Può esistere un nesso tra impegno politico e pratica sportiva?
Non sono mai stato, né mi sono mai sentito un “politico di professione”; eppureho sempre fatto politica,magari a volte senza esserne pienamente consapevole,da quando bambino sono stato prima ‘lupetto’ e poi ‘scout’, poi ancora dirigente locale e nazionale dell’Azione Cattolica Italiana,quindi obiettore di coscienza (al servizio militare) in servizio civile alternativo, sindacalista e cooperante (responsabile perprogrammi di cooperazione internazionale allo sviluppo).
Ero attratto, anche per questioni familiari (un fratello ViceSindaco, un papà sindacalista, uno zio Presidente di Regione…),dall’arte della politica, ma al tempo stesso diffidavo dagliintrighi e dalle liti, dagli accordi sottobanco e dalle discussioniinfinite e a volte senza risultato alcuno tipiche della politica.
Ad un certo punto, avevo 14 anni, pensavo che il mio futuro fosse nello sport; facevo parte di una squadra di pallavolo e per treanni credo di avere trascorso piùtempo in palestra che sui libri.
Al liceo le cose andarono diversamente: lo studio e gli impegni associativi ebbero la meglio su quelli agonistici, ma credoche l’esperienza sportiva misia rimasta dentro e che abbia permeato anche il mio impegno politico.
La pallavolo è uno sport molto praticato dai giovani, in Italia come in Brasile, anche se purtropponon gode dell’attenzione dei grandi mezzi di comunicazione di massa, e quindi delle risorse, che fanno del calcio (anchein questo caso: in Italia come in farti cadere, se e quando voglio.Lo farà cadere, quando sarà certoche gli converrà. Tradisce, perché avrebbe dovuto discutere i suoi dissensi nell’ambito del partito e accettare le decisioni della maggioranza.Se la sua coscienza non gli avesse permesso di allinearsi,avrebbe dovuto dimettersi perché, per la attuale legge elettorale,buona o cattiva che sia, i parlamentari sono indicati dai partiti, ai quali quindi appartiene moralmente il mandato, e nonscelti dal popolo. Mantenere il mandato e combattere il proprio partito è tradire, e Freud ha ragione: i serpenti di Roma sonoun funesto auspicio. Fini vuole apparire moralizzatore. Difficile credergli; è immoraleciò che sta facendo al suo partito e immorale è il suo silenzio nel Montecarlogate. Anchei pargoli sanno infatti a chi appartiene la casa svenduta daAN. Ma attaccare Berlusconi è di moda: è ricco, politicamente scorretto, ama le donne e, come è costume degli imprenditori,vuol fare, mentre ai politicanti alla Fini piace solo dire ciò che si dovrebbe fare. Purtroppo, per Berlusconi e per tutti gli italiani,l’Italia non va bene e si impoverisce rispetto a altri paesi. Ha un debito pubblico mostruoso, una burocrazia schiacciante, una magistratura inetta, un sud male amministrato, ha le mafie, unalegislazione sociale obsoleta,ecc. e il governo ha grandi difficoltà a governare, grazie ai serpeggiamentidi Fini. Per queste ragioni Berlusconi è vulnerabile e sarà impallinato. Imputo a Berlusconi, navigato imprenditore e uomo di mondo, di non aver neutralizzato il veleno dei morsi di Fini quando era in tempo. Altra notiziola di questi giorni: Berlusconi incontra Fini a Ciampino all’arrivo delle salme degli alpini caduti. Sistringono la mano. Il giorno dopo B. è ricoverato per una chirurgia alla mano. Bah! Sarà un caso.Brasile) lo sport più amato, praticatoe ($$$ ) sponsorizzato.
Due sono le caratteristiche che fanno del volley uno sporta mio parere straordinario: il fondamentale e necessario senso della squadra da un lato e la mancanza del contatto fisico conl’avversario dall’altro.
Nel calcio è possibile che un campione “faccia la differenza” e gli annali calcistici sono pieni di esempi che dimostrano questa tesi; è ovvio che anche il calcio, come tutti gli sport di equipe, si fonda su un impegno coordinato di un gruppo di atleti ma l’equilibrio tra il ruolo del campione (o del “craque”) e il resto della squadra non sempre è bilanciatoa favore di quest’ultima.
Nella pallavolo l’equipe è tutto, e questo è anche favorito e reso necessario dal continuo turn-over di giocatori nel corso della stessa partita.
Altra caratteristica, forse ancora più esclusiva, è quella di giocare tra due gruppi che si fronteggiano ma non arrivano mai a toccarsi. Se ci pensiamo bene un caso quasi unico tra gli sport di squadra, che basano una parte importante del loro agonismo e anche dello spettacolo nel contatto, se non nello scontro fisico,con l’avversario.
Non si tratta di un dettaglio: la mancanza dello scontro fisico costringe l’atleta a concentrarsi al massimo sulla perfezione del gesto, a raggiungere una perfetta intesa con i propri compagni di squadra, a scatenare la propriaforza fisica sul pallone e non sul suo rivale.
Pensandoci bene, credo proprio che quelle lunghe ore e quegli anni trascorsi in palestra non sianopassati invano; a beneficiarne non è stato soltanto il mio fisico ma la mia testa, e sicuramente il politico ha appreso non poco da quell’insegnamento sportivo.
Se la politica di oggi fosse basata più sul ‘gioco di squadra’ e meno sul leaderismo populista di alcuni personaggi e se il dibattito anche più acceso con gli avversari fosse meno ‘gridato’ e più ragionato, più concentrato sulla palla e quindi sui contenuti e meno sulla demolizione della fazionerivale, probabilmente le nostre società, i nostri Paesi ne trarrebbero un grande beneficio.