Comunità Italiana

Libia, era un ostaggio anche il bimbo ucciso con i due italiani

Era un ostaggio anche il bambino rimasto ucciso nella sparatoria in cui hanno trovato la morte Salvatore Failla e Fausto Piano, due dei quattro tecnici italiani rapiti in Libia: in particolare, si sarebbe trattato del figlio di un notabile della zona, anche lui nelle mani della banda attaccata dalle milizie di Sabrata il 2 marzo scorso. La circostanza, contenuta in rapporti di intelligence, sarebbe emersa nel corso dell’audizione del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. E accrediterebbe indirettamente l’ipotesi investigativa che i sequestratori fossero criminali non legati all’Isis.

Non è stato pagato alcun riscatto per i tecnici italiani rapiti in Libia. Lo ha confermato, a quanto si apprende, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nel corso di un’audizione – durata circa due ore – davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Gentiloni avrebbe sostanzialmente ribadito quanto già riferito nei giorni scorsi alle Camere: la vicenda è stata gestita nel rispetto delle procedure seguite dalla Farnesina in casi come questo ed appaiono “irrealistiche” ricostruzioni come quella dei soldi del riscatto bruciati sul furgone che trasportava i due rapiti uccisi o come quella, rilanciata dai media, di una blogger tunisina che racconta di aver fatto parte del ‘convoglio’ dei sequestratori.

Quanto alla eventuale missione in Libia, il ministro avrebbe insistito sulla necessita’ di un “triplo passaggio”: un governo libico legittimato a Tripoli, non in esilio; un Consiglio di sicurezza dell’Onu, con la presenza russa, che dia mandato alla Coalizione per la stabilizzazione della Libia; il via libera del nostro Parlamento ad un qualche tipo di intervento.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso oggi “l’auspicio che il governo appena costituito in Libia possa entrare nella piena operatività”. Si tratta, ha spiegato visitando la sede della organizzazione dell’Unione Africana, di un passo necessario “per contribuire alla pace e contrastare anche fenomeni come quello a danno dei migranti”. La questione della Libia e’ stata al centro dei colloqui che il Capo dello Stato ha avuto questo pomeriggio con la presidente della Commissione dell’Unita’ Africana, Zuma. “Vorremmo che l’Italia potesse essere il nostro ambasciatore presso l’Unione Europea”, ha detto Zuma, “e’ un ponte verso Bruxelles e verso il Mediterraneo”. L’interesse non e’ di carattere puramente politico: anche il metodo di sviluppo basato sulle piccole e medie imprese viene considerato una strada percorribile per il futuro di molti paesi africani, mentre la collaborazione nel campo agroindustriale e’ considerata una prospettiva appetibile. L’Italia, ha risposto Mattarella, “si muove per una collaborazione concreta con l’Unita’ Africana, e siamo pronti alla creazione di un vero e proprio partenariato strategico”. La questione libica impone che si faccia presto, perche’ “la mancanza di uno stato e’ un motivo di grande difficolta'” per quanti sono impegnati in una soluzione della crisi.

“La comunita’ internazionale deve agire tenendo conto delle necessita’ dei libici” quindi e’ chiaro che “senza uno stato la popolazione civile si trova esposta a sofferenze e problemi enormi”. Come quello dei flussi migratori, che si concretizza in un “intollerabile traffico di esseri umani, maltrattati, derubati e costretti a pagare cifre esorbitanti per trovare spesso la morte in mare”. A riguardo, insiste il Capo dello Stato, “il primo obiettivo di ogni paese democratico e’ quello di salvare le vite umane, i secondo quello di dare asilo a chi lo chiede secondo le norme del diritto internazionale, il terzo trattare tutti con umanita'”. Anche per questo “la formazione di un governo libico e’ la via da percorrere” per giungere alla soluzione della crisi. “I segnali delle ultime ore sono incoraggianti, speriamo che il nuovo esecutivo possa insediarsi”. Ma sia chiaro: “nessuno puo’ pensare di prendere decisioni per conto dei libici, deve essere il nuovo governo libico a chiedere” cio’ di cui ha bisogno. (AGI)