Comunità Italiana

La comunità italiana a UK

Nell’ambito dell’affare assegnato su “Le conseguenze della Brexit per la collettività italiana residente nel Regno Unito”, il Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero del Senato ha ospitato ieri il Sottosegretario alle politiche europee, Sandro Gozi.
A fare gli onori di casa il presidente del Comitato, Claudio Micheloni (Pd).
Gozi ha esordito ribadendo che “il Governo italiano considera come una priorità imprescindibile lo status dei cittadini italiani residenti nel Regno Unito”, e che, come già affermato dal sottosegretario Amendola la scorsa settimana nella sua audizione al Comitato, “non saranno accettati accordi a ribasso”.
Il sottosegretario ha quindi citato le iniziative intraprese dalla Farnesina subito dopo il referendum sulla Brexit: “la ricognizione sulla presenza degli italiani nel Regno Unito, la predisposizione di un’apposita piattaforma web dedicata alle informazioni sulla Brexit per i cittadini italiani e l’incontro, il 24 maggio scorso presso il Consolato generale di Londra, nell’ambito del progetto “Primo Approdo”, cui sono intervenuti 90 connazionali e alcuni relatori specializzati nel settore fiscale e nel diritto sull’immigrazione”.
Quanto ai numeri, Gozi ha confermato che “gli italiani attualmente residenti nel Regno Unito sono circa 600.000 (di cui 290.000 iscritti all’Aire), per un totale di circa 3.200.000 cittadini europei e a cui corrispondono quasi un milione di cittadini britannici residenti nell’Unione europea. Credo sia necessario, considerato anche l’alto numero di cittadini britannici residenti nell’Unione europea, tutelare le loro scelte famigliari e lavorative passate e future, nella convinzione che sia interesse anche delle autorità britanniche garantire soluzioni ragionevoli dalle quali dipende anche il futuro delle relazioni tra Europa e Regno Unito”.
Il negoziato, ha confermato Gozi, “sarà tra due attori: l’Unione europea e la Gran Bretagna”; l’Ue “intende raggiungere l’obiettivo di un accordo basato su un equilibrio ponderato tra diritti e obblighi a condizioni di parità. I negoziati dovranno essere condotti con la massima trasparenza e dovranno essere intesi come un pacchetto unico, senza soluzioni su elementi separati. Nel medesimo spirito non vi saranno negoziati bilaterali a livello di singoli Stati membri”, ha assicurato Gozi. “Sarà sicuramente un negoziato duro e complicato, con momenti di tensione e che dovrà tenere conto di una decisione dolorosa ma inequivocabile espressa dai britannici attraverso il referendum”.
Per quanto riguarda i diritti dei cittadini, ha proseguito il sottosegretario, “le direttive di negoziato approvate dal Consiglio il 22 maggio scorso, nel definire gli elementi costitutivi dell’accordo, pongono al primo posto la salvaguardia dello status e dei diritti derivanti dal diritto dell’Unione europea alla data del recesso, anche se il godimento di tali diritti interverrà in data successiva. L’accordo dovrà prevedere garanzie reciproche e fondate sul principio di parità di trattamento tra i cittadini degli Stati membri dell’Unione europea e i cittadini britannici. Questi diritti dovranno essere tutelati come diritti acquisiti a vita dai titolari e quindi direttamente esercitabili”.
“L’ambito di applicazione di tali diritti – ha puntualizzato – corrisponderà a quello della direttiva n. 38/2004 e dovrà comprendere sia le persone economicamente attive sia quelle non attive, che hanno risieduto nel Regno Unito e nell’Unione europea prima della data del recesso, e i famigliari che li accompagnano o che si siano con loro ricongiunti in qualsiasi momento prima o dopo il recesso. In tale ambito saranno ricompresi anche i cittadini transfrontalieri. I diritti che dovranno essere tutelati sono quelli derivanti dagli articoli 21, 45 e 49 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e stabiliti dalla direttiva n. 38/2004, riguardanti i diritti di soggiorno e i diritti ad essi connessi, diritti che dovranno essere assicurati da procedure semplici, gratuite o a costi non superiori a quelli imposti ai cittadini britannici; i diritti e gli obblighi relativi al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale di cui ai Regolamenti nn. 883/2004 e 987/2009 e i diritti relativi alla libera circolazione dei lavoratori all’interno dell’Unione di cui alla direttiva n. 492/2011. Infine il diritto ad accedere ed esercitare una attività lavorativa autonoma”.
