Il Tribunale di Roma: "Indizi gravi, precisi e concordanti" che collegano la sostituzione del direttore di RaiTre all'aperta critica di alcuni programmi. L'azienda annuncia ricorso: "L'attuale direttore Di Bella continua il suo mandato"
ROMA – Paolo Ruffini deve essere reintegrato alla direzione di RaiTre. Il giudice del lavoro del Tribunale di Roma ha accolto il ricorso che il giornalista aveva proposto nei mesi scorsi dopo essere stato sostituito al vertice della terza rete 1 per essere destinato ad altro ruolo 2 interno all'azienda. Ruffini aveva lamentato che la soluzione individuata non rispondeva al suo profilo professionale e alle responsabilità fino ad allora ricoperte. La Rai ha già annunciato che farà ricorso. L'azienda di viale Mazzini, infatti, "prende atto dell'ordinanza del giudice del lavoro, avverso la quale proporrà immediato reclamo al giudice superiore". La Rai sottolinea, inoltre, che la delibera del Cda che ha nominato Antonio Di Bella direttore della terza rete resta valida, pertanto lo stesso Di Bella "continua a svolgere il proprio mandato". Nessun commento per ora da parte dell'attuale direttore. "Devo prima leggere le carte", si limita a dichiarare.
Il giudice del lavoro di Roma, Eliana Paci, con provvedimento di urgenza "fa ordine alla Rai di adibire il ricorrente", Paolo Ruffini, "all'attività lavorativa come dirigente editoriale direttore di RaiTre con adibizione alle mansioni svolte prima del 25 novembre 2009", giorno in cui il Cda Rai adottò la delibera di nomina alla direzione di RaiTre di Antonio Di Bella, "sino all'assegnazione di mansioni equivalenti". Nell'ordinanza il giudice parla di "indizi gravi, precisi e concordanti" che collegano la sostituzione di Paolo Ruffini alla direzione di RaiTre all'aperta critica al contenuto di alcuni programmi della rete. Per cui la "delibera di sostituzione del vertice di RaiTre non appare dettata da reali esigenze di riorganizzazione imprenditoriale presentando invece un chiaro connotato di motivazione discriminatoria e quindi illecita".
"Conferma di tale stretto collegamento – si legge ancora nell'ordinanza – proviene dal tenore delle dichiarazioni rilasciate dal direttore generale della Rai il 23 settembre 2009 alla commissione di vigilanza sull'attività della Rai nel corso della quale egli ha espresso un aperto disappunto sul fatto che reti del servizio pubblico e quindi pagate dai cittadini fanno – diversamente a suo dire da tutti gli altri paesi del mondo trasmissioni 'politicamente contro' il governo. E se è vero che il direttore generale non delibera ma ha potere di nomina, tenuto conto delle reiterate e varie dichiarazioni espresse da esponenti del governo, come detto mai smentite, e dalla vicinanza temporale della delibera di novembre – seguita alle dichiarazioni del direttore generale – può sicuramente affermarsi, sulla base di un giudizio di verosimiglianza, in sussistenza di indizi gravi, precisi e concordanti circa un obiettivo di collegamento tra la sostituzione del ricorrente e l'aperta critica al contenuto di alcuni programmi voluti e potenziati dal medesimo".
Fonte: www.repubblica.it