Chi si sente disturbato nel vedere un premier che cerca di muovere le acque?
Dobbiamo uscire dalla palude, dice Renzi. Parlare di pantano, pensando alla nostra bella Italia, mette a disagio. Eppure il termine dipinge in modo colorito, mestoma efficace, l’immobile pesantezza della macchina del potere del nostro paese.E cioè delle istituzioni, delle leggi, dei politici e dei burocrati. In questa palude i mafiosi, i furbetti, gli evasori fiscali si sentono in casa. Rettili sotto l’acqua ferma, caimani sonnacchiosi pronti ad azzannarti, zanzare, avventurieri e qualche rara ninfea.Per uscire da questo pantano, dice Renzi, ci vuole coraggio e volontà. Aggiungerei, ci vuole l’onestà, lo spirito di sacrificio, il civismo e l’amor di patria che troppi italiani non hanno avuto e non hanno. Il quadro non piace ma il termine palude è appropriato. Persino nelle piccole cose. Per esempio: dopo settimane di grancassa la nostra bislacca, noiosa e piatta RAI ci ha offerto il Festival di Sanremo. Una passerella che sa di muffa: ospiti che erano giovani 50 anni fa, conduzione pretenziosa e irritante, sceneggiate patetiche (il duetto tra Fazio e una grassoccia L. Casta è uno dei punti più bassi della TV italica), musiche banali che hanno vestito parole idiote. Vivacità e intelligenza severamente vietate. Dobbiamo proprio accettare il termine telemorenti che ci infligge Dagospia? Non siamo proprio capaci di semplificare, innovare, fare di meglio? Altro esempio: è finita l’Olimpiade d’inverno e nella classifica per nazioni l’Italia è tra le ultime in Europa, superata anche da piccoli paesi senza tradizioni alpine come la Slovenia. Sarà che i giovani italiani non amano la fatica degli allenamenti? Siamo proprio cosí molli? Nessuno che smuova questo pantano? E ancora: Pompei si sgretola: vogliamo darci una mossa? E la lista è infinita.
Matteo Renzi è ora il nostro nuovo premier. Piace alla gente, è poco convenzionale, va in giro a piedi senza scorta, parla chiaro e dice cose che tutti capiscono. Sostituisce Letta, che non ha demeritato. Anzi. Ma non ha avuto coraggio. La forma con cui Renzi ha sostituito Letta non è piaciuta, ma dobbiamo convenire che all’Italia di oggi, per uscire dalla palude, serve un premier giovane e coraggioso, che badi molto più alla sostanza che alla forma, che chiami le cose col loro nome, che voglia azione, che abbia grinta, che si muova, anche a costo di pestare piedi eccellenti. Ne dovrà pestare molti, e si farà molti nemici. Dice che farà le riforme che gli italiani aspettano da anni: che il Cielo l’aiuti, perchè qui sulla terra di aiuti ne avrà pochi. Gli avversari politici, i burocrati, il potere finanziario, la magistratura amano la stagnante sicurezza del pantano; ogni rinnovamento è una minaccia al loro potere. Soltanto la rabbia popolare, oggi cosí viva, potrà suggerire loro di mollare qualcosa, temendo il peggio. Renzi vorrà riforme coraggiose: ne porterà a termine meno di quante ne ha promesse e non potrà muoversi con la velocità che vorrebbe. Non sarà colpa sua. Gli alleati di destra, indispensabili per governare, glielo impediranno. In più, per incredibile che possa sembrare, Renzi ha acerrimi avversari nel suo stesso partito. Purezza ideologica o stupido individualismo? La critica è lecita, anzi benefica. Il dibattito pure. Alla fine però tutti, anche i dissidenti, dovrebbero appoggiare la linea del partito. Ciò che i puri del Pd non accettano è che gli italiani non siano accesipost-comunisti; in effetti gli italiani sono dei moderati conservatori che ora, per necessità, vogliono o accettano un governo coraggioso che voglia cambiare le cose per migliorare le condizioni della gente e vada oltre il populismo alla Berlusconi o il vuoto ideologico alla Grillo. Il Pd dopo anni, dopo Berlinguer, ha un leader forte, forse inesperto, forse ambizioso, forsediscutibile, ma che può fargli vincere le elezioni e fare bene all’Italia. Le idee si discutono e ciascuno può coccolarsi le sue; un leader, quando ce l´ha, merita di essere seguito. L’italiano è individualista e ricorda gli anni cupi, ma Renzi non assomiglia in nulla a Mussolini, e i tempi sono altri. Moderiamo pure il nostro entusiasmo, moderiamo pure le nostre aspettative, ma finalmente abbiamo un premier che si muove. Ce la farà? Forse, se avrà tutto il nostro appoggio.