Le imbarcazione volevano forzare il blocco di Gaza: l'assalto dei militari finisce nel sangue
{mosimage}MILANO – Finisce nel sangue l'assalto israeliano contro una flottiglia di navi appartenenti a organizzazioni non governative in rotta verso Gaza nel tentativo di forzare il blocco imposto da Tel Aviv nella zona. Il bilancio è ancora incerto, ma una tv israeliana ha riferito di 19 attivisti morti e 26 feriti. Feriti anche cinque militari israeliani. Secondo le prime ricostruzioni, le forze armate di Tel Aviv avrebbero cercato di prendere il controllo delle navi, ma l'assalto è finito nel peggiore dei modi. Il comandante della marina militare israeliana, ammiraglio Eliezer Marom, ha affermato che gli scontri mortali si sono verificati solo su una delle sei navi, la Marmara, battente bandiera turca. Su tutte le altre imbarcazioni, ha detto, l'operazione si è svolta senza incontrare resistenza violenta da parte dei passeggeri e perciò senza vittime. Il ministero dei Trasporti turco denuncia però che la flottiglia è stata illegalmente intercettata in acque internazionali, a circa 70 miglia nautiche (130 km) dalla terraferma. Fra gli attivisti a bordo delle navi c'erano anche quattro italiani: la Farnesina afferma che nessuno di loro è stato coinvolto nella sparatoria. Il blitz israeliano ha ovviamente provocato una serie di reazioni e polemiche internazionale: l'Unione europea ha chiesto immediatamente l'apertura di un'inchiesta.
RICOSTRUZIONE ISRAELIANA – Il premier israeliano, Benjamin Netanyhau, in visita in Canada, ha dichiarato il suo pieno supporto all'operazione dei militari. Fonti del suo staff hanno anche confermato l'incontro con il presidente americano, Barack Obama, previsto martedì a Washington: contrariamente a quanto sembrava inizialmente, Netanyhau non tornerà subito in Israele. Intanto si cerca di fare luce sull'accaduto: le ricostruzioni sono contrapposte. Secondo l'esercito israeliano, i militari sarebbero stati oggetto di un attacco con armi da fuoco da parte di alcune persone presenti su una delle navi. «Durante l'intercettazione – sottolinea un comunicato militare israeliano – i dimostranti a bordo hanno attaccato il personale navale dell'Idf con armi da fuoco e armi leggere, incluso coltelli e bastoni. Inoltre una delle armi usate era stata strappata a un soldato dell'Idf. I dimostranti avevano chiaramente preparato le proprie armi in anticipo per questo specifico scopo. Come risultato di questa attività violenta, le forze navali hanno usato strumenti antisommossa, comprese armi da fuoco». Secondo il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak, la responsabilità delle vittime ricade sui promotori dell'iniziativa – soprattutto su una Ong turca – oltre che su chi ha contrastato con la violenza i militari. «Il mandato ai soldati era che si trattava di un'operazione di polizia – ha spiegato Mark Regev, portavoce del premier israeliano Benjamin Netanyhahu – e di usare la massima attenzione. Sfortunatamente (i militari) sono stati attaccati con violenza» e hanno reagito. Il ministero degli Esteri ha fatto sapere di aver trovato armi a bordo della Flotta della Libertà.
RICOSTRUZIONE TURCA – Secondo altre testimonianze, però, i soldati sarebbero stati colpiti con armi da taglio e non da fuoco. Anche i funzionari doganali del porto di Antalya, in Turchia, respingono le accuse circa il fatto che la nave turca assaltata dalla marina di Tel Aviv trasportasse armi oltre che aiuti umanitari diretti a Gaza. Funzionari della direzione della dogana turca, citati dal quotidiano al-Zaman, hanno chiarito che tutti i passeggeri saliti a bordo della Marmara sono transitati attraverso i rilevatori a raggi X. Nessuno di loro, hanno precisato, aveva armi con sé. «Quarantadue persone si sono imbarcate a Istanbul, qui (ad Antalya, ndr) 504 passeggeri sono saliti sulla nave. Tutti sono passati attraverso i metal detector e i raggi X. Non abbiamo trovato nessuna arma e non abbiamo notato nulla di sospetto su Mavi Marmara. Se i nostri funzionari avessero sospettato qualcosa, ce lo avrebbero riportato», hanno dichiarato dal direttivo della dogana turca.
SCEICCO FERITO – Tra i feriti nell'assalto israeliano alle navi umanitari c'è anche lo sceicco Raed Salah, capo del Movimento islamico nei territori palestinesi. Secondo fonti citate da Haaretz, lo sceicco è grave. Da parte sua, Kamal Khatib, vice presidente del Movimento, ha accusato gli israeliani di aver tentato di uccidere Salah sfruttando l'attacco alla Flotta della Libertà.
PRIMA NAVE – La prima nave della flotta di imbarcazioni con i manifestanti è intanto arrivata nel porto di Ashdod. Lo ha annunciato la tv satellitare 'al-Arabiya'. L'imbarcazione si trova ora all'interno del porto: si tratta della prima delle sei navi accompagnate dalla marina militare israeliana a largo delle coste israeliane. Gli attivisti catturati durante il blitz saranno rinchiusi in un centro di detenzione allestito nel porto di Ashdod. Lo hanno reso noto fonti israeliane citate da Haaretz, secondo cui gli arrestati saranno espulsi nel Paesi di origine. Coloro i quali rifiuteranno l'espulsione saranno trattenuti in carcere.
TENSIONE IN ISRAELE – Intanto la polizia israeliana ha elevato lo stato di allerta nelle zona del Wadi Ara (60 chilometri a nord di Tel Aviv), dopo che nella città di Um el-Fahem si è sparsa la voce del ferimento dello sceicco Raed Sallah. La radio militare aggiunge che i vertici della polizia israeliana hanno condotto stamane una seduta di emergenza e che continuano a seguire da vicino l'evolversi della situazione nella popolazione araba. La centrale israeliana per la lotta al terrorismo ha emesso un avvertimento ai cittadini israeliani a rinviare i viaggi in Turchia e a quelli che già si trovano in questo paese a restare nelle loro abitazioni e a evitare luoghi affollati.
Fonte: www.corriere.it