Quanto, infine al riconoscimento dei diplomi, dei certificati e degli altri titoli di studio conseguiti in uno Stato membro prima della data del recesso, Gozi non ha negato la sua “preoccupazione per le complessità del negoziato”. L’accordo, ha spiegato, “dovrà far si che i diplomi, i certificati e i titoli di studio riconosciuti in uno Stato membro prima della data del recesso continuino ad essere riconosciuti anche dopo tale data; occorrerà anche prevedere un percorso ad hoc per i cicli di studio non ancora conclusi al momento del recesso”.
Si è quindi aperto il dibattito. Micheloni ha voluto citare, come “spunto di riflessione” in materia previdenziale e pensionistica, “l’accordo di cooperazione tra l’Unione europea e la Svizzera” che, ha suggerito, “potrebbe essere utilizzato come un buon precedente nell’ambito del negoziato tra l’Unione europea e la Gran Bretagna”. Il senatore ha poi sottolineato “la discrepanza tra la stima di 600.000 italiani presenti in Gran Bretagna, e i 290.000 iscritti all’Aire” chiedendo a Gozi “quanti di questi saranno riconosciuti dal Governo inglese ai fini della tutela dei diritti acquisiti”.
Secondo il senatore Dalla Tor (AP) “la Gran Bretagna continuerà ad aver bisogno di una presenza di cittadini europei sia per il mondo degli affari sia per il bisogno di manodopera”. A Gozi il senatore ha chiesto “quali saranno i diritti riconosciuti ai cittadini europei che risiederanno stabilmente in Gran Bretagna dopo la data del recesso e quali sono gli accordi bilaterali tra la Gran Bretagna e gli Stati extra Unione europea”.
Arrigoni (Lega Nord) ha chiesto “quali siano le principali preoccupazioni dei cittadini italiani residenti nel Regno Unito, le dimensioni delle collettività francesi e tedesche in Gran Bretagna e se l’entrata in vigore di un accordo di recesso potrebbe essere anticipata rispetto alla data di marzo 2019”, mentre Pagano (Ap), in merito all’unità dei 27 nel processo negoziale, ha domandato se “esistano degli interessi dei singoli Stati membri che potranno incrinare tale unità e avviare negoziati paralleli”.
Le questioni da approfondire per Gozi sono in primis “la questione relativa alla differenza tra il numero dei cittadini italiani registrati all’Aire ed effettivamente residenti in Gran Bretagna” rispetto alla tutela dei diritti acquisiti. “Riconoscendo l’interesse del Regno Unito a mantenere buone relazioni con l’Unione europea, evidenziato anche dalla volontà di affrontare in primis la questione dei diritti acquisiti dei cittadini, ritiene, credo sia importante anche vigilare politicamente su questa disponibilità”.
Quanto alla libera circolazione, “l’Unione europea è stata immediatamente disponibile, all’indomani del referendum, a negoziare un accordo sul modello norvegese: purtroppo – ha ricordato Gozi – la posizione del Governo inglese ha escluso una soft Brexit. Credo però che, nell’ambito del negoziato, le opzioni per un accordo siano ampie e molteplici”. Sui rapporti con i paesi extra Unione europea, “in materia migratoria sono attualmente vigenti le norme comunitarie con i connessi margini di disponibilità concessi ad ogni Stato membro”.
Secondo il sottosegretario “i temi di maggiore interesse per la collettività italiana residente in Gran Bretagna riguardano l’accesso alla sanità, il diritto alla residenza e le tasse per l’iscrizione all’università che devono rimanere le stesse previste per i cittadini britannici”.
Concludendo, Gozi ha sottolineato ancora una volta “l’importanza di mantenere una unicità di intenti a 27”, spiegando che “le diverse fasi negoziali volte a far esprimere l’Unione europea con un’unica voce: infatti per ogni tornata negoziale, sono previste due settimane di consultazione tra gli Stati membri e il negoziatore della Commissione, Barnier, una settimana di consultazione tra l’Unione europea e il Regno Unito e infine un’ultima settimana di negoziati tra Unione europea e Regno Unito”.
A Micheloni, che riferendo di “una ipotesi in circolazione tra gli economisti relativa all’impossibilità concreta di sciogliere i legami esistenti tra Gran Bretagna e Unione Europea” ha chiesto a Gozi “se il Regno Unito potrebbe, dopo un infruttuoso negoziato, rinunciare alla Brexit”, il sottosegretario ha risposto che “sebbene molti si augurino un ripensamento da parte del Regno Unito, non sia questa un’ipotesi realistica”. (aise)