Comunità Italiana

Il saluto a Cossiga

MILANO – La vita pubblica e la vita privata. Francesco Cossiga le ha volute tenere distinte, soprattutto nel momento più umano: la morte. Così, i funerali saranno celebrati mercoledì a Sassari, nella chiesa di San Giuseppe. Una cerimonia privata. Come ha voluto l'emerito presidente. Ma oggi è il giorno del "pubblico". Con l'arrivo intorno alle 15.30, del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi l'intero asse istituzionale ha portato il cordoglio personale e istituzionale alla salma di Francesco Cossiga. Il premier è arrivato, dalla Sardegna, con il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta che era stato , nella mattinata, tra i primi politici ad arrivare alla camere ardente allestita nella chiesa centrale dell'Università cattolica di Roma. Una processione di politici e gente comune è passata a salutare il "picconatore" ben prima delle 10, ora ufficiale di apertura. Primo ad arrivare è stato il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano. «Uno statista di spiritualità cristiana» ha detto di Francesco Cossiga il cardinal Bertone che ha portato il saluto e l’omaggio del Papa. Con il cardinale era presente anche Don Claudio Papa, prete amico della famiglia. Il segretario di Stato ha sostato in preghiera inginocchiandosi accanto alla salma per qualche minuto e ha poi rivolto un saluto e un ricordo personale del presidente Emerito. Dopo aver benedetto la salma e recitato una breve preghiera, ha lasciato il Policlinico Gemelli.

DIO PROTEGGA L'ITALIA – Conversando con i figli del presidente, monsignor Bertone ha definito Cossiga «uno statista di spiritualità cristiana». «Ieri insieme al Papa abbiamo celebrato una messa in suffragio di Francesco. Il Papa lo ricorda come un amico caro» ha detto il cardinale Tarcisio Bertone uscendo dalla camera ardente del Policlinico Gemelli . «Era un fervente cattolico, ha raggiunto traguardi religiosi e spirituali importanti, come la beatificazione di Rosmini a cui Cossiga era particolarmente legato, quella di Newmann e la proclamazione di San Tommaso Moro proclamato patrono dei politici. Il Papa lo conosceva bene – ha aggiunto Bertone – discutevano spesso e lo ricorda come un amico caro». Bertone ha poi ripetuto la frase che Cossiga ha scritto nelle lettere lasciate alle massime autorità: «Come lui ha auspicato, "Dio protegga l’Italia"»

I FIGLI – La camera ardente ha aperto alle 9,20, con quaranta minuti di anticipo rispetto all'orario previsto. Davanti alla chiesa centrale dell'Università cattolica di Roma si è radunata fin dal primo mattino una piccola folla di giornalisti e gente comune. Pochi minuti prima dell'apertura della camera ardente, sono arrivati i figli di Cossiga, Giuseppe e Anna Maria. Dopo pochi minuti ha raggiunto la camera ardente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

LO STATO E LE ISTITUZIONI – Dall'ingresso laterale alla chiesa è entrato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che uscendo ha detto: «È stato un omaggio a un grande uomo di Stato, ho salutato un amico». Intorno alle 10 sono arrivati il presidente della camera Gianfranco Fini, il presidente del Senato Renato Schifani, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti. Secondo quanto si è appreso Fini e Letta, insieme al presidente del Senato Schifani, si sono raccolti in preghiera per alcuni minuti davanti alla salma. Dieci minuti è durato il colloquio tra Napolitano, Schifani, Fini e Letta. Successivamente, il presidente della Camera Fini e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Letta si sono appartati in una saletta privata del policlinico per un ulteriore colloquio durato una ventina di minuti.
Subito dopo la partenza di Fini è giunto alla camera ardente il ministro della Giustizia Angelino Alfano che ha ricordato Francesco Cossiga: «Scompare un grande riferimento per tutti i cattolici e per me», ha detto «un uomo che ha saputo darmi consigli e suggerimenti». Seduto di fronte al feretro, di fianco ad Anna Maria, la figlia di Cossiga, ha pregato il senatore a vita Giulio Andreotti.
«Un punto di riferimento per la vita del Paese», ha detto il vice presidente del Senato Vannino Chiti che si è fermato a parlare con l'ex sottosegretario di Stato, Paolo Naccarato, per anni segretario particolare di Francesco Cossiga. Tra gli altri presenti anche il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Chicchitto che così lo ha ricordato: « Una delle menti più straordinarie che la Repubblica abbia mai avuto, l'ho visto mille volte e ogni volta mi sorprendeva con intuizioni che mi facevano sentire un cretino». Accompagnato dalla figlia è arrivato Oscar Luigi Scalfaro che si è fermato abbracciando a lungo la figlia di Cossiga, Anna Maria. Davanti alla salma di Francesco Cossiga, al Gemelli, sono sfilati anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi e l’ex governatore Antonio Fazio.

IL RICORDO DI SCHIFANI– «Cossiga era un vulcano, non un uomo dei partiti ma delle istituzioni», ha detto il presidente del Senato Renato Schifani. «Ti prendeva per braccio e stava con te a parlare ore ed ore e nessuno di noi aveva coraggio di staccare quel braccio perchè, con le sue conoscenze, era un motivo di addottrinamento culturale e politico. Era un uomo di grandi forze, grandi idee ed iniziative. Un uomo che con la sua lettera, che costituisce un testamento politico, ha confermato la sua grandissima fedeltà nelle istituzioni». Lasciando la camera ardente ha concluso: «Il testamento lasciato dal presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, ai parlamentari, è quello di governare la Repubblica al servizio del popolo, unico sovrano del nostro Stato democratico».

