Familiari che vivono ora sotto la protezione della polizia britannica nel Regno Unito (costo: 7mila euro al giorno), tranne il padre che si trova in Kuwait dove il governo locale gli ha chiesto di dissociarsi apertamente dal figlio. Il messaggio di scuse di Jihadi John sarebbe legato più che altro a ragioni religiose che non a un improbabile pentimento: in base all’islam, infatti, chi disobbedisce o crea preoccupazioni ai propri genitori può finire all’inferno.
Intanto in Gran Bretagna cresce la preoccupazione per il rischio terrorismo, specie dopo la notizia che 320 dei circa settecento ‘foreign fighters’ britannici che avevano ingrossato le file dell’Isis e di al Qaeda sono rientrati nel Paese, e costituiscono una minaccia bella e buona. E il governo Cameron prova a correre ai ripari. Malgrado gli annunciati tagli alle spese militari, non completamente smentiti dal ministro della Difesa Philip Hammond, è in arrivo un giro di vite sulla concessione dei visti e della cittadinanza, subordinati alla piena condivisione dei valori britannici da parte del candidato.
Ma il provvedimento, su cui si registra condivisione in tutta la coalizione di governo, prevederà anche anche una maggiore protezione in favore di studenti e minori: nessun fondamentalista islamico potrà più avvicinarsi a loro senza la supervisione di soggetti accreditati dalle autorità locali competenti. L’obiettivo è evitare la possibilità che vengano instillati messaggi sbagliati nelle giovani generazioni, soprattutto nelle scuole e nelle università come in quella londinese frequentata da Jihadi John. Insomma, basta con il “messaggio ambivalente e pericoloso che è stato erroneamente inviato nel passato” dal Regno Unito, e invece “più promozione dei valori britannici e nella sfida agli estremisti che a tali valori si oppongono”.
Contro il rischio emulazione, che avrebbe portato tre ragazze britanniche a scappare in Siria per unirsi all’Isis, fuga certamente sventata in presenza di una maggiore comunicazione tra i loro familiari e le autorità, il capo della polizia ha lanciato un appello: le famiglie informino le autorità se sospettano che i loro ragazzi rischiano di essere risucchiati nelle milizie delle organizzazioni terroristiche, in maniera da riuscire a fermarli in tempo. (ANSA)