La vacanza basata sull’ozio creativo richiede soprattutto una giusta proporzione tra il tempo dedicato a noi stessi e il tempo dedicato agli altri
In Italia e in Europa l’inverno porta con sé le vacanze natalizie e le “settimane bianche” da trascorrere in montagna. Contemporanemante, in Brasile l’estate porta con sé le feste natalizie e le vacanze al mare.
Sul piano etimologico vacanza e divertimento sono parenti stretti. Vacanza significa vuoto, mancanza di qualcosa: nel nostro caso, mancanza di obblighi lavorativi. Divertimento, a sua volta, significa digressione, cambiamento di strada, deviazione: nel nostro caso, attività diversa dal lavoro usuale.
La Chiesa ha concepito il giorno di festa come spazio sottratto alla fatica e dedicato al Signore. L’industria ha concepito il fine settimana e le ferie come spazi sottratti al lavoro e riservati al recupero delle forze. Per mettere fine a questa contrapposizione tra il tempo della chiesa e il tempo della produzione, San Benedetto identificò lavoro e preghiera – ora et labora – sostenendo che le due cose si equivalgono quando il lavoro è offerto a Dio come sacrificio e come lode.
Anche il pensiero laico ha elaborato una sua sintesi tra lavoro e non-lavoro attraverso la teoria dell’ozio creativo: cioè quello stato di grazia che l’uomo ottiene quando svolge un’attività in cui è difficile distinguere il lavoro con cui si produce ricchezza dallo studio con cui si produce sapere e dal gioco con cui si produce allegria. Un esempio di ozio creativo è l’attività dell’artista o dello scienziato in cui la passione inventiva, lo sforzo mentale e l’esaltazione gioiosa fanno tutt’uno, proprio come avviene nel bambino quando è tutto preso dal suo gioco. Ma non tutti hanno la fortuna di svolgere un lavoro del genere: il manager, l’impiegato, il professionista alternano momenti di ideazione e fasi ripetitive, noia e motivazione, entusiasmo e scoraggiamento. Le vacanze sono una parentesi in cui recuperare le forze, compensare le frustrazioni, cogliere le occasioni, sorseggiare il tempo e i piaceri senza voracità per aiutare il corpo a non arrugginirsi, la mente a non sclerotizzarsi, l’anima a non inaridirsi.
In quanto divertimento, digressione, cambiamento di vita, sia pure temporaneo, dobbiamo imprimere alle ferie un ritmo opposto a quello che scandisce i nostri mesi di lavoro. Chi, durante tutto l’anno, è costretto a viaggiare saltando da un aereo all’altro, fa bene a trascorrere le sue ferie in una quiete che sconfini nella noia, per compensare il forsennato nomadismo imposto dal lavoro con la sana stanzialità richiesta dal riposo. Chi, all’opposto, è inchiodato tutto l’anno a un ufficio, fa bene a risvegliare l’Ulisse che dorme nella sua vita quotidiana e galoppare a briglie sciolte nelle vaste praterie del nostro pianeta.
Poiché il cervello è inscindibile dal corpo, occorre che le vacanze soddisfino le esigenze dell’uno e dell’altro. A tale scopo non basta nuotare o fare sport: occorre nutrire tutti i nostri sensi con immagini belle da vedere, suoni dolci da ascoltare, profumi delicati da odorare, cibi genuini da gustare, amici interessanti da frequantare. La vacanza, infatti, va intesa come fenomeno globale in cui dobbiamo immergerci totalmente per poi uscirne fortificati nel corpo attraverso il moto e l’aria pura, arricchiti nella mente attraverso la giusta lettura, l’intelligente contemplazione della natura e dei monumenti, esaltati nell’anima attraverso gli indispensabili momenti di solitudine e di silenzio, emozionati nel cuore attraverso l’amicizia, l’amore, la convivialità.
Mentre la pigrizia svuota la mente, l’ozio creativo accoppia conoscenze razionali e sensazioni emotive; privilegia l’estetica dei luoghi piuttosto che la loro mondanità; rispetta i gusti soggettivi propri e altrui scegliendo liberamente le méte e gli orari che meglio si adattano alle proprie preferenze e ai propri bioritmi.
La vacanza basata sull’ozio creativo richiede soprattutto una giusta proporzione tra il tempo dedicato a noi stessi e il tempo dedicato agli altri. Carl Kraus diceva: “Al monologo con mia moglie, preferisco il dialogo con me stesso”.