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Integrazione e terrorismo

11 de fevereiro de 2015 - Por Comunità Italiana
Integrazione e terrorismo

EzioMaranesiIl rifiuto di integrarsi ad un contesto sociale non giustifica il terrorismo

Secondo lo Zingarelli integrare significa “inserire una persona in un contesto sociale di cui non faceva parte.” Ci sarà integrazione se il contesto sociale cerca di integrare e la persona vuole essere integrata. Ho seguito i commenti di varie fonti sugli attentati di Parigi. Mi ha colpito, come cittadino europeo, uno dei commenti veicolati da Globo News. Ospitava Arlene Clemesha, giovane professoressa della USP, curriculum accademico di notevole prestigio, sinistra marxista (se ho ben capito), definita cientista politica. Ha sostenuto che gli assassini di Parigi sono diventati terroristi perché non integrati nel contesto sociale in cui vivevano. Un poco di modestia non guasta mai; nessuno è depositario della verità. E poi si capisce meglio una situazione quando la si vive, e non pare che la nostra cientista abbia vissuto anni nella banlieue parigina. Neppure io ci ho vissuto, ma conosco bene alcune realtà italiane. A Prato, piccola città vicino a Firenze, vivono 40.000 cinesi. La comunità non si è integrata né dimostra interesse a farlo. Non crea problemi di ordine pubblico e non sembra vi siano cinesi che tramino atti di terrorismo. Via Padova, a Milano, era anni fa una zona di fiorente commercio. Ora è abitata da arabi, latini, cinesi, rom, africani, provenienti da 50 paesi diversi, in gran parte senza permesso di soggiorno. Vi ci abitano ancora molti italiani, disperati, che pagano le tasse e vorrebbero scappare, ma non sanno dove andare. Nelle intenzioni dell’amministrazione comunale doveva essere un laboratorio di inclusione sociale e integrazione: la Milano multietnica. È invece un inferno: criminalità, droga, risse, rifiuti, degrado, escrementi, disperazione. È terra di nessuno: forse impotenza, forse buonismo ma lo Stato non c’è. Via Padova è un caso limite, ma molte città d’Italia soffrono la presenza di troppi extracomunitari irregolari che vivono di elemosina, estorsioni nei parcheggi o agli incroci stradali, vendita di prodotti contraffatti, ma anche di furti, assalti, spaccio droghe ecc. Sbarcano ogni anno sulle coste italiane 200.000 disperati che provengono dall’Africa e dal Medio Oriente: l’Italia li aiuta a non morire in mare, ma non riesce poi a dare loro un lavoro. Il lavoro non c’è. Sono già oltre un milione gli extracomunitari che non possono essere integrati. Ci può essere il terrorista fra di loro, ma è raro. Lo troviamo piuttosto tra gli immigrati islamici regolari o tra giovani esaltati, cittadini italiani di origini islamiche o convertiti all’islam, che rifiutano a priori di integrarsi alla nostra società occidentale in nome di un credo religioso che, probabilmente, neppure conoscono. Le culture occidentali cercano goffamente di dimostrare ospitalità alle altre culture; e allora via dalle scuole il crocefisso e il presepe, via peppa pig e il prosciutto (la fettina del dolce San Daniele!!!) dai libri di scuola ecc. Ridicolo. Caro emigrato, ti accolgo a casa mia, sono tollerante e rispetto la tua cultura, ma tu rispetta la mia legge e la mia cultura. Non puoi spararmi solo perché sono occidentale; già lo fai nel tuo paese, qui non devi farlo. La non integrazione, da sola, non crea il terrorismo; esso nasce dal fanatismo di individui che mai accetterebbero di integrarsi in una cultura occidentale, vuoi per idealismo, per natura violenta, per istinto di ribellione o altro.
Integrarsi non è facile: noi emigrati italiani in Brasile lo sappiamo benissimo. Il Brasile è un paese ospitale: ci ha accolti a braccia aperte. Le culture dei nostri due Paesi sono simili. Abbiamo imparato ad amare questa terra. Ci abbiamo vissuto e ci stiamo vivendo. Possiamo dirci pienamente integrati? Lo sono, probabilmente, i discendenti di seconda o terza generazione degli emigrati di inizio ‘900 ma noi, che siamo nati in Italia, che abbiamo scelto di vivere qui, che viviamo in questo contesto sociale tanto simile al nostro, che siamo e saremo leali verso questo Paese, ci siamo integrati? Per alcuni aspetti sí, ma dentro di noi siamo rimasti italiani. E se è difficile per noi sentirci pienamente integrati in Brasile, figuriamoci come si può sentire un musulmano che vive in Occidente, in una cultura così diversa dalla sua. Anche quando non è un fanatico estremista.

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.