Comunità Italiana

Il Pd stravince

Dopo il regalo degli 80 euro nelle buste paghe agli italiani, il partito del premier ottiene un risultato alle urne europee che nessuna forza politica aveva più ottenuto da tempo

Un autentico trionfo, che neutralizza le spinte anti-europeiste incarnate dal Movimento 5 Stelle e pone l’Italia al riparo dal vento della protesta, che infuria in tutto il continente. Matteo Renzi stravince le elezioni Europee, che Beppe Grillo aveva trasformato in un referendum sul governo e sul presidente della Repubblica. Il Pd, il partito del premier, ottiene un risultato che nessuna forza politica aveva più ottenuto dai tempi della defunta Democrazia Cristiana: 40,8%, ovvero oltre 11 milioni di voti, che valgono ai democratici 31 seggi nel nuovo parlamento europeo. Arretra il Movimento 5 Stelle, che aveva dichiarato di puntare ad ottenere un voto in più del Pd, per mandare a casa Renzi e dare vita ad una nuova fase politica. I grillini, che sbarcano per la prima volta in Europa con una truppa di 17 deputati, sono pur sempre la seconda forza del Paese, con il 21,1%, ma perdono quasi 3 milioni di voti rispetto alle politiche del 2013.
Crolla Forza Italia, che scende al 16,8%. Il partito di Silvio Berlusconi sconta le divisioni interne e cede il 4,4% al Nuovo Centrodestra e il 3,7% a Fratelli d’Italia: la somma di tutti e tre i partiti, ad ogni modo, appare ben lontana dalla performance delle scorse elezioni Europee, quando il centrodestra unito, sotto il simbolo del Pdl, ottenne il 35,2%. Era chiaro sin dall’inizio, comunque, che la partita si sarebbe giocata tra Renzi e Grillo. Ha vinto il primo, anche grazie ad un bel po’ di effetti speciali: in primis, il regalo elargito ad oltre dieci milioni di italiani, che si sono ritrovati 80 euro in più sulle rispettive buste paghe, grazie alle detrazioni fiscali Irpef. I più critici hanno commentato, in maniera sprezzante, che “a Renzi sono bastati 80 euro per comprarsi un Paese”. L’intuizione di Renzi ha spianato la strada al successo elettorale, ma da sola non basta a spiegare un risultato così eclatante, da parte di un partito che, solo pochi mesi addietro, sembrava prossimo al collasso.
Il premier fiorentino sta giocando al meglio le sue carte: abile stratega ed eccellente comunicatore, ha ribattuto colpo su colpo agli attacchi di Grillo, ha elaborato, nel giro di pochi mesi, un piano di riforme istituzionali di portata storica, ha approntato un’agenda di riforme strutturali, che riguardano il mondo del lavoro e ha smorzato, forse per sempre, la conflittualità tra berlusconiani e anti-berlusconiani, che ha segnato vent’anni di storia del Paese. Il suo merito più grande, tuttavia, è stato quello di essere riuscito a riaccendere sogni e speranze negli italiani. Un’arte nella quale eccelleva proprio Berlusconi, il cui cammino è stato segnato da una lunga serie di promesse tradite. Anche Renzi, dopo gli annunci e le belle parole, nei prossimi mesi sarà atteso alla prova dei fatti.

