Il testo da lunedì all'esame dell'assemblea di Palazzo Madama. La maggioranza ha contingentato i tempi della discussione. Di Pietro: "Napolitano tenga schiena dritta". Cei: "Salvaguardare tutti i beni in gioco"
ROMA – Malgrado le proteste, e la sollevazione di tutto il mondo dell'informazione, non è esclusa la fiducia. Così dice Elio Vito, ministro per i Rapporti con il Parlamento, sul ddl intercettazioni 1. Che approderà in aula al Senato lunedì 31 maggio.
{mosimage}Dopo l'approvazione di questa notte in Commissione 2, non è stata una discussione serena quella di oggi della Conferenza dei capigruppo. E' stato il presidente del Senato, Renato Schifani, secondo quanto si è appreso, a cercare di ridurre le distanze fra i due schieramenti, almeno sul calendario. La maggioranza si è presentata chiedendo l'immediata calendarizzazione del provvedimento, già a partire dalla seduta di giovedì 27 maggio. L'opposizione, secondo le stesse fonti, è insorta protestando per l'assoluta ristrettezza dei tempi a disposizione. Da qui la mediazione di Schifani, che ha indicato lunedì 31 maggio per l'avvio dell'esame del provvedimento. Anche così, però, il calendario è stato approvato a maggioranza e per questa ragione dovrà essere votato in Aula nel pomeriggio.
Il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, ha parlato di "decisione di un gravità inaudita: ci saranno 10 ore di discussione in tutto, un'ora per gruppo. Inoltre il governo porrà la fiducia: lo abbiamo chiesto al ministro Vito che non lo ha escluso. 'Con ogni probabilità – ha aggiunto – la fiducia verrà chiesta la setttimana successiva, verosimilmente l'8 giugno".
"Noi ci batteremo per un solo emendamento: l'abrogazione" ha detto il leader Idv, Antonio Di Pietro, chiudendo a ogni possibilità di un confronto tra maggioranza e opposizione per modificare il provvedimento sulle intercettazioni che definisce "criminogeno, inemendabile e da respingere con tutte le forze possibili. "Ogni tentativo, che una parte dell'opposizione vuole fare, di emendare il testo è una giustificazione, un corollario per giustificare una norma criminogena". <a xhref="http://oas.repubblica.it/5c/repubblica.it/nz/politica/interna/L-33/1370514900/Middle/OasDefault/Fiat_Lancia_NwInf_SqIn_240510/Fiat_LanciaDeltaHardBl_SqIn_mag10.html/765770423555756a6175414144455031?http://clk.atdmt.com/MC2/go/233913330/direct/01/1370514900" target="_blank"><img border="0" xsrc="http://view.atdmt.com/MC2/view/233913330/direct/01/1370514900" /></a>
"Se la legge sarà promulgata, il giorno dopo abbineremo il referendum per l'abrogazione agli altri tre quesiti e sarà gioco facile raccogliere 500 mila firme perché la realtà è che il governo lo vuole per tutelare alcuni altissimi politici di quel mondo piduista che gira intorno al premier". L'ex pm annuncia inoltre che l'Italia dei Valori renderà note "ai cittadini le intercettazioni legittimamente disposte, acquisite e depositate, quelle che entrano in un'inchiesta e quindi servono ai cittadini per capire".
"Staremo molto attenti – ha aggiunto Di Pietro – senza essere accusati di lesa maestà, a vedere come si comporterà il Capo dello Stato. Non vogliamo tirarlo per la giacchetta ma da cittadini, in difesa dell'articolo 21 della Costituzione, staremo attenti che tenga la schiena dritta perché mai come in questo momento ce ne è bisogno".
Sulla legge in discussione interviene anche la Cei che invita a "salvaguardare equilibratamente" i beni di tutte le parti in gioco. A dirlo è stato questa mattina il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata. "Noi vescovi rispettiamo quello che il popolo italiano decide tramite il governo e il Parlamento. Tuttavia – ha aggiunto – in quella visione di concorrere alla ricerca del bene comune del Paese, auspichiamo che i beni in gioco, quelli dei singoli individui, della giustizia, della solidarietà, della comunicazione, siano equilibratamente salvaguardati". "Questo – ha concluso – esprime il sentire della collettività e del nostro popolo".
Fonte: www.repubblica.it