Comunità Italiana

La sirena che coccola gli squali

{mosimage}Il racconto della documentarista subacquea che nuota con gli squali senza protezioni ed ha appena finito di girare un documentario nel Pantanal

È stata definita la “lady-squalo” che coccola i predatori del mare. Claudia Capodarte, romana, documentarista e subacquea ha sfidato la paura di nuotare con gli squali senza protezioni ed ha girato un documentario nella regione brasiliana del Pantanal.
— A sei anni mi buttai in mare e da allora non ne sono mai uscita. A 12 anni ho messo le bombole ed è da 15 anni che lavoro con i documentari — racconta Claudia a Comunità durante la sua breve sosta nella capitale brasiliana, dove “non si ha bisogno di monumenti, perché la natura è già monumentale”, afferma. 
La documentarista confessa di essere stata colpita dagli immensi spazi verdi che circondano Brasília e dal suo cielo blu con un panorama di 360 gradi che le ricorda le savane africane. 
Nella sua famiglia la passione per il mare è nel dna. 
— Sono nata in una famiglia dove tutti sono avventurieri, mio padre (Franco Capodarte) ha portato la subacquea in Italia, ha diretto per molti anni la rivista storica Mondo Sommerso, diffusa anche fuori Italia. È stato uno dei pionieri in questo mondo. Inoltre anche mio fratello Leonardo ha seguito le sue orme ed è diventato un documentarista — commenta Claudia. 
In questo ultimo documentario girato nel Mato Grosso e Pantanal i due fratelli hanno lavorato insieme. 
— La parte difficile di questo lavoro è lavorare con estranei perché può essere molto pericoloso. Se non conosci bene le persone con cui lavori, non sai come possono reagire se il mare all’improvviso diventa cattivo. Devi essere molto affiatato, bisogna essere in grado di capirsi al volo, soprattutto durante le riprese con gli animali marini e inoltre devi avere una grande esperienza di acquaticità. 
L’esploratore francese Jacques Cousteau le ha rivelato i segreti per avvicinare i grandi mammiferi marini e da allora ha cercato di trasformarsi in una sirena, di nuotare con loro, diventando una specie di richiamo per loro. 

La foresta di 
cristallo di Bonito
— In ogni documentario — racconta ladysqualo — si segue una storia e poi, seguendo questa trama, si va alla ricerca di questi luoghi dove si possono vedere dei fenomeni naturali molto particolari. Ad esempio in quest’ultima esperienza tra Bonito e il Pantanal Claudia e la sua troupe hanno dimostrato che i caimani (jacaré), non sono aggressivi come in altre zone. 
— Mi mettevo sdraiata per terra vicino a loro e gli animali rimanevano immobili. Il caimano è una specie a rischio, mentre nella zona del Pantanal è più diffuso. È uno tra gli ambienti più preservati, dove l’ecosistema ancora esiste e in cui i caimani trovano molto cibo e l’uomo non è in pericolo perché loro non attaccano. 
Rafael Imolene Fontana, giornalista e consulente dell’Embratur (Istituto brasiliano di turismo) che ha accompagnato la troupe italiana nella spedizione di Bonito, spiega a Comunità che lo stato di Mato Grosso do Sul ha meno di 3 milioni di abitanti e 22 milioni di caimani. 
— Ci sono più caimani che persone. È una regione in cui ci sono ancora parti inesplorate. Il Brasile ha un’ottima opportunità per l’ecoturismo: qui ci sono tutti gli ingredienti per vivere una grande avventura. C’è la foresta, l’acqua, flora e fauna, situazioni uniche al mondo che soltanto qui esistono.
Nel documentario La foresta di cristallo, andato in onda nella famosa trasmissione dedicata all’ambiente Geo&Geo su Raitre, Claudia ha mostrato per la prima volta al pubblico italiano i luoghi sommersi di Bonito e di Aquidauana, nel Mato Grosso do Sul. 
Claudia racconta che Bonito le ha ricordato il film Avatar per via del mondo sommerso, magico e sconosciuto blu e azzurro, dove ti immagini delle creature sconosciute che appaiono all’improvviso. In effetti i pesci che vivono nel Mato Grosso do Sul sono specie poco conosciute in Europa. 

