Non vuole passare per chi spinge sull’acceleratore per portare il Paese al voto. Nessuna spinta a priori sulle urne anticipate, ma Matteo Renzi allarga il campo, guarda agli orizzonti futuri, e con i suoi analizza le conseguenze della decisione della Consulta. Si può anche decidere di andare avanti un altro anno, ma con quale prospettiva? Cosa fa il governo e cosa il Parlamento? Chi si incarica di fare la prossima legge di stabilità?
Post-Consulta, decidere all’interno del partito senza forzare per il voto
Interrogativi che per il segretario dem pesano come un macigno. Ecco perché l’obiettivo è quello di decidere insieme all’interno del partito, senza gridare al voto a tutti i costi. E’ chiaro che la prospettiva è quella delle elezioni a giugno, ma l’ex segretario respinge la lettura che sia lui a voler fare il blitz. Renzi ai suoi spiega che ha un ruolo ben diverso da quello di Gentiloni ed è quello di governare il partito di maggioranza del Paese e per questo motivo occorre valutare bene ogni mossa. Con un unico paletto: non si può vivacchiare, con un Parlamento che rischia di essere bloccato perfino sulla nomina alla presidenza della Commissione Affari costituzionali al Senato. E dunque “niente melina”, si vada subito al sodo, è il suo ‘refrain’.
Mattarellum o elezioni con l’attuale impianto per Camera e Senato
Sul tavolo il Mattarellum, ma l’alternativa è quella di andare alle elezioni con le leggi “omogenee” attuali per Camera e Senato. Non tralasciando il fatto che i capilista restano bloccati e che al Senato c’è una soglia dell’8% che non avvantaggia di certo la minoranza del partito che, ripetono i renziani, ha il timore di non avere più strade da percorrere. Cambiare il premio di maggioranza, assegnarlo alla Camera alla coalizione e non alla lista è un’ipotesi che potrebbe essere anche considerata in virtù della vecchia alleanza con Sel, ma difficilmente percorribile. Perché – questo il ragionamento di Renzi con i suoi – se apriamo troppo il cantiere non se ne esce più.
L’attuale impianto dell’Italicum per la Camera e il ‘Consultellum’ per il Senato vanno bene, è il convincimento dei fedelissimi dell’ex premier, anche per Forza Italia. Dunque o Mattarellum oppure – questa la linea – non si tocca niente e si va alle elezioni.
Occhi puntati sull’Europa
Renzi, sottolineano le stesse fonti, guarda soprattutto alla partita che si giocherà in Europa, con Bruxelles che insiste su una manovra correttiva, pur in presenza di eventi che lo stesso Gentiloni ha definito “eccezionali”. Proprio in prospettiva di un possibile braccio di ferro con l’Europa serve un Parlamento forte, è l’analisi dei fedelissimi del segretario dem.
La sentenza apre la possibilità di votare a giugno
La sentenza prevede che la legge elettorale corretta dai giudici sia “suscettibile di immediata applicazione”: è comunque il segnale che aspettava Renzi, anche se il segretario dem non intende usare quest’arma senza un accordo preventivo nel partito. Il segnale che, a detta del segretario del Pd, apre la possibilità di votare a giugno. La data è già segnata: è quella dell’11. L’obiettivo dell’ex presidente del Consiglio è quello di non perdere tempo. Renzi quindi prepara la strategia: sul tavolo per ora c’è il Mattarellum, si cercherà di fare un giro di consultazione su questo sistema di voto ma deve essere chiaro – ha spiegato ai suoi – che, se non c’è la disponibilità delle forze politiche, si andrà a votare con l’Italicum alla Camera e il ‘Consultellum’ al Senato, niente ritocchi neanche sulle soglie.
Dal blog all’annuncio della nuova segreteria
Il segretario dem oggi è ripartito dal blog, “il futuro prima o poi torna”. Poi ha inviato un sms ai membri della segreteria per ringraziarli per il lavoro compiuto e annunciare una nuova squadra. Ha inviato anche un segnale a chi – spiegano i renziani – in questi giorni, anche nell’esecutivo, si è mosso troppo in autonomia. La regia deve essere chiara, bisogna guidare ogni mossa, è stato l’avvertimento lanciato nei giorni scorsi. Altrimenti ognuno avrà mani libere, l’aggiunta.
Solido rapporto Renzi-Gentiloni
Renzi non ha gradito, spiegano fonti parlamentari dem, che in alcune situazioni anche il governo si sia mosso su un fronte di eccessiva discontinuità, a partire dalla vicenda Agcom per finire sul tema terremoto. Poi il chiarimento, e lo stesso Gentiloni – fanno osservare fonti renziane – ha rivendicato con forza oggi al Senato il lavoro del precedente esecutivo. Il rapporto tra Renzi e Gentiloni è solido, ribadiscono anche gli esponenti vicini al segretario dem. Se i franceschiniani dovessero insistere sulla necessità di cercare un’intesa ampia, prendendo troppo tempo, il segretario dem è pronto – sottolineano i renziani – a convocare la direzione.
La decisione della Consulta di lasciare i capilista bloccati lascia, questa la riflessione che viene fatta all’interno del Pd, il pallino al segretario dem. La tentazione dei renziani sarebbe quella di andare al voto al più presto, addirittura ad aprile, ma c’è la consapevolezza che la finestra sarà quella di giugno.(AGI)