Berlusconi vuole la legge sul processo breve a febbraio "Napolitano me la firmerà di certo". Ma i finiani frenano
Ma la brutta sorpresa è già dietro l'angolo. Ben materializzata. E potente nei suoi effetti. Il processo breve, nella nuova versione tutta decisa ad Arcore, non piace per niente ai finiani. E così com'è stato votato ieri al Senato, quel disegno di legge è indigesto anche per il Quirinale. Ufficialmente, non trapela un fiato. L'unica ammissione è questa: "Come sempre, i tecnici stanno studiando". Ma i dubbi degli esperti giuridici del Colle e quelli dei finiani ancora una volta, com'è avvenuto per le intercettazioni e per la norma blocca processi, convergono. Tre capitoli da declinare: le disposizioni transitorie che salvano Berlusconi da Mills e Mediaset, ma affondano altre migliaia di dibattimenti, il processo corto per la Corte dei conti e per le persone giuridiche.
Il premier ha volutamente ignorato l'avvertimento di Fini e i boatos che nel frattempo gli sono giunti dal Colle. Al punto che ancora ieri, a chi gli metteva sotto gli occhi il rischio di una bocciatura dall'alto, lui rispondeva con noncuranza con quel "state tranquilli". E invece tutto lascia intendere che il cammino futuro del processo breve è irto di trappole. Se ai finiani non piace affatto un rito corto allargato anche ai reati erariali, in quanto non se ne vede affatto il bisogno e c'è il rischio che lo Stato arrechi un danno a se stesso, e il risvolto penale sulle persone giuridiche, il Colle si concentra soprattutto sulle conseguenze della norma transitoria. La contraddizione che sconfina nell'incostituzionalità è evidente: fulminare i processi per reati commessi prima del maggio 2006, già coperti dall'indulto, equivale di fatto a un'amnistia, che però non sarà votata in Parlamento con i due terzi.
Ma il Cavaliere pensa ad altro. Con Ghedini e Alfano lavora per incassare subito il legittimo impedimento e costruire al più presto, per questa legge ponte, il necessario approdo costituzionale. Qui entra in scena il Pd e il tam tam dell'immunità. Spiegano gli uomini del premier: "Stiamo aprendo dei varchi al loro interno. Sono divisi, molti sono favorevoli allo scudo per tutti. Alla fine però, proprio per non spaccarsi, per uscirne uniti, ripiegheranno su un nuovo lodo costituzionale per le alte cariche. E noi, in un anno, avremo definitivamente risolto il problema non solo per gli attuali, ma anche per gli eventuali processi a venire".
Fonte: www.repubblica.it