{mosimage}La strage compiuta da uomini armati che hanno rapito e ucciso un gruppo di politici e giornalisti
Su una collina scoperta una fossa comune con altri cadaveri seppelliti frettolosamente
MANILA – E' salito a 46 il numero dei morti nel massacro avvenuto ieri sull'isola di Mindanao, nel sud delle Filippine, dove un centinaio di uomini armati ha sequestrato e ucciso politici e giornalisti. L'esercito di Manila ha annunciato di aver trovato recuperato altri cadaveri di ostaggi uccisi e interrati nella zona del villaggio di Salman ad Ampatuan, nella provincia di Maguindanao, teatro della strage. "I nostri esperti sul posto hanno recuperato 46 cadaveri in totale, 28 dei quali sono stati già riconosciuti dalle famiglie" ha detto Willie Dangane, il funzionario di polizia che supervisiona le operazioni sul posto.
Il presidente, Gloria Macapagal Arroyo, ha decretato intanto lo stato d'emergenza a tempo indeterminato nelle province meridionali di Maguindanao, Sultan Kudarat e Cotabato City. Lo stato d'emergenza riguarda circa un milione e mezzo di persone. Nelle aree sono stati schierati migliaia di soldati. "Sarà fatto ogni sforzo per assicurare alla giustizia i responsabili e punirli con il massimo rigore", ha promesso la Arroyo in un discorso tv.
Una fossa comune con 17 cadaveri crivellati di proiettili e seppelliti frettolosamente è stata scoperta su una collina nella provincia di Maguindanao e altri sette corpi sono stati rinvenuti nelle vicinanze. Tra questi 14 donne, 17 giornalisti e rappresentanti di organizzazioni per i diritti umani. Le autorità non escludono di trovare altre vittime del massacro per il quale si sospettano i miliziani del governatore provinciale, Andal Ampatuan, storico rivale del clan dei Mangudadatu.
Ci sarebbero anche quattro superstiti, tenuti "al sicuro" dal candidato al governatorato Esmael Mangudadatu, la moglie del quale figura tra le vittime. I quattro erano a bordo del primo mezzo del convoglio attaccato da un centinaio di uomini armati, e quando hanno visto che gli altri veicoli venivano fermati, hanno proseguito.
Le autorità filippine hanno promesso che ci saranno degli arresti per quello che è il più sanguinoso massacro elettorale nella storia del Paese. Gli uomini armati hanno teso un'imboscata in una regione tristemente famosa per le faide tra clan. La polizia ha spiegato che il convoglio composto da una quarantina di persone, tra familiari, sostenitori politici e giornalisti, al momento dell'agguato stava accompagnando Esmael Mangudadatu, vice sindaco di Buluan, a registrare la candidatura a governatore provinciale. Le violenze sembrano essere legate alle rivalità politiche tra il clan dei Mangudadatu e quello degli Ampatuan, due famiglie musulmane rivali da generazioni.
Fonte: www.repubblica.it