Come ancipato nei giorni scorsi, l’avvocato Michele Andreano, difensore di Manuel Foffo ha chiesto nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Riccardo Amoroso “l’esame tossicologico per valutare il livello di sostanze stupefacenti presenti nel corpo di Manuel” al momento dell’atroce omicidio di Luca Varani, ucciso al Collatino dopo un festino a base di alcol e cocaina . Intanto emergono particolari raccapriccianti sul delitto del 23enne, torturato con una serie di coltellate alla gola che non sarebbero però risultate definitive ma, di fatto, gli hanno impedito di poter urlare. Ad ammazzare il giovane è stata una coltellata al cuore: a riferirlo agli inquirenti è Manuel Foffo, uno dei due arrestati, spiegando che il colpo mortale è stato inferto da Marco Prato. L’arma è rimasta conficcata nel petto e rimossa solo dal medico legale.
“In passato avevo avuto un momento in cui avevo l’intenzione di far del male a qualcuno. Non so come questa idea e’ maturata tra me e me”. E’ uno dei passi della confessione resa da Manuel Foffo al pm Francesco Scavo. Parlando di se’, Foffo ha aggiunto: “Anche se ho avuto questo pensiero in passato, lo stesso e’ rimasto tale e non ho mai pensato che potesse concretizzarsi. Non mi ritengo capace di aver fatto quello che ho fatto”. Prima di uccidere Varani, Foffo ha rivelato al magistrato di aver fatto un giro in macchina assieme all’amico Marco Prato alla ricerca di una persona da colpire: “Quando eravamo in macchina non abbiamo portato a termine la nostra intenzione di fare male a una persona perche’ non abbiamo trovato nessuno. Lo avremmo forse fatto se avessimo trovato quella persona. Non ricordo quanto tempo girammo in macchina – ha fatto mettere a verbale Foffo – ma so che non abbiamo fatto uso di cocaina durante la nostra uscita. Non ricordo cosa abbiamo fatto o se abbiamo incontrato qualcuno”.
Prima di Luca Varani, Foffo e Prato hanno avuto incontri con almeno altri due ragazzi nell’appartamento di via Giordani. La circostanza e’ emersa dall’interrogatorio che Foffo ha reso al pm Francesco Scavo. “Io e Marco – ha raccontato il trentenne al magistrato – abbiamo deciso di trascorrere del tempo insieme da mercoledi’ scorso nel mio appartamento ma non siamo stati sempre soli. Ricordo che e’ venuto un mio amico di nome Alex che avevo conosciuto mesi fa in una pizzeria sulla Tiburtina. Quando lui e’ venuto a casa eravamo sotto l’effetto della cocaina ma mantenevamo la lucidita’. Aggiungo che e’ stato presso casa mia anche un certo Giacomo, altro mio amico. Quando invece e’ arrivato Luca, sia io che Marco eravamo molto provati dall’uso prolungato di cocaina, e quindi non piu’ lucidi”.
“Sono morto dentro, aiutami a spiegare questa storia”, si è sfogato Foffo con il suo avvocato, Michele Andreano, quando sabato 5 marzo lo ha chiamato per raccontargli cosa era successo. “Ho subito consigliato a Manuel di costituirsi – ha detto il penalista incontrando i giornalisti – così come l’aveva fatto il padre”. Foffo, a detta dell’avvocato, “si è pentito in maniera netta con me, con il pm e con il maresciallo che l’ha arrestato”.
Foffo “è profondamente pentito di quello che ha fatto e man mano che sono passate le ore si è reso conto del dramma di cui è stato causa”, ha proseguito Andreano. “Nell’immediato – ha detto – non si è assolutamente reso conto di quello che aveva fatto, tanto che subito dopo i fatti i due hanno dormito a casa con il cadavere forse per ore lì vicino a loro, sono usciti, hanno fatto un altro giro per Roma e man mano che smaltivano si sono resi conto. L’altro ragazzo sembra che sia andato in hotel per tentare il suicidio, il mio assistito invece ha detto tutto al padre”.(AGI)