IL TELEGRAMMA DEL PAPA – Benedetto XVI ha inviato telegrammi di cordoglio per la morte di Francesco Cossiga sia ai due figli dello scomparso ex presidente della Repubblica, Giuseppe e Annamaria, sia all'attuale capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nel telegramma ai figli di Cossiga, il Papa si dice «spiritualmente vicino in questo momento di dolore», porgendo le sue «più sentite condoglianze» e assicurando la sua «sincera partecipazione al grave lutto che colpisce anche l'intera nazione italiana». Il Pontefice ricorda «con affetto e gratitudine questo illustre uomo cattolico di Stato, insigne studioso del diritto e della spiritualità cristiana che nelle pubbliche responsabilità ricoperte seppe adoperarsi con generoso impegno per la promozione del bene comune».

PICCHETTO D'ONORE -Attorno alla bara rendono gli onori alla salma i Carabinieri che hanno fatto parte delle scorte del presidente Cossiga. A rendere omaggio al presidente anche il il generale di Corpo d'armata dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli. «Sono qui per rendere l'omaggio dell'Istituzione al Commissario Capo ad honorem e all'ex Ministro dell'Interno, oltre che al Presidente emerito della Repubblica e all'Uomo, cui ero personalmente legato da un rapporto di affetto sincero», ha detto il capo della polizia Antonio Manganelli che era accompagnato dai vice capi Izzo e Cirillo. «Francesco Cossiga – ha concluso Manganelli – non ci ha mai fatto mancare la sua vicinanza, il suo qualificatissimo contributo di idee, il suo amore per il Paese e per le Istituzioni che lo rappresentano».
A rendere omaggio al "picconatore" il monsignor Rino Fisichella e l'ex presidente del Senato Marcello Pera ha osservato che «il messaggio in cui Cossiga segnalava la necessità di riformare in le istituzioni è stato uno dei passaggi più alti, purtroppo tragicamente inascoltato, non eguagliato da nessuno e ancora alla nostra attenzione». A rendere omaggio alla salma sono giunti anche Carlo Azeglio Ciampi e la signora Franca. L'ex presidente della Repubblica ha ricordato l'amico e il politico in una nota: «Intuì con l'intelligenza del politico fine che il rivolgimento degli equilibri internazionali avrebbe inevitabilmente determinato modifiche negli assetti interni del Paese. Da quella intuizione tempestiva mosse la sua azione per promuovere l'ammodernamento delle istituzioni». E ha concluso: «Adesso credo sia il momento di lasciare spazio al silenzio e al raccoglimento; a quei sentimenti che più si addicono di fronte alla fine della vicenda terrena di ogni uomo». Numerose sono le altre personalità del mondo politico. Tra queste il commissario europeo Antonio Tajani secondo cui Cossiga «rimarrà una pietra miliare nella storia della Repubblica perché picconava per costruire». Ha ricordato la devozione alle istituzioni anche il parlamentare Pd Arturo Parisi: «Basta leggere le sue ultime lettere – ha detto- che sono un esercizio di educazione civica. Purtroppo ci aveva salutato nel silenzio già da mesi, e non aveva potuto commentare le ultime vicende». Il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani lasciando la chiesa centrale del Policlinico Agostino Gemelli ha ricordato Cossiga come una persona complessa: «Un personaggio con tanti volti», ha detto «ma devo anche dire che non mancava mai di segnalare i problemi del mondo del lavoro e le condizioni di chi stava peggio». Il senatore Franco Marini, ex compagno di partito ha ricordato: «Nella fase finale della crisi e delle ricomposizione e della nostra divisione ce l'aveva con molti, ce l'aveva con tutti, anche un pò con la Dc. Forse non ce lo meritavamo ma un po' certamente sì».

GLI OMAGGI – Attorno alla salma di Cossiga un manto di rose rosse e il cuscino dell'Arma dei Carabinieri. Numerose le corone di fiori. Tra le altre, quelle del presidente della Repubblica, del presidente del Consiglio dei ministri e della Corte Costituzionale. Si notano poi gli omaggi del capo di Stato maggiore dell'Esercito e del ministro della Difesa. Ci sono poi le corone del presidente della Regione Sardegna e del sindaco di Sassari. Ad accogliere le autorità ci sono il direttore della sede di Roma dell'Università Cattolica, Giancarlo Furnari, il direttore del policlinico Gemelli, Cesare Catananti e l'assistente ecclesiastico dell'Università cattolica, monsignor Sergio Lansa.

FUORI DAL CORO – Mentre a Roma il coro del cordoglio e del ricordo è unanime, i centri sociali ricordano "il nemico" Cossiga. A Cremona, il Centro Sociale Autogestito Kavarna lo ha espresso affiggendo all'entrata un manifesto. «Politicanti e telegiornali – è il testo integrale del manifesto – non smentiscono la loro natura classista elogiando un criminale di Stato. Impegnati nella spettacolarizzazione della sua morte, nessuno vuole ricordare le sue vittime: Francesco Lorusso e Giorgiana Masi». Il testo fa riferimento a Pierfrancesco Lorusso, studente di 25 anni e militante di Lotta Continua ucciso da un colpo di pistola, a Bologna, nel marzo del 1977, durante scontri di piazza con la polizia, e a Giorgiana Masi, studentessa di 19 anni uccisa da un colpo di pistola in una manifestazione a Roma nel maggio del '77. Il piccolo manifesto, formato A/4, mostra una foto di Francesco Cossiga entre fa il saluto militare, e utilizza la vecchia dicitura degli anni di piombo che mette le SS naziste nella parola "assassino". E conclude con 'Kossiga Boia".