Vannini. (AGI)