Stampare lirette non è sovranità; è masochismo
“I have a dream.” Cosí iniziava un celebre discorso di Martin Luther King, quando sognava un’America di cittadini uguali, qualunque fosse il colore della pelle. Sono passati 50 anni e oggi il Presidente degli Stati Uniti è negro. M. L. King lottò e diede la vita per una causa che ebbe in lui il martire più illustre. L’Europa unita è oggi il sogno di milioni di cittadini europei. È una causa che ha già i suoi martiri: sono i molti cittadini di alcuni paesi, fra essi Grecia, Spagna e Italia, che pagano con una vita miserabile le politiche irresponsabili dei loro governanti degli ultimi decenni. L’Europa unita è un sogno antico. Non è un’utopia; è un sogno realizzabile perchè un collante formidabile unisce i popoli europei: la cultura, basata sugli ideali di umanità, libertà e eguaglianza. Furono i princípi che ispirarono la rivoluzione francese: già Montesquieu infatti parlava di unione europea. Ne parlò allora anche il filosofo Novalis, che da buon tedesco diceva: “Ci sono tre gruppi di uomini: selvaggi, barbari civilizzati e europei”. All’Europa unita pensava Mazzini e pensarono tanti altri filosofi e statisti. Nel secolo scorso, a partire dagli anni ’50, nacquero i primi embrioni di un’Europa unita. Era evidente che le difficoltà sarebbero state enormi, ma c’era fiducia. Lo statista tedesco Robert Schumann diceva nel 1951: “L’Europa si farà, pezzo per pezzo”. E l’Europa si sta facendo, pezzo per pezzo. Mi metto tra i “sognatori”, perché ci voglio credere. Credo in una Europa politicamente unita, economicamente forte, che possa difendere e diffondere nel mondo gli ideali che sono nostro patrimonio culturale, ben diversi da quelli di altre regioni del mondo. E credo in una Europa che sappia valorizzare le differenze, spesso meravigliose, di ognuna delle sue regioni.
Speranza, quindi, e fede. I 27 stati che oggi costituiscono l’Unione Europea “virtuale” che conosciamo hanno ordinamenti politici, giuridici, fiscali e amministrativi diversi e realtà economiche diverse. Sono diversità che possono essere armonizzate: col tempo e la volontà di farlo. Ovviamente è difficile vincere l’egoismo dei vari popoli. Alcuni sono stati saggiamente amministrati e vivono nel benessere. Altri hanno voluto e votato amministrazioni irresponsabili che hanno barattato il potere in cambio di un welfare fatto di debiti, di inflazione e di svalutazioni monetarie. È quindi comprensibile che i paesi “virtuosi”, cioè quasi tutti i paesi nord-europei, non amino l’idea di dover assumere i debiti dei paesi che hanno speso troppo e male e, prima di “fare” l’Europa, si aspettino che questi paesi mettano in ordine i loro conti e correggano i loro “vizi”. Tra essi l’Italia, alla quale ora sono chiesti duri sacrifici. I nostri amministratori, negli ultimi decenni, hanno creato benessere spendendo soldi che non avevano, indebitando lo stato, stampando lire e deprezzando la moneta. E li hanno spesi male: pochi gli investimenti produttivi, molti gli sprechi e molte le spese per comprare consensi e mantenere un sovradimensionato carrozzone pubblico. Quindi oggi l’Italia è molto indebitata, paga al mercato almeno il 4% del suo PIL, ha un’amministrazione costosa e inefficiente, soffre di un alto livello di evasione fiscale e di corruzione e ha una popolazione abituata a un alto livello di welfare “drogato”, che non intende rinunciare a nulla. È un paese di conservatori che protestano sempre e comunque, e in nome della sovranità nazionale rimpiangono la facile liretta e i tempi in cui la si poteva stampare, la liretta inflazionata che facilitava gli sprechi e il clientelismo di cui molti hanno campato e campano ancora oggi, e difendono le garanzie e i diritti– mai i doveri –che una Costituzione ormai antiquata ci dà, dimenticando che il mondo è cambiato, c’è una recessione mondiale, vivono in Italia 5 milioni di stranieri e le imprese vanno a produrre all’estero perchè l’Italia è inefficiente. Ma non voglio perdere la fede e la speranza in un’Italia sana. Qualcosa sembra muoversi: figure nuove vogliono rinnovare il quadro politico e qualcosa accadrà in tempi brevi. Per il rinnovamento delle coscienze e della nostra educazione civica purtroppo ci vorrà molto più tempo.