Brasile: una terra 
ricca di animali marini
Non è la prima volta che Claudia gira un documentario in Brasile. Sei anni fa era stata nell’isola Fernando di Noronha, dove ha girato Il colore dello smeraldo, già andato in onda sulla Rai. 
— C’erano moltissime tartarughe marine e barracuda, grandissimi branchi di pesci. La cosa più bella erano i delfini perché è uno dei pochi rifugi conosciuti, dove vivono le grandi famiglie di delfini dell’Atlantico — afferma la documentarista di Geo&Geo.
Un altro documentario dal titolo Gli ultimi lamantini è stato girato a Pernambuco. Il lamantino, che in Brasile si chiama peixe boi, sembra una foca enorme che vive sott’acqua e in superficie, mangia le piante acquatiche ed è erbivoro, si muove piano piano. In Brasile è l’unico mammifero marino di acqua dolce. 
— Loro ti abbracciano con le mani, sono molto affettuosi, sentono che anche noi siamo mammiferi come loro — spiega Claudia. 
Nel documentario ha seguito un lamantino che, dopo essere stato salvato dai ricercatori, è tornato alla vita selvatica. Gli studiosi gli hanno applicato un collare, collegato a un’antenna satellitare, per seguire i suoi movimenti e poterlo studiare. Si chiama Xuxu ed è una specie protetta. La documentarista si ricorda di una volta in Messico quando un lamantino l’ha scambiata per una femmina della sua specie — cercava di accoppiarsi, mi abbracciava e non mi lasciava più e io non sapevo come fare perché è un animale di 250 kg e avevo paura che mi tirasse sott’acqua. Le altre persone che lavoravano con me mi hanno tirato su con il lamantino attaccato che non si staccava — ricorda ridendo.

“Pregiudizi da 
sfatare” sugli squali
Claudia afferma di essere contenta di aver dimostrato che i caimani, così come gli squali, sono predatori in fondo non così pericolosi. Ci sono dei “pregiudizi su di loro che sono da sfatare”, afferma. Lei ci ha vissuto insieme per un mese e mezzo e si è immersa con loro senza protezione tutti i giorni nel Mar Rosso.
— Gli squali sono animali molto sensibili. Sul muso hanno dei sensori sensibilissimi, una sorta di radar che consente a questi predatori di indentificare cosa hanno di fronte e di avere delle percezioni. Questo li rende degli abili cacciatori, sanno dove si trovano le loro prede. Inoltre sono molto più veloci perché non hanno la vescica notatoria come gli alti pesci, questo gli permette di andare dritto sulla preda.
L’immagine dello squalo è sempre stata quella di una macchina per uccidere. Mentre Claudia ha dimostrato che loro addirittura percepiscono le vibrazioni umane. 
— Se tu sei triste o sei allegro loro ti sentono e addirittura loro partecipano a una festa sott’acqua. Ti festeggiano come fanno i cani quando scondinzolano, cominciando a girarti tutto intorno in un cerchio grande e questo è un carosello che fanno quando sono felici. 
I carcharhinus sono dei grandi squali e sono incredibili perché hanno avuto contatto con l’uomo e gli  hanno insegnato tutte le loro regole. 
— Se li accarezzi sulla testa loro vanno in estasi ed entrano in una specie di trans. Hanno dimostrato che gli piace perché arrivano sempre a turno a prendersi le carezze — narra Claudia. 
Gli squali possono essere estremamente socievoli come dei delfini. La documentarista narra che un giorno che era triste, in Honduras, un gruppo di squali  l’ha circondata  e l’hanno chiusa come se fosse una del branco, portandola insieme sui coralli. 
— Loro mi tenevano compagnia e mi è passata proprio la tristezza! Si crea un feeling con tutti gli animali, ma soprattutto con quelli marini perché non ti vedono come un invasore del territorio, perché non sei in competizione con la terra. Dentro il mare è diverso: per loro sei un alieno e viceversa. Quindi è un po’ come incontrare gli extraterrestri sott’acqua — afferma.
Claudia nelle sue parole trasmette una passione per la vita nel mare: l’unica che l’uomo ancora non è riuscito a distruggere. 
— Quella sulla terra è piu a portata di mano, è più fragile. La vita subacquea è molto fragile come equilibrio, pero se tu guardi la Terra dai satelliti è tutta blu. Io penso sempre che l’oceano è più grande e forse un giorno sarà il nostro futuro. L’oceano per me è più forte e resiste, è quello che vince, mentre tutto il resto soccombe. È il re per me — conclude.