“Uomo di capacità straordinarie che si serve della magia”, questa è una delle tante definizioni che accompagnala figura dello stregone o del mago. Già, perché di stregoni in giro se ne vedono sempre tantie agli occhi della gente (nonproprio tutta per la verità…) appaiono come figure uniche, quasi misteriose, che sollevando un braccio o addirittura il solo dito compiono azioni mirabili degne di essere raccontate ai posteri.
La storia dell’uomo, d’altra parte, si è sempre nutrita di miti e leggende per millenni e nel Medioevo,in particolare, ha trovato terreno fertile. Storie di eretici e diavoli, agiografie di santi e uomini di fede, l’epica avventurosa di soldati, cavalieri e re guerrieri, insomma una vastissima produzione di fatti e eventi che spesso si intrecciano con magia e stregoneria per dare forza alla narrazione e farne mito, come si trattasse di antiche divinità greco-romane,e lasciare una traccia indelebile nel solco scavato dalla storia.
Certo, perché ancora oggi, nonostante l’uomo sia diventato molto più tecnologico che in passato ed abbia aperto frontiere nuove nel campo della conoscenza(penso solo a ciò che forse un giorno la quantistica riuscirà a spiegarci arrivando a dare risposte inimmaginabili), si è alla ricerca di una guida, di un gran sacerdoteche si presenti ai nostri occhi come la soluzione dei maliche affliggono l’intera umanità.
Che ne sarà, perciò, del Brasile del dopo Lula? Che ne saràdi un paese che negli ultimi otto anni ha vissuto nel mito del suo figlio più illustre e che ora, suo malgrado, è costretto a lasciare la guida di capopopolo? Che ne sarà di Lula stesso? Si, perché smessi i panni dello stregone capace di stare con il democratico Chavez o con il piccolo bombarolo persiano Ahmadinejad e avendo perseguito altre mirabili “svolte” in politica estera che ne hanno ingigantito il mito fino ad apparire in una speciale classifica del Time Magazine quale “Most influenti al World Leader” (occupando addirittura il secondo posto davanti a Barak Obama) in compagnia di illustri amici e colleghi, l’Olimpo è oramai in attesa del suo arrivo. La scalata per entrare nella storia quale uno dei maggiori statisti della nostraepoca è quasi completata.
In realtà quando mi sono accorto che sul Time Magazine aveva scritto di Lula proprio Michael Moore non ci potevo credere…Non potevo accettare che anche Michael Moore arrivasse a sostene realcune tesi riguardo al Brasile di Lula che, secondo il mio modestissimo avviso, sono semplice mentefrutto della più banale retorica e di tanti luoghi comuni. Naturalmente mi rincresce scrivere questo, poiché ho sempre apprezzato Michael Moore ed ho considerato “Bowling a Columbine”una grande opera seguita da altri lavori pregevoli, ma i meriti attribuiti a Lula, grande leader del gigante sudamericano, mi puzzano assai. It sucks, come direbberogli Americani… appunto.
Col film di Barreto, “Lula il figlio del Brasile”, poi, si è consegnato alla storia un uomo con una visione del mondo che, sempre secondo il mio modestissimo parere, rimane ancorata al passato(lo affermo pur sapendo che in Brasile i problemi sociali sono enormi e sostenendo che il ruolo dei sindacati è fondamentale per i lavoratori e per le classi povere). Già, perché Lula in fondo ha ripropostola vecchia ricetta del conductor, ossia di colui che, grazie ai suoi straordinari poteri, è in grado di insegnare il cammino al suo popoloe portarlo verso la salvezza.
Nessuno nega all’attuale presidente brasiliano di essere dotato di carisma e di avere sempre, almeno a parole, preso le difese dei poveri e di chi ha poco, ma la sua retorica nei confronti dei problemi sociali mi ha fatto spesso pensare che l’uomo in questione si sia convinto che a volte basti sollevare un braccio, in un gesto ieratico, per dare a tutti i suoi figliciò che loro dovrebbe essere dato: lavoro, casa e soldi. In salsa populistica e demagogica, insomma, potremmo dire “panem et circenses”che, si badi, non è sempre un male in assoluto, ma che non deve essere l’unica soluzione alle tante difficoltà. E’ come dire, in definitiva, che a Napoli negli anni Ottanta i problemi si risolsero come d’incanto portando Maradonaa giocare sotto il Vesuvio… Certo, certo intanto la Camorra continuava a sparare e fare affari con droga e traffico d’armi.
Insomma, lo avete capito, a me gli stregoni proprio non piacciono.Ce n’è un altro in Italia che forse (ma non ne sono convinto)tra mille scandali e trame oscure dovrà farsi da parte. Già, perché aspirare alla felicità del popolo è dovere di chiunque, ma deve essere chiaro che il popolo e chi lo guida sono due entità distinte e separate. Il rischio, altrimenti,è quello della tirannia e, come ci insegna la storia, sonomolti quegli stregoni animati anche da buone intenzioni che poi si trasformano in tutt’altro. E’la storia del mondo, ci si è passatitante e tante volte, ma non s’impara mai. Comunque, anche per Lula il momento è giunto di farsi da parte. Già, e continuo arimanere sempre sorpreso, quasi inebetito, a vedere gli indici di popolarità di cui gode dopo otto anni di presidenza e, forse, sonoio a non capire.