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Ma lo stadio della Roma, alla fine, si farà?

10 de agosto de 2017 - Por Fernanda Queiroz
Ma lo stadio della Roma, alla fine, si farà?

 

Sembra un videogame. Un percorso con sempre nuove difficoltà, nuovi nemici, nemici che diventano amici, amici che poi sembrano non esserlo più. Lo stadio della Roma, o meglio, il suo progetto, è avvolto in un ginepraio di burocrazia, politica e affari da cui è davvero difficile districarsi. E capirne il senso. E che rischia di affossarlo. Comune, Regione, ministero degli Interni, Trasporti, Ambiente, Demanio, Prefettura, Conferenza dei servizi, partiti che si rinfacciano accuse e rivendicano meriti hanno riempito negli ultimi 12 mesi le pagine dei quotidiani con migliaia di articoli. L’ultimo capitolo è il ministero dei Trasporti che ha espresso criticità sulla viabilità pubblica che presenterebbe il progetto presentato dal Campidoglio guidato da Virginia Raggi. “Non c’è nessun parere contrario”, ha spiegato poi il ministro Del Rio, “Abbiamo detto che c’è bisogno di una viabilità adeguata”. Ma nelle ore precedenti dai 5 Stelle sono arrivati attacchi al Pd accusandolo di voler boicottare il progetto e chiedendo addirittura di “Vietare l’ingresso nel nuovo stadio ai tesserati dem” (Il Messaggero, 9 agosto). A settembre ci sarà una nuova conferenza di servizi tra regione, comune e governo che dovrebbe mettere il punto finale sulla vicenda.

Anno 2014. Il primo progetto dello stadio della Roma

Lo stadio della Roma aveva un progetto. L’avevano concordato la società e il Campidoglio nel 2014, a guida Ignazio Marino (e Pd). Un progetto che è nato nel giorno stesso in cui James Pallotta è diventato presidente della Roma. E a cui il presidente tiene tantissimo, al punto di minacciare di vendere la Roma se non glielo faranno fare.

Anno 2016. La giunta a 5 Stelle cambia tutto

Quando nascono le difficoltà? Già con Marino cominciano i primi freni. Ma sembra, stando alle cronache di qualche anno fa, tutto nella norma per un impianto di quel tipo. Quelle vere cominciano a luglio del 2016 con il cambio di guardia al Campidoglio. Il sindaco Raggi non si è mai detta apertamente ‘contraria’ allo stadio (anche se qualcuno ha sostenuto il contrario), ma di essere favorevole ad uno stadio nel rispetto delle regole e che sia “davvero di servizio alla comunità”. Ma i grillini sono schiettamente contrari a quelli che vengono definiti ‘ecomostri’. Le grandi opere sono una calamita per sprechi e malaffare, e quindi meglio evitarle. E lo stadio della Roma di fatto è una grande opera, o un ecomostro a seconda dei punti di vista, e l’ex assessore Berdini si è sempre detto se non contrario, molto in disaccordo con l’opera. Berdini però salta a febbraio, dopo uno scontro con Raggi. Berdini era da molti considerato l’ostacolo più grosso al progetto. Rimosso lui si è avuto il via libera al nuovo progetto a firma Virginia Raggi. Il corto circuito è ben espresso in uno slogan grillino, un po’ paradossale, molto in voga a febbraio: “Sì allo stadio, no al cemento”.

Il nuovo progetto. ‘Niente speculazione’

Il nuovo progetto vedrà la luce tre mesi dopo. L’annuncio di Raggi arriva via Facebook. “Il progetto del moderno Colosseo giallorosso è diventato a immagine e somiglianza dei desiderata dalla sindaca Virginia Raggi e dalla maggioranza a 5 Stelle: via il 50% delle cubature del business park (le tre torri) e rimodulato il sistema di opere pubbliche a carico dei proponenti. Resta però una pesante incognita sulla buona riuscita dell’operazione, perché la rete di trasporti studiata per raggiungere l’area dipende in buona parte da due opere non contenute nella delibera e di cui manca ancora un cronoprogramma per la realizzazione: il ponte dei Congressi e il rifacimento della linea ferroviaria della Roma-Lido. (Agi, 14 giugno). La questione dei collegamenti è importante perché riconduce direttamente allo stop da parte del ministero dell’8 agosto.

La mediazione tra comunità e business

Il commento di Raggi dà chiara l’idea di quanto abbia dovuto mediare tra l’anima anti speculazione dei grillini, e il business: Pallotta è si il presidente della Roma, ma anche un imprenditore che a Roma investe. E parecchio: “Lo stadio era partito come una grande speculazione edilizia, ci abbiano messo le mani con i proponenti, che devo dire ci hanno seguito, proponendogli una soluzione diversa. Questo perché molti progetti che abbiamo affrontato sono eredita’ del passato e metterci mano avrebbe potuto significare una richiesta di danni milionaria per le casse del Comune” (Agi, 21 giugno).

Una nuova conferenza dei servizi

Ottenuto il voto sulla pubblica utilità da parte del Campidoglio, il nuovo progetto va in Regione. Che prima notifica la ricezione, e poi stabilisce la che ci sono i presupposti per una nuova conferenza di servizi. Un tavolo di lavoro tra Regione, comune, città metropolitana, governo e prefettura che dovrà decidere per il via libero definitivo o meno. La notizia di oggi, 9 agosto, è che si terrà. A settembre. O entro 90 giorni.

Un tavolo, uno stadio, elezioni politiche e regionali alle porte

A quel tavolo siederanno i principali litiganti di questi mesi. Raggi, Zingaretti, i ministri del Pd, gli assessori penta stellati. Pd e 5 Stelle, i due principali partiti italiani. Uno ha in mano il comune di Roma (M5s) l’altro governo e regione (Pd). E in vista ci sono le elezioni regionali e, più importante, quelle politiche. Entrambe previste per la prossima primavera. Riusciranno a superare il gioco delle parti per il bene della città e la credibilità dell’Italia come Paese in cui è possibile fare degli investimenti agli occhi della comunità internazionale? (agi)

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A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.