Comunità Italiana

Immigrazione clandestina, povertà, evasione fiscale: cosa c’è di vero in quello che ha detto Salvini

Ospite su La7 a DiMartedì, lo scorso 18 aprile, Matteo Salvini ha fatto una serie di affermazioni – riprese anche dal suo profilo Twitter – che siamo andati a verificare.

1. “I 5 Stelle hanno depenalizzato il reato di immigrazione clandestina”
Si tratta di un’affermazione errata. Il reato di immigrazione clandestina non è infatti ancora stato abolito né depenalizzato.

Con la legge n.67 del 28 aprile 2014 il Parlamento diede delega al governo di procedere a una serie di depenalizzazioni, tra cui quella del reato di immigrazione clandestina. A gennaio 2016, quando fu esercitata la delega, l’esecutivo decise di non procedere proprio sul reato di clandestinità. Da allora non ci sono stati progressi sulla questione, nonostante i solleciti di forze politiche e singoli parlamentari.

Come si è comportato il M5S nelle votazioni sul tema? Nell’aprile 2014 il M5S votò contro la legge n.67/2014 alla Camera (la legge delega), perché aveva un contenuto più vasto – e non condiviso – della sola depenalizzazione del reato di clandestinità. Aveva però votato a favore al Senato a ottobre 2013.

Non solo: al Senato l’emendamento che depenalizza il reato era stato presentato proprio da due parlamentari pentastellati (Buccarella e Cioffi), aveva avuto il parere favorevole del governo ed era stato votato dalla maggioranza dell’Aula.

In seguito a tale votazione, Beppe Grillo si era espresso duramente contro la depenalizzazione, criticando la condotta degli eletti al Senato. Tuttavia una votazione sul blog di Grillo del gennaio 2014 aveva sancito la posizione favorevole del M5S all’abolizione del reato di clandestinità.

Da segnalare che sul reato di clandestinità era già intervenuta anche una sentenza della Corte di Giustizia della Ue del 2011. Secondo i giudici, il reato in sé era ammissibile, ma la sanzione del carcere era in contrasto con la lettera e gli scopi della “direttiva rimpatri”, e pertanto illegittima. Pochi giorni dopo la sentenza furono liberati i primi immigrati irregolari detenuti nelle carceri italiane.

2. Ci sono “4 milioni di italiani che sopravvivono sotto la soglia di povertà”.
Si tratta di un’affermazione probabilmente imprecisa. È infatti vero che in Italia risiedono più di 4 milioni di persone in condizione di povertà, ma è falso che siano tutti italiani.

In base all’ultimo rapporto Istat “La povertà in Italia”, pubblicato a luglio 2016 e riferito a dati del 2015, sono 4 milioni e 598 mila gli individui residenti in Italia in condizione di povertà assoluta.

Ma la povertà assoluta nel 2015, in base al rapporto Istat, colpisce diversamente italiani e stranieri, e molto più duramente i secondi: riguarda infatti il 4,4% delle famiglie italiane, il 14,1% delle famiglie miste e il 28,3% delle famiglie straniere regolarmente residenti.

In base al censimento Istat della popolazione residente del 2011, in Italia all’epoca

i nuclei familiari con almeno uno straniero residente erano 1.160.101, per un totale di 4 milioni e 29 mila individui
Le coppie miste, cioè composte da un componente italiano e uno straniero, rappresentavano in totale il 27,6%
Il restante era composto da coppie di genitori stranieri (59%) o da nuclei monogenitore (13,4%).
Vediamo come si possono aggiornare quei dati, per ottenere una ragionevole stima di quanti siano i poveri stranieri in Italia. Dall’ultimo censimento, la popolazione straniera nel nostro paese è aumentata fino ai 5 milioni e 26 mila individui registrati dall’Istat al primo gennaio 2016. Se le proporzioni sono rimaste simili a cinque anni prima, si può ipotizzare che i tre quarti delle famiglie corrispondenti siano straniere e un quarto miste.

Dunque i tre quarti di cinque milioni sono interessati da un’incidenza del tasso di povertà assoluta vicino al 30%, e il restante quarto da un tasso vicino al 15%. Fatti i calcoli, significa che gli individui potenzialmente coinvolti dalla povertà assoluta sono 1.125.000 nei nuclei stranieri e 188 mila nei nuclei misti, per un totale di circa 1 milione e 300 mila persone.

Se sottraiamo questo numero dai circa 4 milioni e 600 mila residenti in Italia che vivono al di sotto della soglia di povertà, risulta la ragionevole stima che gli italiani poveri siano circa 3 milioni e 300 mila.

3. “Servono regole, basta sanatorie sugli immigrati”
Curiosa l’invocazione di uno stop alle sanatorie sugli immigrati da parte di Salvini, per due ragioni.

La prima è che durante questa legislatura non c’è stata alcuna sanatoria. L’ultima risale al 2012, quando un provvedimento del governo Monti generò 129.814 richieste di regolarizzazione da parte di stranieri non legalmente residenti.
La seconda ragione è che, negli ultimi anni, le sanatorie sono state una caratteristica più dei governi di centrodestra, di cui la Lega Nord faceva parte, che non di quelli di centrosinistra. Come ricostruisce StranieriInItalia, tra il 1998 e il 2009 sono stati regolarizzati 214 mila immigrati irregolari da parte dei governi di centrosinistra, e circa 945 mila immigrati irregolari da parte dei governi di centrodestra.
4. “Se lo Stato chiede il 70% è ovvio che si crea evasione, è sopravvivenza”
Scomponiamo l’affermazione in due elementi da verificare.

In primo luogo, è vero che lo Stato – quantomeno in determinate situazioni – chieda il 70%?

Secondo un’elaborazione del Sole 24 Ore dello scorso agosto, basata su dati della Banca Mondiale, il Total Tax Rate (cioè il prelievo fiscale complessivo) che si applica alle società in Italia è del 64,8%, uno dei più alti al mondo. Dunque una percentuale non eccessivamente lontana da quella citata da Salvini. Ovviamente diverse sono le percentuali di tassazioni sul reddito dei lavoratori dipendenti, che del resto non possono evadere quelle imposte in quanto già trattenute in busta paga.

In secondo luogo, i Paesi con un Total Tax Rate simile a quello italiano hanno un fenomeno evasivo analogo? In altre parole, evadere oltre una certa soglia è “naturale”?

Guardando ancora l’elaborazione del Sole 24 Ore vediamo che l’Italia è seguita da vicino da un altro grande Paese europeo, la Francia, col 62,7%. Secondo uno studio del 2012, condotto su dati del 2009, di Richard Murphy – analista britannico esperto di tassazione – l’Italia perde l’equivalente del 23,8% del Pil a causa dell’evasione fiscale. La Francia l’11,8%, circa la metà.

Dunque, come sottolineato anche dallo stesso Murphy, “non c’è alcuna chiara relazione tra il livello di tassazione e il livello di evasione negli Stati membri dell’Unione europea”. (AGI)