“Riportare in città la manifattura a basso impatto, mantenere la capacità di produrre prodotti fisici (non limitandosi a essere delle piazze di consumo) è una delle chiavi perche’ le citta’ rimangano a lungo leader nel campo dell’innovazione” si legge ancora nel rapporto. Ma il ritorno delle fabbriche non è destinato a incidere solo sull’occupazione: l’arrivo di imprese di piccole dimensioni consente di riqualificare i centri urbani. “La produttività e la competitività delle imprese non è data solo dall’innovazione dei macchinari, ma anche dalla presenza di figure specializzate: un tema importante se si considera che negli ultimi anni la recessione economica ha prodotto fenomeni di parziale desertificazione di alcune zone urbane, in cui si è ridotta la presenza di attività commerciali, artigianali e di servizio”, osserva il Censis.
In sostanza, cambia il rapporto tra produzione e città che conosce una fase nuova perchè nessun altyro luogo più di una metropoli è stimolante per la creatività aziendale. “L’ambiente urbano è favorevole alla produzione di idee e contenuti nuovi, capace di intercettare e interpretare le tendenze di cambiamento della società” scrive il rapporto, perchè è “ricco di risorse umane qualificate, aggiornate e specializzate nei più diversi campi ed è in grado di garantire una forte apertura alla dimensione internazionale”. La scommessa, per il Censis, è sull’autoimprenditorialità e le micro imprese per “facilitare lo sviluppo e il consolidamento di un nuovo ciclo produttivo urbano”. (AGI)