{mosimage}Cacciotti: «Lui mi disse che non gli interessava, lei di informare Quagliariello»
L’indagine mira a stabilire chi ci sia dietro il ricatto politico. I magistrati appaiono infatti convinti che il vero obiettivo di chi ha contattato svariati giornalisti a partire dal maggio scorso non fosse quello di fare soldi, ma veicolare l’informazione e così mettere in difficoltà i due esponenti politici. Cacciotti — che vanta svariate denunce per truffa — sostiene che a lui il filmato «fu mostrato da un uomo che mi aveva contattato prima delle elezioni europee, quando si seppe che io avevo proposto la candidatura di Fabrizio Corona. Ci sentimmo al telefono varie volte e ci vedemmo in estate.
Mi fece vedere le immagini su un cellulare a schermo grande e mi chiese di metterlo in contatto con Corona perché secondo lui era l’unico a poter gestire la vicenda». Attraverso l’esame dei tabulati con l’elenco delle chiamate fatte e ricevute non dovrebbe essere difficile accertare se questo personaggio esista davvero. «Girava con un’auto di servizio e mostrava tesserini di Camera, Senato e altre istituzioni» afferma Cacciotti. È una versione che ha molti aspetti poco credibili quella messa insieme dall’uomo. Anche perché la scorsa primavera alcuni giornalisti sono stati contattati da una coppia di ragazzi. Lei chiamava e prendeva gli appuntamenti, mentre lui raccontava di essere risentito nei confronti di Fiore e di aver deciso di vendere il video «perché voglio fargliela pagare». Quante persone si sono agitate in questa storia? E soprattutto, chi le ha guidate?
Cacciotti sostiene che la sua lettera alla Presidenza del Consiglio «fu indirizzata direttamente al sottosegretario Gianni Letta, perché negli anni scorsi avevo proposto un progetto a uno dei suoi collaboratori, il dottor Gorelli. Io conosco anche la segretaria di Berlusconi perché nel 1994 ho fondato un circolo di Forza Italia a Colleferro e dunque sono stato due volte ad Arcore». Al magistrato l’uomo confermerà che nessuno gli rispose, anche perché la sua missiva fu trasmessa subito in Procura. «Doveva essere una provocazione — giura Cacciotti — perché fino ad allora nessuno mi aveva voluto ascoltare. Storace mi disse che la storia non gli interessava, mentre la Binetti mi consigliò di informare Gaetano Quagliariello del Pdl. Provai a contattarlo ma non mi ha mai richiamato». La prossima settimana il magistrato disporrà l’apertura del computer dell’indagato per verificare se contenga il video oppure altro materiale analogo. Cacciotti nega di averlo mai posseduto: «Chiesi a quell’uomo di darmi almeno 8 secondi, ma rifiutò. Lo so che ho fatto una sciocchezza a scrivere a Palazzo Chigi, ma avevo bisogno di soldi e speravo che decidessero almeno di contattarmi». Una difesa che al momento sembra una farneticazione.
Fonte: www.corriere.it