Le grida e le parolacce di Grillo non funzionano più come prima
Non si può fare a meno di sottolineare come il successo elettorale del Pd, in realtà, sia un successo in compartecipazione. Renzi è stato abbondantemente aiutato da Grillo, nonostante, o forse, proprio in virtù degli insulti e degli improperi. La linea oltranzista e aggressiva del leader del Movimento 5 Stelle non ha pagato e in parte ha spaventato l’elettorato. L’ascesa di questa forza politica, dai tratti rivoluzionari, ma comunque non violenti, resta qualcosa di consistente e straordinario. E’ innegabile, però, che negli ultimi tempi Gillo abbia fallito diversi passaggi politici di rilievo e sbagliato totalmente l’approccio comunicativo. Quando Renzi ha proposto al Movimento 5 Stelle un confronto sulle riforme istituzionali, Grillo ha alzato un muro, limitandosi ad urlare che si trattava di un bluff e che Renzi e Berlusconi si erano già accordati tra loro. Probabile che fosse anche vero, ma chi fugge ha sempre torto: andare a vedere le carte, per poi eventualmente smascherare le trame di palazzo, non sarebbe costato nulla e avrebbe accresciuto la credibilità del movimento. E invece il guru genovese ha scelto uno “splendido isolamento”, in nome di una purezza e di una diversità rivendicate ed ostentate, talvolta con toni davvero eccessivi.
Non funzionano più le grida, le parolacce, le citazioni irriverenti e i paragoni azzardati: le battutacce su Hitler, sulla lupara bianca e sulla peste rossa, per quanto fossero innocue e giocate sul filo dell’ironia, agli italiani non sono piaciute. Grillo fa il pieno tra i giovani, ma se vuole davvero spiccare il volo, deve trovare il modo di entrare in sintonia anche con gli adulti e gli anziani, che rappresentano la maggioranza del Paese e sono in larga parte d’ispirazione moderata. Deve rivedere la comunicazione e tornare a servirsi anche del mezzo televisivo, tanto criticato: va bene internet, va bene il passaparola, vanno bene le piazze, ma la massa degli italiani si informa ancora attraverso la televisione. Non può più essere allo stesso tempo comico e leader politico. Deve superare le ambiguità, rimuovere le asprezze, superare l’estremismo infantile e capire che per vincere, in politica, bisogna fare politica. Il che non significa accettare compromessi, ma interloquire con tutti i protagonisti e scrollarsi di dosso quell’aria di superiorità morale, che rischia inevitabilmente di suscitare antipatia.
Renzi era stato accusato di ritrovarsi al governo senza mai essersi sottoposto al voto popolare: ebbene, la legittimazione elettorale è arrivata ed è stata eclatante. Le uniche difficoltà, paradossalmente, potrebbero derivargli proprio dall’ingombrante successo del suo partito, che ha cannibalizzato gli alleati: Ncd-Udc e Scelta Civica, ridotti ai minimi termini, nei prossimi mesi potrebbero cedere alla tentazione di marcare la propria diversità, per provare a recuperare consensi. Il buon numero di ministeri che controllano, però, dovrebbe fungere da deterrente.

Cresce l’insofferenza verso le politiche di austerity europea
Lo scenario nazionale è strettamente legato a quello europeo ed è proprio su questo piano che si registrano le novità più interessanti. Nel vecchio continente cresce esponenzialmente l’insofferenza verso le politiche di austerity europea, che stanno generando disoccupazione, povertà e disgregazione sociale. Sotto accusa c’è soprattutto la leadership tedesca, che occupa saldamente la cabina di comando nell’ambito dei processi che riguardano l’Unione. Il malessere dei popoli europei si è cristallizzato negli exploit elettorali di forze politiche radicali e populiste, con impostazioni anche molto differenti tra loro: gruppi nazionalisti ed euroscettici, come il Front National in Francia e l’Ukip nel Regno Unito, sono risultati i partiti più votati nei rispettivi Paesi. Allo stesso modo Syriza, il fronte della sinistra radicale che vuole ridiscutere le condizioni del debito europeo, è diventato il primo partito in Grecia. Anche in Italia, nonostante il trionfo di un europeista convinto come Renzi, i partiti catalogabili come euro-scettici, ovvero Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Lista Tsipras e Fratelli d’Italia, tutti insieme, superano il 35%.
Il premier italiano non solo potrà rivendicare di essere riuscito ad arginare l’ascesa dell’antieuropeismo grillino, ma potrà sfruttare l’incrinatura dell’asse franco-tedesco, che finora ha diretto in tandem l’eurozona, per instaurare un rapporto privilegiato con la Germania. Un rapporto che, inevitabilmente, produca vantaggi e comprensione reciproca, soprattutto rispetto ai tempi e ai modi relativi alla restituzione del debito: se il fiscal compact resta così com’è, d’altronde, le speranze di ripresa non possono che essere molto blande. Sembra giungere a pennello la direzione italiana del semestre europeo, che avrà inizio a partire dal prossimo luglio. In questa fase verranno coordinate le nuove politiche economiche e di bilancio dell’Unione Europea, che risulteranno decisive per le sorti dei singoli Paesi. Renzi ci arriva da grande protagonista e con molte fiches da giocare. Non resta che attendere la prima mano, per entrare nel vivo di questa importante partita.