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La prima scelta di Trump che mette tutti d’accordo. Chi è il generale McMaster

“Un uomo dal grande talento e dall’incredibile esperienza. Molto rispettato nell’arma. Siamo onorati di averlo con noi”. Così il presidente Donald Trump ha presentato il suo nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, il tenente generale H.R. McMaster. Sostituirà Micheal Flynn, costretto alle dimissioni per i suoi controversi contatti con funzionari russi. Trump aveva inizialmente offerto al vice ammiraglio Robert Harward di sostituire Flynn che ha rifiutato l’incarico.

Chi è McMaster, il generale che spiazza e vince
Ufficiale di carriera e veterano pluridecorato, il 54enne McMaster, nato a Filadelfia, è considerato un intellettuale, una delle menti più acute dell’arma. “Dirige l”Army Capabilities Integration Center’, un think tank interno che analizza possibili future minacce ed è anche vice comandante generale del centro di formazione dell’esercito. Ha ottenuto un dottorato dalla University della Carolina del Nord, a Chapel Hill. Si è diplomato all’accademia militare di West Point. Ha combattuto nella Guerra del Golfo (partecipando alla battaglia di “73 Easting), in Iraq e in Afghanistan. E’ considerato poco conformista, se non ribelle, e da qui il soprannome di “generale iconoclasta”. Per il New York Times, la scelta di Trump è coerente con la sua volontà di circondarsi di ufficiali militari di alto grado.

Le critiche alla guerra in Vietnam e in Iraq
Al contrario di molti altri funzionari, McMaster però ha trascorso pochissimo tempo al Pentagono o a Washington. Un limite che potrebbe rivelarsi una sfida. In ogni caso, il generale gode di altissima stima dentro e fuori l’esercito. In particolare, spiega il New York Times, si è guadagnato l’apprezzamento di molti per le pesanti critiche al modo in cui è stata condotta la guerra in Vietnam. Una tesi che spiega dettagliatamente nel suo libro del 1997 “Dereliction of Duty”, “La Desolazione del dovere”, in cui disapprova le scelte del presidente Lyndon Johnson. Critico anche nei confronti di George W. Bush, per il modo in cui fu condotta la guerra in Iraq.

McMaster “ha cementato la sua reputazione nel 2005 – scrive ancora il quotidiano di New York – quando ha lasciato che il Terzo Reggimento di Cavalleria riprendesse il controllo di Tal Afar contenendo così l’insurrezione sunnita. Una mossa di controguerriglia molto apprezzata poi dal generale David H. Petraeus che adottò la linea di McMaster nella strategia si stabilizzazione dell’area tra il 2007 e il 2008, nonché una dimostrazione di come una strategia anti-terrorismo diversa potesse sconfiggere i ribelli”.

L’endorsement di McCain
A dimostrazione del fatto che McMaster mette tutti d’accordo è arrivato anche l’endorsment via Twitter del repubblicano e senatore dell’Arizona, John McCain, che negli ultimi giorni si era mostrato ipercritico nei confronti di Trump: “Non potrei immaginare un team migliore e più capace di quello che abbiamo ora”.

L’approccio scettico nei confronti di Mosca e Iran
Approccio scettico nei confronti di Mosca e dell’Iran: questa la linea politica che, secondo Peter Feaver, studioso di rapporti civili e militari della Duke University, McMaster adotterà alla Casa Bianca. “Considererà Mosca una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti più che un partner”, ha dichiarato Feaver al Washington Post. “Simile la sua visione nei confronti dell’Iran, nonostante l’accordo sul nucleare siglato da Barack Obama”.