E lo fa a modo suo, postando un lungo video su Twitter in cui si dice pronta ad assumersi le responsabilità. Se la magistratura ne troverà da addebitare al Comune e al suo sindaco.
Intanto il piccolo Kelvin, il bambino cinese travolto dalla calca di piazza San Carlo, non è più in coma farmacologico e continua a migliorare. Il famoso ‘ragazzo con lo zainetto’, dal quale sembrava essere partito il fuggi fuggi, è stato scagionato da ogni responsabilità: se pur qualcuno lo aveva scambiato per un attentatore, come appare possibile dalla caotica contraddittorietà delle testimonianze, lui aveva alzato le braccia per cercare di calmare la folla. In attesa delle prime conclusioni della Procura di Torino, che indaga contro ignoti per lesioni personale plurime, l’attenzione dei media si concentra sulle responsabilità della catena di errori che ha reso la trasmissione della finale di Champions League una trappola potenzialmente mortale per migliaia di tifosi.
L’apparizione in Consiglio Comunale della Appendino, accusata di aver sottovalutato i pericoli per la sicurezza, non ha fornito molti nuovi elementi. Appendino, che quella sera si trovava a Cardiff per assistere al match tra Juventus e Real Madrid, ha svicolato su alcuni punti e su altri ha affermato di aver seguito una “prassi consolidata”.
La società organizzatrice dell’evento, Turismo Torino, la stessa che aveva allestito i due maxischermi sui quali era stata trasmessa la finale di Champions del 2015, quando la città era amministrata da Piero Fassino, citata il giorno dopo dalla sindaca con un post su Facebook che sa in parte di scaricabarile, tace e “aspetta di confrontarsi con gli avvocati”.
Una grande confusione, insomma, che ha avuto come risultato oltre 1.500 feriti, la maggior parte dei quali vittime del tappeto di cocci di bottiglia che ricopriva la piazza, in mancanza di una ordinanza antivetro, altro punto contestatissimo. In attesa che si faccia chiarezza almeno sulle cause dell’ondata di panico che ha investito piazza San Carlo, è comunque possibile stilare un elenco delle numerose falle. Perché l’unica cosa certa è che “qualcosa non ha funzionato”, come ha detto il ministro degli Interni, Marco Minniti.
È stata disattesa la ‘circolare Gabrielli’
Subito dopo l’attentato di Manchester, ricorda La Stampa, il capo della Polizia, Franco Gabrielli, aveva dettato con una circolare le linee guida da adottare in occasione dei grandi eventi: verifiche preliminari, controlli agli accessi e presenza di steward. Da questo punto di vista, pare che siano stati disattesi molti punti.
Non erano presenti steward in piazza
Il parcheggio sotto la piazza era rimasto aperto con un ingresso diretto e non controllato. Ciò significa che un ipotetico incendio di un auto nel parcheggio avrebbe potuto avere gravi conseguenze.
Non c’era un punto di raccolta per i feriti
Non c’era un centro di coordinamento interforze (solo dopo mezzanotte il vicecomandante dei vigili del Fuoco ha messo in comunicazione istantanea tutte le forze coinvolte, coordinando i soccorsi).
In buona sostanza, nonostante la minaccia terroristica renda ogni assembramento un potenziale bersaglio, non c’era un piano per l’emergenza.
Non è stato convocato un tavolo tecnico in questura
Non è stato quindi possibile pianificare, accusa La Repubblica, gli interventi tra le forze di polizia e gli altri operatori. Era stato invece convocato il tavolo tecnico in prefettura, dove la trasmissione della finale in piazza è stata trattata come un evento standard, racconta al ‘Giornale’ il capo reparto dei vigili del fuoco del comando di Torino, Rino Maffodi. “Per noi era un evento di routine come ce ne sono tanti in città”, ricorda Maffodi, “basti pensare che i vigili del fuoco sabato sera in piazza erano cinque, ai quali se ne sono aggiunti una decina che prestavano servizio in due teatri vicino a piazza San Carlo”.
Non è stata emessa alcuna ordinanza antivetro
Piuttosto maldestra la giustificazione del questore di Torino, Angelo Sanna, il quale aveva affermato che “quella del 2010 è stata dichiarata incostituzionale e non ne è stata adottata una specifica per l’evento”. Il consigliere regionale di Fdi, Maurizio Marrone, ha però spiegato al Giornale che “un parere del 2015 spiega come siano incostituzionali solo le ordinanze che non specificano un limite temporale. Per un evento come quello di piazza San Carlo sarebbe stata perfettamente valida. “La Corte Costituzionale ha chiarito che i sindaci non possono adottare provvedimenti che nei fatti valgono all’infinito, ma solo se legati a singoli appuntamenti”, conferma a ‘La Repubblica’ il costituzionalista Enrico Grosso.
Non sono stati fermati i venditori abusivi di bottiglie
Quella contro chi vende illegalmente birre duranti gli eventi (un mercato spesso in mano a organizzazioni criminali) è una battaglia che può spesso apparire persa in partenza. I vigili urbani hanno emesso qualche multa ma sarebbe stato difficile ‘pizzicare’ i venditori abusivi una volta in mezzo alla folla, con il rischio di disordini. La merce arrivava da van parcheggiati nelle vie adiacenti alla piazza. Ciò mette in luce un’ulteriore criticità.
Gli accessi alla piazza non erano controllati abbastanza
Nelle manifestazioni di piazza, scrive ‘La Stampa’, “il filtraggio avviene soltanto a campione, quindi i controlli scattano solamente in caso di sospetti”. I filtri non hanno postazioni rapid scan, i metal detector sono solo a mano. E il filtraggio avviene ad occhio”.
C’era un solo megaschermo
Durante la trasmissione della finale di Champions 2015 c’erano due schermi su entrambi i lati della piazza. Questa volta uno solo, con il risultato di un’eccessiva calca sotto il palco.
Le vie di fuga non erano indicate con chiarezza
Quando è scoppiato il panico, la gente non aveva un’idea precisa su dove fuggire. A peggiorare la situazione, la mancanza di steward e di corridoi dedicati.
Non si è pensato di utilizzare lo stadio della Juventus
Facile sostenere, con il senno di poi, che un impianto sportivo sarebbe stato più adatto a ospitare l’evento. La Juventus è però uno dei pochi club italiani che possiede uno stadio. “Una domanda sul perché si sia preferito concedere il placet in una piazza pubblica, mettendo a carico della collettività un evento legato a un club privato che poteva organizzarlo alòo Stadium, è lecito farla”, sottolinea ancora ‘Il Giornale’.
Del resto, mentre piazza San Carlo precipitava nel panico, i tifosi del Real, contemporaneamente, stavano guardando la partita al Bernabeu, lo stadio delle ‘merengues’. È probabilmente questa la soluzione alla quale ha alluso il ministro Minniti quando ha affermato che occorrerebbe immaginare “altre strade” per “feste” come quella di sabato. (AGI)