Nel mondo ogni 14 secondi si verifica un crimine informatico e i danni economici che ne conseguono sono enormi. La situazione è in netto peggioramento anche in Italia, soprattutto negli ultimi anni. Un dato che fa riflettere è quello che riguarda la città di Belluno, dove – secondo un’analisi condotta da Das, la compagnia di Generali specializzata nella tutela legale – tra il 2010 e il 2015 questi crimini sono quasi triplicati. Non migliora la situazione in provincia di Vicenza, dove i casi sono raddoppiati.
Colpito un italiano su 393
“La nostra ricerca – spiega Roberto Grasso, amministratore e direttore generale di Das – evidenzia un fenomeno preoccupante. Nel periodo che abbiamo analizzato le denunce delle forze di polizia all’autorità giudiziaria per reati informatici sono cresciute in Italia di oltre il 51%, con un’incidenza di un reato ogni 393 abitanti. I danni economici per chi subisce questo tipo di reato possono essere rilevanti e a volte difendersi in giudizio può essere complicato e richiedere tempi lunghi”.
Dall’indagine è emerso anche che a livello nazionale il numero assoluto di reati informatici è cresciuto in modo rilevante in tutte le regioni, ma principalmente in Friuli Venezia Giulia (+134%) e Umbria (+102%). Alla fine della classifica si trovano la Campania (+17%), la Valle d’Aosta (+19%) e la Puglia (+34%).
Le storie di chi è stato truffato con il phishing
Chiunque può cadere nella trappola del phishing, la truffa via mail dove si cerca di convincere la vittima a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso. E’ capitato a Michela che si è vista inviare una mail a tutti i suoi amici nella quale c’era scritto: “Ciao sono Michela. Mi trovo da sola a Londra e sono in difficoltà. Per favore puoi chiamarmi a questo numero? (+44 999 3161522552). “Molti miei contatti – ha raccontato Michela a Das quando le è stata chiesto di raccontare la sua storia – hanno chiamato il numero e si sono visti addebitare cifre astronomiche in bolletta. Sono stata denunciata per truffa e ho dovuto ricorrere ad un avvocato. Il risultato è stato oneroso – conclude la ragazza – sia in termini economici, perché ho dovuto pagare migliaia di euro di spese legali, sia per la mia professione. Ho perso credibilità con molti contatti di lavoro”.
Sempre una mail è stata la rovina di Alessandro che ha ricevuto sulla sua posta elettronica questo messaggio: “Congratulazioni! In base al curriculum che hai inviato a (…) abbiamo l’occasione di confermare che Lei è stato selezionato per lavorare per Fresh Italia srl. In allegato un modulO da inviare compilato con dati personali, numero di conto corrente…”. “Ho purtroppo risposto all’annuncio, racconta sempre a Das Alessandro – perché era un periodo che stavo cercando lavoro e mi ero iscritto ad una serie di siti dedicati. Ho quindi fornito tutti i miei dati con i quali il finto datore di lavoro ha usato il mio conto corrente per trasferimenti illeciti di denaro”. (agi)