Comunità Italiana

Marrazzo, ufficializza le dimissioni Il governatore: «Basta, voglio chiudere»

Forse già oggi la decisione che porterebbe subito al voto la Regione. Il giallo del trasferimento in convento

 

ROMA – «Piero Marrazzo ha rassegnato le dimissioni da Presidente della Regione Lazio». Poco dopo le 17 l'ufficio stampa della giunta regionale ha comunicato la decisione adottata dal «governatore» di cui si è parlato per tutta la giornata. Lo showdown del giornalista non si è dunque avuto a novembre, come aveva lasciato intendere lunedì l'attuale reggente della giunta Esterino Montino, ma è arrivato subito.

LE PRIME VOCI – Già in mattinata si erano diffusi alcuni rumors che annunciavano un'accelerazione nella vicenda. La decisione ha un effetto politico immediato, ovvero la crisi e di seguito il voto anticipato, così come richiesto a gran voce dal Pdl. Nel pomeriggio era stato lo stesso Montino ad ammettere che lo showdown fosse imminente: «Non posso essere categorico, ma credo che il presidente Piero Marrazzo si dimetterà entro oggi».

«VOGLIO CHIUDERE» – A quel punto non si trattava più solo di rumors. L'Ansa, pochi minuti dopo la dichiarazione di Montino, ha diffuso le parole dello stesso governatore, raccolte da alcuni dei suoi collaboratori e poi da questi riferite all'agenzia di stampa: «Basta, voglio chiudere, non avere più nessun contatto con la mia vita politica». Una sorta di conferma indiretta, insomma, di un addio sempre più imminente.

ALLE URNE– Il centrodestra, del resto, ha presentato al ministro per i Rapporti con le Regioni, Fitto e al ministro dell'Interno, Maroni, un'interrogazione urgente nella quale si chiede di verificare l'esistenza della delega a Montino per l'esercizio delle funzioni. I parlamentari del Pdl chiedono «se allo stato attuale gli organi della Regione siano legittimati a svolgere le rispettive funzioni ovvero se debba intendersi il Consiglio regionale decaduto, mentre la Giunta in carica solo per l'esercizio dell'ordinaria amministrazione». In risposta a chi ha fatto riferimento alle elezioni anticipate il-vice presidente con delega Montino ha risposto di non pensare di trovarsi «di fronte ad una lesione istituzionale o democratica per cui si debbano anticipare le elezioni di 20 giorni. Ormai sono fissate a marzo. Tecnicamente abbiamo 90 giorni per indire le elezioni e poi 45 giorni elettorali, ovvero abbiamo di fronte un tempo di massimo 135 giorni. Questo ovviamente si può anche anticipare ma lo deve stabilire il presidente della Regione o chi ne fa le veci».

IN PROCURA– Devono trovare conferma anche le voci di un'altra convocazione in procura per Marrazzo. «Non c'è stata alcuna convocazione e non è neppure previsto che debba essere sentito. Almeno per il momento», è quanto si precisa negli ambienti giudiziari di piazzale Clodio dove si smentisce, tra l'altro, l'ipotesi di un'iscrizione sul registro degli indagati. Gli inquirenti sottolineano anche che «allo stato degli atti non ci sono tracce di altri esponenti politici sotto ricatto perché finiti nel giro di trans». In procura si ribadisce che Marrazzo, in questa vicenda, rimane parte offesa: dunque, non sarà aperto nei suoi confronti un procedimento per l'ipotesi di peculato (in relazione all'uso dell'auto blu) e per quella di corruzione (con riferimento al denaro preso dai carabinieri che hanno fatto il blitz nell'appartamento del trans in via Gradoli). Quanto al peculato, Marrazzo aveva diritto all'auto di servizio e con quella poteva andare dove voleva; quanto alla corruzione, gli inquirenti ritengono che il video sia stato girato dai due carabinieri «infedeli» (Carlo Tagliente e Luciano Simeone) e che l'uomo politico sia stato vittima di un ricatto senza sapere di essere stato filmato.

I CINQUE MILA EURO – Il legale di Marrazzo è intervenuto poi in merito alla notizia che 5.000 euro (tremila sul tavolino nell'appartamento e duemila nel portafogli del politico) sarebbero stato il compenso pattuito per la prestazione sessuale. «I tremila euro – ha detto l'avvocato Petrucci, in procura per un colloquio con il procuratore Giovanni Ferrara – erano soldi provento dell'attività del trans». Secondo questa versione i tremila euro citati nell'ordinanza di custodia cautelare del gip Sante Spinaci nei confronti dei quattro carabinieri infedeli estorsori di Piero Marrazzo, erano in realtà provento dell'attività di mercimonio di Natalie, il trans che compare nel video nell'appartamento di via Gradoli.

IN RITIRO – Intanto la vicenda giudiziaria s'intreccia con quella personale facendo emergere nuovi particolari. Marrazzo inizialmente aveva lasciato la sua abitazione romana per prendersi qualche giorno di riflessione in un istituto religioso nei dintorni della Capitale, l'Abbazia di Montecassino. Nel convento doveva trascorrere parte della convalescenza dopo che ieri, visitato al Policlinico Gemelli, gli è stato diagnosticato un forte «stress psicofisico» e trenta giorni di malattia. «Ha bisogno di riflettere sulla sua vita per uscire da questa situazione e per ritrovare se stesso. La famiglia ha promesso di stargli accanto e speriamo che ciò lo aiuti», era stato il commento del suo legale. Tuttavia poi ha cambiato idea perché la destinazione è stata rivelata da alcuni organi di stampa. Dunque per timore di essere assediato dai giornalisti Marrazzo ha deciso di cambiare meta durante il viaggio.

Fonte: www.corriere.it