Nella politica italiana la parola tradimento ricorre spesso soprattutto di questi tempi. Le vicende politiche che nelle ultime settimane caratterizzano la dura contrapposizione tra i due presidenti, uno del Consiglio e l’altro della Camera, hanno come filo comune il tradimento del secondo nei confronti del primo. Insomma, vi è stato un atto di sfida incomprensibile ed inaccettabile secondo una parte non indifferente dell’opinione pubblica italiana: la lesa maestà!
Vabbè, evitiamo di entrare nell’agone politico e lasciamo volentieri ad altri valutare l’opportunità politica di tale gesto, che potremmo definire eroico e patetico al tempo stesso poiché l’uno è Davide e l’altro è Golia, almeno a considerare i numeri e, di conseguenza, i rapporti di forza. Piace, piuttosto, capire checosa realmente signifi ca in politica,in quella italiana, perlomeno il tradimento, malgrado nonsia facile spiegarlo perché è prima necessario capirlo.
Il tradimento è il venire meno ad un atto di fedeltà piuttosto che di lealtà. Difatti, giurare fedeltà alla Costituzione è un conto, mentre l’asservire il proprio capo politico è un altro. Nella politica italiana, in genere, maggioranze eschieramenti sono fluidi e possono mutare con celerità, quindi è sempre cosa saggia prepararsi al peggio, ossia ad una nuova chiamata alle urne. Ciò è stato spesso frutto di un fenomeno mai del tutto morto che, dal dopoguerra in poi, ha condizionato la vita politica del nostro paese. Il “trasformismo”, cioè il cambio di casacca da un giorno all’altro, è stato tipico di parecchie stagioni politiche senza avere realmente fine neppure ai giorni nostri.
Tuttavia, se al trasformismo soprattutto di marca democristiana vogliamo sostituire un atto sostanziale, e per certi versi formale, di fedeltà al capo in quanto vige il principio della sudditanza dei più deboli nei confronti dei più forti, credo si sovrapponga contraddizione a contraddizione. Nel puro spirito italico, d’altra parte, assisteremmoad una dinamica tipica del Belpaese, ossia quella di passareda un estremo all’altro…
Non esisterebbe più il leader di partito autorevole e rispettato (anche se nei giochi di potere è assolutamente legittimo pensare di farlo fuori politicamente), bensì saremmo al cospetto di un capo cui solo obbedire. Ciò rappresenterebbe una svolta (!!!)nella nostra politica perché tutto ciò non si era mai visto.
In definitiva, lealtà e fedeltà politiche non sono concetti identici e il sottoscritto rimane sempre scettico verso chi sostiene che l’impegno preso con gli elettori debba essere portato a termine in ogni caso. Anch’io penso che i governi debbano avere lungavita, ma i tanti che ripetono che “il governo deve durare per il bene dell’Italia” mi fanno ridere. Già, mi fanno ridere perché la stabilità di governo si assicura non solo andando a votare ogni 5 anni, ossia al naturale decadere della legislatura, bensì con una coalizione stabile e… solida! In questo non c’è mai stato governo, a mia memoria, che abbia effettivamente garantito tale condizione, nemmeno Berlusconi,checché se ne dica.
Sono convinto, perciò, che non è con gli atti di fedeltà che si tengono in vita i morti, ma piuttosto con lo spirito di lealtà e rispetto (anche per l’avversario… interno), che dovrebbe contraddistinguere un leader politico che mira ad entrare nella storia come grande statista. (Beh, proprioGiuliano Ferrara che è uno dei pochi tra i berluscones a mantenere autonomia di pensiero ha rimarcato più volte che quello dello statista è un miraggio cui nemmeno Silvio crede più).
Risulta difficile, perciò, anche per chi sta scrivendo questo pezzo, credere che con la fine dell’estate italiana e la ripresa dell’attività politica non ci troveremo nuovamente nel bel mezzo di un marasma globale, che comunque mi farà pensare che la situazione “è grave ma non seria”…Uhm, o forse no, perché per una volta potrei dire che la situazione italiana è grave e anche seria dovuto alla crisi economica che continua ad attanagliare l’Europa intera ed altre importanti economie del mondo. Già, finora siamo riusciti a fare meno peggio di alcuni nostri vicini europei, ma l’ottimismo di facciata che contraddistingue chi va raccontando storie da tempo non serve a far sorridere un paese che, comunque vada, continua a fare la sua parte. Abbandonandomi anch’io ad un luogo comune, voglio sostenere con forza che comunque l’Italia è meglio di chi la governa e questo, forse, lo scopro proprio vivendo in Brasile.
In conclusione, sono diverse settimane che si urla al tradimentoe forse non si coglie che qualcosa, malgrado tutto, sta cambiando anche in un paese che si sta chiudendo sempre più ed è profondamente disilluso. Lo spauracchio del traditore da agitaredavanti al popolo come unfeticcio, ricorda la caduta degli dèi e denota soprattutto un profondo scollamento tra la mesta realtà del quotidiano ed il chiassoso“casino” politico a cui sempre più flebili giungono le grida di chi chiede il pane e gli si risponde che possono mangiare cioccolatini se quello manca.