“Hanno parlato per tre mesi di referendum, olimpiadi e direzioni di partito – spiega Di Maio – E cosi’ hanno perso le elezioni a Roma e Torino. Il giorno dopo la sconfitta, hanno iniziato a parlare di modifiche alla legge elettorale, ovvero di come spartirsi le poltrone alle prossime elezioni politiche. La Camera ci costa 100.000 euro all’ora e il PD vuole spendere questi soldi per cambiare l’Italicum. Facciano pure. Ma quando vorranno tornare sulla Terra, gli mostreremo quali sono le priorita’ per l’Italia”.
Piu’ duro Alessandro Di Battista, che definisce “cialtroni” quelli del Partito Democratico: “Fino alle vittorie M5S a Roma e Torino l’Italicum era la legge migliore al mondo (per noi e’ uno schifo). Ora Renzi pronto a cambiarla. Cialtroni!”. Il collega di partito, Danilo Toninelli, definisce invece l’Italicum “cibo avvelenato per la democrazia”, che “non puo’ essere migliorato” ma “solo cancellato”.
Cauti i capigruppo del Pd: “io sarei molto prudente”, spiega il presidente dei senatori Luigi Zanda, anche perche’ “sarebbe la prima volta che si modifica una legge elettorale che non e’ stata mai sperimentata. Miglioramenti ci possono sempre essere ma bisogna mettere sul piatto anche tutte le conseguenze”. Il collega di Montecitorio, Ettore Rosato, frena gli entusiasmi: quella che sara’ discussa a settembre “e’ soltanto una mozione… L’iniziativa di Sel e’ rispettabile ma non e’ uno strumento per cambiare la legge elettorale. Tra l’altro l’incostituzionalita’, oggetto della mozione, e’ un problema che per noi non c’e’. Con l’Italicum abbiamo costruito un impianto solido, che garantisce la governabilita’ e la rappresentanza e che risolve quei problemi che anche oggi possiamo rivedere in Spagna. Detto questo, non abbiamo mai negato il dialogo”. Insomma, per Rosato “le priorita’ del Paese sono altre”.
E mentre dentro Forza Italia fanno discutere le parole di Confalonieri che invita Berlusconi a collaborare con il Governo sulle riforme, arrivano anche le indiscrezioni di Repubblica che attribuiscono al ministro Angelino Alfano l’intenzione di aprire una crisi di governo dopo il referendum in assenza di una revisione dell’Italicum che preveda l’introduzione del premio di coalizione. (AGI)