Il torneo tra i sistemi elettorali di tutto il mondo
Si trattava di un vero e proprio torneo tra 16 diversi sistemi elettorali, in cui erano gli utenti a scegliere quale fosse il sistema migliore in una serie di scontri diretti. Ogni due giorni una nuova sfida riaccendeva il confronto dialettico tra sostenitori del maggioritario e quelli del proporzionale; c’erano gli amanti del collegio contro quelli delle preferenze; e ancora, critici del premio di maggioranza e fan delle soglie di sbarramento.
Dai risultati di quella competizione – oltre che dal continuo, fittissimo confronto che avveniva tra gli utenti nelle centinaia di commenti – emersero una serie di indicazioni tutt’altro che goliardiche.
I sistemi elettorali “decisivi”, in cui la disproporzionalità favoriva la governabilità, erano preferibili a quelli che mettevano al primo posto la rappresentanza di tipo proporzionale.
I sistemi basati, anche parzialmente, sul collegio uninominale (cioè in cui ogni partito presenta un solo candidato) erano decisamente più apprezzati rispetto a quelli basati unicamente sulle liste, bloccate o meno che fossero.
Ora, un esperimento “social” come Elections League non può avere alcuna pretesa di scientificità, nonostante le migliaia di interazioni raccolte. Ma il fatto che da quell’esperimento si siano potute trarre indicazioni molto chiare ci ha fatto riflettere: tanto più in seguito alla sentenza della Consulta, con la politica che non sapeva letteralmente che pesci pigliare.
Ancora oggi ci troviamo nella paradossale situazione di avere due leggi elettorali con caratteristiche diverse per Camera e Senato, accomunate dal fatto di essere il prodotto di due sentenze della magistratura costituzionale. Soprattutto, da queste due leggi elettorali non è possibile aspettarsi alcun risultato “decisivo” all’indomani di nuove elezioni. Mettere mano alla legge elettorale è quindi urgente e necessario per il corretto funzionamento del sistema politico italiano, eppure sembra di essere bloccati in una palude.
La proposta di legge elettorale di YouTrend
Per questo, abbiamo dato vita ad un’altra iniziativa, stavolta dal carattere ben poco goliardico. Da un lato, abbiamo tenuto conto delle indicazioni emerse dai nostri utenti nel corso di Elections League; dall’altro, abbiamo registrato tutte le posizioni delle varie forze politiche in materia di legge elettorale, mediante un’analisi puntuale dei progetti di legge attualmente depositati in Parlamento (e che trovate riassunte da Marco Giannatiempo su YouTrend ). Abbiamo così elaborato una nostra proposta di legge elettorale con:
Articolato
Facsimile della scheda
Simulazioni basate su vari scenari
La proposta è stata sottoposta all’attenzione del Parlamento, presentandola il 19 aprile alla Camera dei deputati. Dietro ciò c’è la convinzione che lo stallo in cui si trova oggi la politica deriva essenzialmente da due fattori:
Sfiducia – Perché nessun partito si fida delle proposte provenienti da altri partiti.
Paura – Perché, nonostante le dichiarazioni di facciata, nessuno sembra realmente convinto di poter vincere, ma tutti hanno paura di perdere.
La nostra proposta punta a eliminare questi imbarazzi:
Proviene da una fonte esterna, non affiliata politicamente, e quindi non sospettabile di voler favorire in modo partigiano l’una o l’altra fazione.
Dà a tutti i principali contendenti pressoché le stesse possibilità di ottenere una maggioranza, se si consegue un sufficiente numero di voti.
Non penalizza eccessivamente nessuno, nemmeno i partiti medio-piccoli.
Cosa potrebbe piacere ai partiti
Ma è una proposta su cui si può venire a creare un consenso trasversale anche perché vi si ritrovano tanti elementi che stanno a cuore alle tre principali aree politiche (Pd, Centrodestra e M5S) .
Tra gli elementi graditi al Partito Democratico ci sono i collegi uninominali e la tutela della parità di genere.
Cosa potrebbe piacere ai cittadini
Cosa ancor più importante, è una proposta che può piacere ai cittadini, perché restituisce loro la possibilità di scegliere il proprio partito e i propri candidati, votando in modo in tutto e per tutto simile a come fanno ormai da quasi 25 anni per eleggere i sindaci e i consiglieri comunali nella propria città: con una scheda elettorale unica, e persino con la possibilità di praticare un vero e proprio “voto disgiunto” tra candidato di collegio e liste di partito.
Non è una proposta “prendere o lasciare”, naturalmente. Il suo scopo principale è rimettere al centro del dibattito la questione – ineludibile – della legge elettorale. E dimostrare che è possibile trovare una soluzione di compromesso onorevole, che dia agli italiani un sistema omogeneo per entrambe le Camere e con cui si possa decidere chiaramente quali saranno le forze politiche incaricate di governare e chi avrà il compito di rappresentare i cittadini. (AGI)