{mosimage}«Assoluta necessità di lavorare e di riformare in un'ottica di lungo periodo e non su impostazioni contingenti»
LUNGO PERIODO – «Faccio appello alla consapevolezza che non dovrebbe ormai mancare tra le forze politiche e sociali della assoluta necessità di lavorare e di riformare, anche per l'Università, in un'ottica di lungo periodo e non sulla base di impostazioni contingenti, asfittiche, di corto respiro, cui corrispondano conflittualità deleterie» ha affermato il presidente della Repubblica. Al suo arrivo Napolitano è stato accolto dal rettore dell'Ateneo barese, Corrado Petrocelli. Alla cerimonia partecipano anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, e il sottosegretario all'Università, Giuseppe Pizza.
ALDO MORO – Aldo Moro lascia una «preziosa eredità di pensiero e morale» nonchè «l'esempio della fedeltà all'insegnamento e con esso del rapporto con i giovani, di una piena comunione con gli studenti». Il Capo dello Stato ricorda lo statista nel corso del suo intervento per auspicare riforme condivise, lungimiranti, che non portino a nuove conflittualità. Lo fa rievocando «la splendida stagione per il nostro paese» che fu l'assemblea Costituente. Tempi in cui «una generazione giovane, ricca di interessi culturali e di idealità, faceva irruzione nella politica, prendeva posto nel Parlamento che rinasceva per stendere la Carta dei principi e delle regole della Repubblica italiana». Agnese Moro, che con il fratello Giovanni ha partecipato alla cerimonia ha ricevuto la stretta di mano del presidente: «Mio padre fece il suo dovere fino in fondo, con impegno, speranza, calore, umiltà e dedizione. Oggi l'Università di Bari intitolando a lui l'ateneo assume la responsabilità di coinvolgere i giovani, quelli che lui chiamava «il meglio di noi», nei suoi impegni e speranze. Oggi è davvero una lieta giornata».