E’ partita oggi l’operazione militare e umanitaria nel Mar Mediterraneo meridionale denominata “Mare nostrum” che vede impiegato il personale e i mezzi navali ed aerei della Marina militare, dell’Esercito, dell’Aeronautica militare, dei Carabinieri, della Guardia di finanza, della Guardia costiera e di tutti i Corpi dello Stato che, a vario titolo, concorrono al controllo dei flussi migratori via mare.
L’operazione – ricorda la Marina – prevede “il rafforzamento del dispositivo italiano di sorveglianza e soccorso in alto mare gia’ presente, con l’obiettivo di aumentare il livello di sicurezza della vita umana ed il controllo dei flussi migratori”. Dopo la strage di Lampedusa, il tema dell’immigrazione entra in tutte le stanze di discussione europee: lunedi’ a Lussemburgo ne parleranno anche i 28 ministri degli Esteri che si riuniranno per il Consiglio Ue. “I ministri di Italia, Malta e altri paesi del Sud vorranno sollevare la questione e insistere sulla necessita’ di una maggiore collaborazione”, spiega un alto funzionario del Servizio di Azione esterna Ue. Il problema viene definito “complesso” , da affrontare da un lato sul fronte pratico, il recupero dei naufraghi e di tutti i migranti che attraversano il Mediterraneo per entrare in Europa, dall’altro attraverso contatti con i paesi di origine e con quelli dai quali si imbarcano, in particolare la Libia. Quanto alla provenienza, secondo il funzionario ci sono due aree principali: l’Africa orientale, Eritrea, Somalia, Sud Sudan e regione dei Laghi, e i rifugiati siriani, ma anche gruppi di rifugiati palestinesi che “cominciano piano piano a lasciare i campi di Libano, Giordania, Turchia”. (AGI)