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Home > La storia raccontata da Battisti

La storia raccontata da Battisti

01 de abril de 2011 - Por Comunità Italiana

Por Stefania Pelusi

“Il mio errore è stato fare il passo più lungo della gamba: in Francia denunciavo la situazione italianaperché mi sentivo sicuro”

Una vicenda lunga e molto controversa, ed allo stesso tempo storica, giudiziaria e diplomatica. Comincia nel 1977, in un anno particolare e delicato della storia d’Italia, e negli anni ha coinvolto la Francia, il Messico e il Brasile. Cesare Battisti è stato condannato in Italia per quattro omicidi commessi negli anni ’70, quando faceva parte del gruppo Proletari Armati per il Comunismo (PAC) e dal 2007si trova in carcere preventivo a Brasilia.

Il Governo italiano ne richiede l’estradizione, mentre l’ex presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, l’ultimo giorno del suo mandato, il 31 dicembre del 2010, ha negato il suo rimpatrio, appoggiando la decisione dell’ Advocacia Geral da União.

Il caso è destinato ad andare avanti. Attualmente Battisti, che si dichiara innocente e vittima di un complotto, si trova nel carcere Papuda a Brasilia, aspettando la decisione del Supremo Tribunal Federal del Brasile.

ComunitàItaliana — Com’è la vita qui a Papuda?
Cesare Battisti: Il carcere è un micro mondo dove ci sono persone di tutti i tipi. Dopo aver passato un anno e quattro mesi nel carcere della Policia Federal, adesso sono in un’area speciale del carcere Papuda, doveci sono ex poliziotti e persone che hanno studiatoun corso superiore.

CI – Che cosa prova quando vede la sua immagine in televisione?
CB – Sono traumatizzato ogni volta che parlano di me. Non mi riconosco in quello che raccontano. Hannocreato un mostro che non sono io. Hanno costruito un personaggio diverso dalla realtà. Nel mondo ci sono 10000 Cesari Battisti, rifugiati, ma sembra che io sia la molecola impazzita di quegli anni.

CI – Chi sono i suoi nemici?
CB – Quelli che vogliono cambiare la storia, riscrivendo gli anni di piombo in Italia.

CI – Cosa sente verso l’Italia? È ancora il suo paese?
CB – Ho abbandonato l’Italia molto giovane. Mi considero un cittadino del mondo. Non esiste il concetto di patria per me, ha perso il suo significato.È la vita stessa e la manierain cui ho vissuto che mi hanno portato a questa conclusione.

CI – Com’è stato il suo arrivo a Rio de Janeiro?
CB – C’era la mia foto dappertutto, ero terrorizzato. Sapevo che mi stavano controllando, per questo nonmi sono messo in contatto con i movimenti e con altri rifugiati, per non pregiudicarli (sic). Quando salivo al morro era l’unico momento in cui mi sentivo vivo. Un giorno ero seduto in un bar e la proprietaria, che era analfabeta,mi chiese di leggere le lettere di suo figlio che era in carcere e di rispondere per lei. Fu così che divennilo scribacchino del morro di SantaMarta, Tabajara, Cantagalo e Pavão.

CI – Cosa pensa della decisione di Lula di non estradarla?
CB – È stato un atto di coraggio considerando l’importanza e la responsabilità che il Brasile ha nelquadro geopolitico internazionale. Sicuramente il momento e l’ora per comunicare questa scelta, non sono stati un caso. Il caso Battisti è statousato con altre ragioni politiche. Se io non fossi uno scrittore e non avessiun’immagine pubblica, a nessuno gli importerebbe di me. Il mio errore èstato fare il passo più lungo della gamba: in Francia denunciavo la situazioneitaliana perché mi sentivo sicuro.

CI – Diversi esponenti del governo italiano avevano ipotizzato ritorsioni più omeno eclatanti in caso dipronunciamento contrario. Che cosa pensa delle reazioni dell’Italia?
CB – L’Italia non ha mai avuto abbastanza forza per far parte dei paesipiù ricchi del mondo. È stata sempre un bluff. Ha avuto grande importanza perché si trova in una posizione geografica strategica per la ONU e perché il denaro della mafia riempiele banche di tutto il mondo. L’Italia ha bisogno del Brasile. Inoltre, ilBrasile adesso l’ha superata.

CI – Che cosa c’è dietro il caso?
CB – Il caso Battisti è diventato un caso internazionale, tolto dal contesto di quegli anni (di piombo), una merce di scambio per molte cose. Io sono perseguitato dallo Stato Italianoe dal Giudiziario Brasiliano. Sembra assurdo ciò che sta succedendo: il capo dell’esecutivo rilascia un preso e il potere giudiziario si rifiuta.

CI – Nel 2009 disse che era disposto a incontrare i familiari delle vittime, è ancora così?
CB – Io posso conversare (sic) con queste persone senza problemi. Io ho anche avuto una corrispondenzacon Alberto Torregiani, in una delle ultime lettere mi aveva anche chiesto un aiuto per scrivere un libro.

CI – Cosa vorrebbe fare se fosse scarcerato?
CB – Non so fare altro che scrivere e lavorare per le comunità. Mi piacerebbefare un lavoro sociale con base nella scrittura. Voglio promuoverela cultura, anche se la frontiera tra cultura e la politica è sottile.

CI – Adesso che cosa rappresenta la politica per lei?
CB – Mi definisco anarco-comunista. Nell’anarchismo peró il nucleo forte è l’individuo, ed è per questo che mi considero anarco-marxista. È difficile costituire delle società socialisteal mondo d’oggi. Ad esempio Venezuela sta facendo il meglio che poteva fare. Era un paese feudale, non si puó pretendere un cambiamentodall’oggi al domani. Cuba sarebbe il miglior esempio di democrazia del mondo, se non fosse perl’embargo, impostogli dagli USA.

CI – Perché vari movimenti degli anni di piombo scelsero ilcammino della lotta armata?
CB – La lotta armata è stata un errore. Tutti siamo caduti dentro la trappola dello Stato che distrugge vai movimenti culturali attraverso la repressione, spingendoci alla lotta armata. Stavamo facendo il loro stessogioco di potere, senza rendercene conto. Oggi la rivoluzione non passapiù attraverso le armi, ma passa attraversola cultura e l’educazione.

CI – Qual è la sua maggior preoccupazione?
CB – Ho paura di star vivendo un film già visto nel 2009. È possibileche si ripeterà?

 

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.