È stata la denuncia del padre di un bambino che ha frequentato per tre anni l’asilo nido «Cip Ciop» di Pistoia a dare il via alle indagini sui maltrattamenti
IL RACCONTO DEL PADRE CHE HA SPORTO DENUNCIA – Un padre, rappresentante delle forze dell’ordine, e una madre che lavora nell’ambito della sanità, sono stati i primi a farsi delle domande di fronte al figlio che, dopo l’ingresso al nido, si era come trasformato. Il piccolo, che oggi ha 4 anni, fino alla scorsa estate era un alunno di quella scuola. Era arrivato a soli sei mesi, è rimasto lì fino a settembre, quando ha fatto il salto nella scuola dei più grandi, la materna. «Qualcuno — racconta oggi il padre — mi ha anche detto che ero pazzo a mandare mio figlio lì, con tutto quello che si diceva in giro. Ma io non volevo credere a quelle che mi sembravano solo voci infondate». Dopo il primo anno però qualcosa è cambiato. «Il bambino non era più lo stesso», racconta la madre. «Che qualcosa non andasse per il verso giusto ce ne siamo accorti dopo. A sei mesi il bambino è troppo piccolo per parlare ma a un anno e mezzo riesce a farsi capire meglio». Il suo disagio si esprime con la rabbia e la paura: «Non ne voleva sapere di andare in quella scuola e quando si trovava di fronte soprattutto alcune insegnanti era ancora più nervoso del solito, come impaurito». La maestra Laura, dice ora il padre, aveva un atteggiamento sempre un po’ aggressivo verso i piccoli «ma pensavo si trattasse solo di un fatto caratteriale, non ho mai pensato ci potesse essere qualcosa di più». Il piccolo diventa sempre più irascibile. «Quando tornava a casa era aggressivo — continua la madre — sembrava avere pochissimi stimoli e io avevo la netta impressione che da quando andava a scuola avesse fatto più passi indietro che avanti». Per qualche tempo la madre si è posta il problema che quell’atteggiamento dipendesse dal fatto che il piccolo non frequentasse assiduamente la scuola. «Utilizzavo il nido più che altro come un baby parking. Lo portavo a giorni alterni e non sempre rimaneva a pranzo. Avevo anche chiesto alle insegnanti se ci fossero problemi ma loro hanno sempre negato».
VOCI SEMPRE PIU' INSISTENTI – Qualcuno racconta anche che in quell’asilo era vietato giocare, che i bambini non potevano avvicinarsi ai giochi perché altrimenti li sporcavano. Voci certo, ma sempre più insistenti. Come quelle che raccontano di maltrattamenti. Una madre che va a prendere il figlio e lo trova da solo, tutto sporco in un angolo del giardino. Nessuno le ha saputo spiegare perché fosse lì, ha detto alla polizia. E poi il bambino con la spalla lussata, quello che torna a casa con i lividi. «Certe notizie facevano in un attimo il giro della città, Pistoia è piccola ». Le risposte delle maestre erano sempre le stesse: si sono fatti male giocando, si sa i bambini…. Una, due, troppe volte. Quando un medico al pronto soccorso dice che una lussazione può essere stata provocata solo da un adulto, non da un bambino, i dubbi diventano sospetti. Troppi gli indizi e tutti nella stessa direzione. Il tarlo comincia a rodere la mente di quel genitore che vede il figlio chiudersi sempre più in se stesso. Alla fine di agosto l’uomo fa una prima segnalazione alla questura.
ALLA RICERCA DEI GENITORI CHE HANNO PORTATO VIA I PROPRI FIGLI – La sezione minori della squadra mobile inizia a mettere insieme i puzzle di questa terribile storia. Gli investigatori iniziano a cercare i genitori dei bambini, soprattutto quelli che avevano abbandonato la scuola. Ci sono anche quattro ex insegnanti tra i testimoni che puntano il dito contro la titolare della scuola. Sono loro a raccontare di aver abbandonato il campo perché in disaccordo con i metodi educativi. Si va a ritroso nel tempo. Alcuni genitori raccontano di bambini che smettono di mangiare e dormire. Bambini che troppe volte tornano a casa con arrossamenti e lividi. Qualcuno torna a casa e racconta che «la maestra ha picchiato un bambino» o che la maestra li ha lasciati al buio. Non è stato facile capire che c’era qualcosa di più dietro quei capricci per non andare a scuola, spiega il padre che ha denunciato. Con i bambini un insetto si può trasformare in un gigante. Ma nessuno poteva neppure lontanamente immaginare quel film dell’orrore. Dieci giorni fa la procura fa piazzare le telecamere, solo video, nessuna voce. Per questo tipo di reato non sono consentite le intercettazioni. Le maestre non sanno che finiscono «in diretta» negli uffici della squadra mobile con le violenze e i toni bruschi che fanno a pugni con i sorrisi e i pianti dei bambini. I genitori che hanno fatto la prima segnalazione adesso si sentono sollevati, anche se il loro piccolo è ormai lontano. «Speriamo che queste cose non accadano più — dicono adesso — speriamo che la nostra denuncia serva ad aiutare altri». Per gli altri genitori solo pochi consigli: «Controllate sempre i bambini, parlate con loro, anche se sono piccoli. E quando li affidate a qualcuno ogni tanto non dimenticate un blitz a sorpresa.
Fonte: www.corriere.it