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Home > Marcegaglia pressing sul governo “Occorre maggiore incisività”

Marcegaglia pressing sul governo “Occorre maggiore incisività”

21 de maio de 2009 - Por Comunità Italiana

{mosimage}Altrimenti "la ripresa non arriverà prima del 2013, con gravi rischi per la coesione sociale"
Messaggio alle banche: "Tornino a erogare credito". E alla Cgil: "Operi con noi"

 

ROMA – Riforme subito per superare la crisi, consolidare la coesione sociale, "bene assoluto da salvaguardare", rilanciare la produttività e i salari: è l'appello che la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, in occasione dell'Assemblea 2009, rivolge al governo e in particolare al premier Silvio Berlusconi, in fila in platea, ricordando che può contare su un consenso che "è un patrimonio politico straordinario", da "mettere a frutto".

Entro quest'anno primi miglioramenti. Perché la crisi non è certo superata: "Si nota qualche segno di lieve miglioramento, ma sarebbe un errore abbassare la guardia. Le difficoltà non sono finite. Ci attende un lungo cammino per recuperare i livelli di attività perduta e imboccare la via della crescita". Che potrebbe arrivare prestissimo, nonostante il Pil per il 2009 sia previsto in caduta di "ben oltre il 4%": "Qua e là s'intravede un rimbalzo della produzione. La ripresa è cominciata in Cina. Si può sperare di vedere entro la fine di quest'anno qualche segnale di miglioramento: ma non illudiamoci: il recupero sarà difficile e richiederà tempo".

Senza riforme, ripresa solo nel 2013. Quanto tempo, dipende da come si agisce, e in particolare, secondo Confindustria, dalle riforme che il governo farà, e da come le farà: "Senza le riforme, al passo corto che l'economia italiana ha mostrato negli ultimi dieci anni, il ritorno sui livelli produttivi pre-crisi non avverrebbe prima del 2013. Un arco di tempo troppo lungo per non avere conseguenze negative sulla vita dei lavoratori e delle imprese e sulla stessa coesione sociale". Soprattutto considerato che "rispetto alla media dei paesi dell'euro, il nostro PIL per abitante è sceso dal 106 per cento alla fine degli anni '80 al 93 per cento del 2008. Una posizione relativa che ci riporta ai primi anni '60".

La crisi non può essere un alibi. Gli industriali sono ottimisti: "L'Italia ha le forze vitali e le risorse per riconquistare quel dinamismo che l'ha resa protagonista della scena globale". Ma, perché ciò avvenga, tutti devono fare la loro parte: la politica, le banche, che devono tornare a erogare credito, chiede con forza Marcegaglia, e gli stessi imprenditori, naturalmente. Che al governo chiedono di agire subito per rinnovare il sistema: "La crisi non può essere l'alibi per non fare le riforme di cui abbiamo bisogno, ma anzi in questo momento dobbiamo mobilitare tutte le nostre energie, chiamare a raccolta tutte le forze per una grande azione di ammodernamento delle nostre istituzioni".

Risorse per finanziare innovazioni. E, accanto alle riforme, servono le risorse per portarle avanti: "Dopo il fallimento di Lehamann Brothers la crisi è esposta in tutta la sua intensità. La mobilitazione è stata immediata. Ci siamo concentrati su pochi interventi di massima efficacia. Questi interventi richiedono nuove risorse che devono finanziare le opere pubbliche rapidamente cantierabili, potenziare gli ammortizzatori sociali, rafforzare le garanzie sui prestiti alle imprese, onorare i crediti della pubblica amministrazione, sostenere la patrimonializzazione delle aziende".

Serve maggiore incisività. La leader di Confindustria mostra tuttavia grande apprezzamento per quello che è stato finora l'operato del governo: "La politica ha già portato avanti un inizio di autoriforma". E anche per l'opposizione, alla quale riconosce "un atteggiamento misurato, ha evitato di incoraggiare riforme di protesta estrema". Ma non basta: adesso occorre compiere un salto di qualità, ammonisce Marcegaglia: "Perché è questa l'ora di fare le riforme. Apprezziamo le azioni che sono state avviate. Ma occorrono maggiori incisività, rapidità, verifica dei risultati".

Tornare alle liberalizzazioni. E occorre tornare in particolare a una categoria di riforme avviate e poi rimaste incompiute: le liberalizzazioni: "E' urgente riprendere il cammino interrotto delle liberalizzazioni nei trasporti, nelle comunicazioni, nell'energia, nelle professioni e soprattutto nelle società pubbliche a livello locale, dove stiamo assistendo all'avanzata impressionante del neostatalismo".

Lo Stato non si sostituisca all'impresa. Quello che invece lo Stato non deve fare, a giudizio di Confindustria, è sostituirsi alla libera iniziativa imprenditoriale, dettando regole asfittiche: "Oggi lo Stato deve rimettere in carreggiata le economie e ridefinire le regole. Ma poi lo Stato dovrà rientrare nei suoi confini, lasciando all'impresa e al mercato il compito di guidare l'investimento, l'innovazione, la creazione di ricchezza. Sarebbe un tragico errore pensare che la crisi apra una nuova epoca, nella quale sia la politica, per riaffermare la propria supremazia, ad indicare le priorità nell'allocazione delle risorse, a condurre lo sviluppo, a scegliere le nuove tecnologie e i vincitori della competizione".

Lo Stato paghi i debiti verso le imprese. Allo Stato Confindustria chiede anche di mantenere gli impegni finanziari con le imprese: "La montagna di crediti delle imprese verso le pubbliche amministrazioni è una patologia insopportabile. I ritardi nei pagamenti, già gravissimi, si sono allungati. Ci hanno spiegato che lo Stato e le altre amministrazioni non possono rimborsare subito tutti i debiti pregressi. Perché ciò innalzerebbe il debito pubblico valido per i parametri europei. Resto convinta che questa sia una vergogna e chiedo perciò quando e come saremo pagati".

La coesione sociale patrimonio del Paese. Un sistema Paese equilibrato garantisce anche la coesione sociale, ricorda Marcegaglia: "La coesione sociale è un patrimonio del Paese. Solo uniti sapremo superare la crisi e tornare a crescere". Una considerazione che include anche i sindacati, Cgil compresa, alla quale la presidente di Confindustria rivolge un appello: "Auspico che la Cgil torni presto a operare insieme a noi per il bene del paese, per il bene dei lavoratori. Spero che sappia riconoscere onestamente i risultati che conseguiremo per la produttività e le buste paga".

Confindustria tifa per la Fiat. Da parte sua, Confindustria si impegna a dare il proprio contributo: "La crisi non ci deve far dimenticare che siamo una forza vera, il motore di questo paese. Noi amiamo i nostri prodotti, i nostri stabilimenti. Noi amiamo l'Italia. Vogliamo portare, con ancora più vigore, l'emblema del Made in Italy sui mercati del mondo". Come già sta facendo Fiat: "Se si affermerà tra i pochi grandi gruppi mondiali sarà un ottimo risultato per tutto il paese. E noi tifiamo perché ciò accada". Ma perché le imprese, la produttività, i salari decollino, conclude Marcegaglia, bisogna però che la politica sappia "svecchiare il paese ed eliminare le incrostazioni corporative che penalizzano il rischio, il merito e il futuro dei giovani".

Fonte: www.repubblica.it 

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A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.