{mosimage}«Solo» mezz’ora di ritardo con Berlusconi
ROMA — Un piatto di pasta tricolore, ieri sera a Palazzo Chigi, col suo «caro amico Silvio Berlusconi», baciato davanti ai fotografi all’arrivo, mentre un po’ infreddolite dall’altra parte della città, nella villa di via Caldonazzo, l’aspettavano fiduciose altre 200 modelle dell’agenzia Hostessweb, pronte a sorbirsi la lezione di Corano. Secondo giorno di Gheddafi a Roma per il vertice Fao: non sono mancate le sorprese. La tenda beduina questa volta non c’è, è rimasta in Libia, rivelano a mezza bocca in ambasciata. Il leader per due notti di seguito avrebbe dormito nella residenza vicino a via Cassia. Lo dimostrano anche le imponenti misure di sicurezza: il quartiere è blindato ormai da 48 ore. Nome in codice: Personalità. I Nocs e circa 50 agenti dell’Antiterrorismo vigilano in queste ore su Gheddafi. Quando passa la sua «carovana» (almeno venti macchine di scorta con i mitra nel bagagliaio) un cono d’ombra elettronico isola i percorsi: telefonini, gps e telecomandi diventano inutilizzabili, il campo sparisce, cadono le chiamat
Gli esperti del settore la chiamano la «Bolla», una barriera trasparente ma invulnerabile. È la valigetta del Jammer. Una misura a prova di attentato. Ma il raís è davvero imprevedibile, per gli uomini della sicurezza i piani cambiano di continuo. L’ultima volta che è stato a Roma, a giugno per il G8, il Colonnello libico scese dalla sua limousine a largo Goldoni, era venerdì sera, e cominciò a camminare per via Condotti, piazza di Spagna, via del Babuino, fino a piazza del Popolo, mandando in tilt le guardie che lo seguivano. Anche ieri è andata così. Dopo la mattinata trascorsa alla Fao, nel pomeriggio il raís (biancovestito) ha deciso di prendersi un cappuccino da Teichner in piazza San Lorenzo in Lucina, mentre un elicottero lo seguiva dall’alto. Grande agitazione tra gli uomini della scorta (una trentina) ma anche divertita curiosità dei passanti e degli altri avventori del bar. Cappuccino e bicchiere d’acqua. Foto, saluti e poi via verso Palazzo Chigi, per la cena con Berlusconi, accolto da un picchetto d’onore e dalla banda dell’Arma dei carabinieri in divisa storica, che ha suonato gli inni nazionali dei due Paesi. Il nostro premier, comunque, è stato fortunato: solo mezz’ora di ritardo da parte del Colonnello, praticamente niente rispetto alle due lunghissime ore che a giugno fecero infuriare a tal punto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, da fargli annullare il previsto dibattito a Montecitorio sulla politica estera nel Mediterraneo. Lo strappo fu ricucito a stento. Malgrado la security, però, qualcuno l’altra sera è riuscito comunque a bucare le maglie della rete: una cronista si è finta hostess anche lei e si è trovata così a tu per tu con Gheddafi impegnato nel sermone. Lo scoop le è valso un’intervista della Bbc.
Ma ieri, nella villa di via Caldonazzo, in occasione del secondo appuntamento con le modelle dell’agenzia Hostessweb, è cambiata completamente la musica: controlli dei documenti come alla frontiera, per evitare il rischio di nuove infiltrate. Le duecento ragazze partite da via Veneto con i pullman alle otto di sera hanno dovuto lasciare malvolentieri all’ingresso anche cellulari e borsette. Poi è incominciata per loro la lunga attesa. Quasi tre ore. Mai far aspettare una signora: non si diceva così una volta? Stavolta, però, c’era almeno il buffet. Acqua, tramezzini e pizzette: non esattamente una cena di gala, comunque le hostess hanno potuto ristorarsi rispetto al digiuno della prima sera. Dentro, rivolte al raìs, tante domande su religione, adulterio, violenza sessuale. C’erano pure Rea Beko e Francesca Grasso, invitate di nuovo dall’ambasciata libica avendo mostrato, domenica, un certo interesse per l’Islam. Solo a una domanda il Colonnello non ha risposto. È stato quando una ragazza gli ha chiesto se fosse al corrente delle feste a Villa Certosa dell’amico Silvio Berlusconi. Gheddafi l’ha guardata negli occhi, le ha sorriso, poi s’è messo un dito sulle labbra. Silenzio.
Fonte: www.corriere.it