Comunità Italiana

Il Parlamento non è un social network. Gentiloni e la post-verità

“La politica e il Parlamento sono il luogo del confronto dialettico, non dell’odio o della post-verità”. Ha scelto un’espressione che definisce un’epoca – quella ‘post-truth’ eletta dall’Oxford English Dictionary come parola dell’anno – il neo-premier Paolo Gentiloni nel suo discorso d’insediamento davanti alla Camera dei Deputati. Diciotto minuti, o poco meno, di “sussurri”, come chiosa Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, sottolineando di non aver mai sentito toni così grigi, monocordi, spenti.

Eppure la sintetica illustrazione del programma non manca di parole chiave che inviano precisi messaggi. Innazitutto la responsabilità: “E’ un governo di responsabilità, garante della stabilità delle nostre Istituzioni”, sottolinea il premier, lasciando intendere che la parola non è un semplice richiamo alla coscienza dei parlamentari, ma il vero e proprio faro del suo impegno a Palazzo Chigi.

Senso di responsabilità, dunque, e la volontà di chiudere una stagione di odio, altra espressione che per Gentiloni si carica di significato nella sua presa di distanza dalla “degenerazione della politica”. “Chi come me è sempre stato animato da passione politica non si ritrova nella degenerazione della passione per la politica”, ammonisce il presidente del Consiglio, esortando a “farla finita con questa apparentemente inarrestabile escalation di violenza verbale nel dibattito politico”.

Nell’era della post-verità – in cui, come spiega l’Oxford English Dictionary, i fatti oggettivi sono meno influenti nel formare l’opinione pubblica del ricorso alle emozioni e alle credenze personali – occorre sottolineare una volta per tutte che “il Parlamento non è un social network”, insiste Gentiloni. Forse pensando a quella propaganda basata sulle fake-news che, dalle arene digitali, ha influito – non poco – su grandi eventi politici contemporanei, dalla Brexit all’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. E a quella bufala online che lo ha visto vittima nelle ultime ore: 6mila condivisioni per una frase mai detta su presunti sacrifici che dovrebbero fare gli italiani.

Calma e gesso, allora. E ritorno alla centralità del Parlamento come luogo di confronto dialettico anche per ricomporre gli animi lacerati (anche all’interno dello stesso Pd) dalla sfida referendaria: “Il governo non si rivolgerà a quelli del Sì contro quelli del No, si rivolgerà a tutti i cittadini italiani, si basa su una maggioranza, rispetta le opposizioni e chiede rispetto per le istituzioni”.

Rispetto, quindi, è un altro lemma chiave della dialettica del presidente del Consiglio, secondo cui “chi rappresenta i cittadini deve diffondere sicurezza, non paura. Su questo è impegnato il governo e anche su questo chiediamo la fiducia”.

Cinque cose che oggi non ha senso dire se vogliamo discutere di politica

Infine, il tempo, forse l’argomento ‘principe’ del discorso di Gentiloni. Sul tema il premier non ha tentennamenti; la linea è quella tracciata dalla Carta fondamentale: “Lascio alla polemica politica il dibattito sulla durata del governo: il governo dura fin quando ha la fiducia del Parlamento, come dice la Costituzione”.(AGI)