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Home > Il ricattatore: «Parlai del video della Mussolini a Storace e Binetti»

Il ricattatore: «Parlai del video della Mussolini a Storace e Binetti»

02 de dezembro de 2009 - Por Comunità Italiana

{mosimage}Cacciotti: «Lui mi disse che non gli interessava, lei di informare Quagliariello»

 

ROMA – Sparge nuovi vele­ni Andrea Cacciotti. L’uomo ac­cusato di tentata estorsione nell’inchiesta sul video che ri­trarrebbe la parlamentare del Pdl Alessandra Mussolini e il leader di Forza Nuova Roberto Fiore in atteggiamenti intimi coinvolge altri politici nella vi­cenda. Lui — che agli inizi di settembre spedì una lettera al­la presidenza del Consiglio chiedendo un milione di euro per vendere il filmato — sostie­ne di aver visto le immagini il 16 agosto scorso e di aver subi­to avvertito Francesco Storace e la deputata del Pd Paola Bi­netti «perché conosco entram­bi da anni e volevo un consi­glio ». Lo ripeterà domani al procuratore aggiunto Pietro Sa­viotti che lo ha convocato per l’interrogatorio. E — annuncia — «racconterò altri dettagli».

L’indagine mira a stabilire chi ci sia dietro il ricatto politi­co. I magistrati appaiono infat­ti convinti che il vero obiettivo di chi ha contattato svariati giornalisti a partire dal maggio scorso non fosse quello di fare soldi, ma veicolare l’informa­zione e così mettere in difficol­tà i due esponenti politici. Cac­ciotti — che vanta svariate de­nunce per truffa — sostiene che a lui il filmato «fu mostra­to da un uomo che mi aveva contattato prima delle elezioni europee, quando si seppe che io avevo proposto la candidatura di Fa­brizio Corona. Ci sentimmo al telefo­no varie volte e ci vedemmo in estate.

Mi fece vedere le immagini su un cel­lulare a schermo grande e mi chiese di metterlo in con­tatto con Corona perché secon­do lui era l’unico a poter gesti­re la vicenda». Attraverso l’esa­me dei tabulati con l’elenco delle chiamate fatte e ricevute non dovrebbe essere difficile accertare se questo personag­gio esista davvero. «Girava con un’auto di servizio e mo­strava tesserini di Camera, Se­nato e altre istituzioni» affer­ma Cacciotti. È una versione che ha molti aspetti poco credibili quella messa insieme dall’uomo. An­che perché la scorsa primavera alcuni giornalisti sono stati contattati da una coppia di ra­gazzi. Lei chiamava e prendeva gli appuntamenti, mentre lui raccontava di essere risentito nei confronti di Fiore e di aver deciso di vendere il video «per­ché voglio fargliela pagare». Quante persone si sono agitate in questa storia? E soprattutto, chi le ha guidate?

Cacciotti sostiene che la sua lettera alla Presidenza del Con­siglio «fu indirizzata diretta­mente al sottosegretario Gian­ni Letta, perché negli anni scor­si avevo proposto un progetto a uno dei suoi collaboratori, il dottor Gorelli. Io conosco an­che la segretaria di Berlusconi perché nel 1994 ho fondato un circolo di Forza Italia a Collefer­ro e dunque sono stato due vol­te ad Arcore». Al magistrato l’uomo confermerà che nessu­no gli rispose, anche perché la sua missiva fu trasmessa subi­to in Procura. «Doveva essere una provoca­zione — giura Cacciotti — per­ché fino ad allora nessuno mi aveva voluto ascoltare. Storace mi disse che la storia non gli in­teressava, mentre la Binetti mi consigliò di informare Gaeta­no Quagliariello del Pdl. Pro­vai a contattarlo ma non mi ha mai richiamato». La prossima settimana il magistrato dispor­rà l’apertura del computer del­l’indagato per verificare se con­tenga il video oppure altro ma­teriale analogo. Cacciotti nega di averlo mai posseduto: «Chie­si a quell’uomo di darmi alme­no 8 secondi, ma rifiutò. Lo so che ho fatto una sciocchezza a scrivere a Palazzo Chigi, ma avevo bisogno di soldi e spera­vo che decidessero almeno di contattarmi». Una difesa che al momento sembra una farneti­cazione.

Fonte: www.corriere.it 

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